# LE MALETESTE #
3 giu 2022
Una nuova base in un territorio già insopportabilmente militarizzato che sta diventando uno strategico hub della guerra, decisa segretamente nelle stanze istituzionali sempre più lontane dalle nostre esigenze
PER QUESTO, PER ALTRO, PER TUTTO!
💶 190 milioni di soldi pubblici per una nuova base militare. 73 ettari di territorio, all’interno di un parco naturale, sottratti alla comunità. 440.000 metri cubi cementificati per costruire piste di atterraggio, villette a schiera per i militari del reggimento Tuscania, piscine, palestre, e altri benefit.
🪖 Una nuova base in un territorio già insopportabilmente militarizzato che sta diventando uno strategico hub della guerra, decisa segretamente nelle stanze istituzionali sempre più lontane dalle nostre esigenze
‼️ Questa non è solo la nostra storia, ma è una storia che riguarda tutte e tutti. Non è un’eccezione, ma la regola. La regola di un modello di sviluppo e governo che sistematicamente produce ingiustizie nella nostra Regione, nel nostro paese e nel mondo intero.
NEWS - Movimento NO BASE 📛 Contro questa imposizione il territorio è insorto, e da ogni parte d'Italia ci è arrivata solidarietà e sostegno. Perché, pur nelle specificità che ci contraddistinguono, riconosciamo all’opera le stesse dinamiche di oppressione e lo stesso desiderio di liberazione da un sistema che fa della devastazione, della precarietà e della guerra un suo elemento costitutivo. ❤️🔥 Abbiamo imparato che nessunə si salva da solə, se toccano unə toccano tuttə.
La decisione da parte del governo Draghi di procedere con la realizzazione di questo progetto è decisamente surreale e priva di una benché minima giustificazione legittima.
La costruzione di un centro militare di alto livello, dove saranno di stanza, tra gli altri, il primo reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” e il gruppo di intervento speciale, risponde unicamente alle logiche belliciste che stanno attraversando la politica italiana in questi ultimi mesi. Il finanziamento di 190 milioni di euro provenienti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021/2027, per la costruzione della base mostra palesemente come l’aumento della spesa bellica non sarà soltanto sinonimo di tagli ai servizi pubblici, ma significherà anche distruzione e militarizzazione dei territori.
Come denunciano i comitati, questi 190 milioni di soldi pubblici per una nuova base militare che occuperà 73 ettari di territorio, all’interno di un parco naturale, saranno sottratti alla comunità.
Si tratta di «440.000 metri cubi cementificati per costruire piste di atterraggio, villette a schiera per i militari del reggimento Tuscania, piscine, palestre, e altri benefit. Una nuova base in un territorio già insopportabilmente militarizzato che sta diventando uno strategico hub della guerra, decisa segretamente nelle stanze istituzionali sempre più lontane dalle nostre esigenze».
La manifestazione di oggi pomeriggio, in questo 2 di giugno, data scelta per la sua valenza simbolica, si preannuncia essere molto partecipata: la chiamata a scendere in piazza ha già ricevuto decine di adesioni e sono programmate trasferte da varie città d’Italia. Ma l’originalità di questa protesta sarà anche legata ai temi agitati dalle realtà che scenderanno in piazza: clima, guerra e carovita sono infatti questioni estremamente intrecciate con l’opposizione alla base militare a Coltano.
Il corteo verrà aperto dalle organizzazioni e dalle singolarità che hanno dato vita al movimento No Base a Coltano. Seguiranno poi lo spezzone delle lotte ambientaliste, organizzato dalla Rete ecologista regionale toscana e lanciato da un appello fatto circolare pochi giorni fa. Presente in piazza anche il movimento Non una di meno, che si è espresso in questi giorni per ribadire la sua solidarietà «`al fianco della popolazione locale e con tutt* coloro che si oppongono alla politica bellicista e all’economia di guerra».
Anche il mondo anti-militarista si è schierato affianco della mobilitazione No Base: tra le adesione più emblematiche anche il movimento No Muos dalla Sicilia e l’assemblea dei comitati sardi A Foras, nonché la Rete Disarmo.
Il movimento No Base ha intenzione di dare continuità alle energie che si sono liberate per la costruzione della giornata di lotta e ha chiamato una assemblea pubblica venerdì 3 giugno al circolo di Coltano.
L’incontro ha un duplice obiettivo: da una parte permettere al movimento No Base di avere un momento di raccolta per rilanciare la mobilitazione, e dall’altra di creare uno spazio di discussione con le altre lotte che convergeranno nell’assemblea.
«La costruzione della base militare a Coltano racchiude molte delle contraddizioni che stanno attraversando la società e la politica nel contesto odierno», dichiara Andrea del movimento No Base. «Ma per vincere e diffondersi questa protesta deve entrare in contatto con le altre lotte che stanno portando avanti le difesa dei territori dallo sfruttamento e la speculazione». Una scommessa che avrà concrete possibilità di incidere in modo trasversale nell’agenda politica dell’estate.
APPELLO DEL MOVIMENTO NO BASE NÉ A COLTANO NÉ ALTROVE:
25 maggio 2022
SIAMO NATURA CHE INSORGE, NO ALLA BASE È NO ALLA GUERRA
Ai movimenti climatici,
Alle lotte ecologiste e in difesa dei territori, dei beni comuni fondamentali e degli ecosistemi,
A tutte le realtà e le persone solidali nella lotta contro la corsa alle armi, la militarizzazione dei territori, le politiche guerrafondaie degli stati-nazione,
A chi si oppone fermamente alle guerre, strumenti di distruzione di comunità e territori.
La guerra in Europa Orientale ci mostra più chiaramente di altre – che insanguinano da anni i territori esterni all’ Occidente – la transizione distruttiva del capitalismo verso un nuovo ciclo di accumulazione, di fronte al superamento del picco delle riserve energetiche e di materie prime. Senza assumere il fallimento del modello di crescita infinita, imposto sul piano globale, il capitale perpetua se stesso e genera un dis/ordine mondiale segnato dal rischio dell’ inverno nucleare e della sesta estinzione di massa, dalla crisi alimentare in molte aree del mondo e dalla povertà dilagante.
L’industria bellica e la militarizzazione dei territori sono fortemente impattanti sull’ambiente e sulla vita, umana e non umana. La produzione di strumenti di guerra che hanno bisogno di terre e materie rare – significa meno materia esauribile disponibile per le generazioni future. Per questa ragione è necessario bloccare la produzione di strumenti bellici e di ogni guerra, militare ed ecologica.
La tecnologia militare modifica i fenomeni naturali e gli habitat, deforestando, cementificando e consumando suolo. Il 17% del territorio nazionale è occupato da servitù militari e una parte di queste si trova all’interno di aree naturali e riserve. Le attività e le esercitazioni militari sono tra le principali cause di emissioni di CO2, metalli pesanti, emissioni sonore e accumulo di inquinanti, con ricadute che si protraggono per decenni.
La guerra ridisegna l’agenda globale delle priorità e sospende i piani di transizione energetica per riprendere, più forte di prima, la corsa delle grandi potenze globali all’approvvigionamento di risorse fossili. Le risorse naturali ed energetiche sono non soltanto poste in gioco dello scontro bellico, ma vere e proprie armi con cui ricattare ed impoverire le popolazioni di tutto il mondo, direttamente o indirettamente coinvolte nel conflitto armato. La guerra militare si intreccia con la guerra ecologica che da decenni distrugge le riserve primarie di materia, fonti energetiche e informazione biologica, e produce l’inquinamento dell’ambiente e delle catene trofiche, il riscaldamento globale causato dalle emissioni dell’ industria e dell’ agricoltura.
190 milioni di Euro è la spesa prevista per la costruzione della nuova base militare di Coltano. Fondi europei per la Coesione e sviluppo, sottratti al loro obiettivo originario di “rimozione degli squilibri economici e sociali”. Istituzioni locali, governo e Carabinieri tentano di presentare la base militare come un’opportunità per il territorio e un progetto di riqualificazione urbana green, approfittando di procedure speciali semplificate. Ma non possono esistere basi militari green,e in nessun modo un distretto militare può riqualificare un territorio: l’unica base militare sostenibile è quella che non esiste!
Tutto questo avviene in un territorio già sacrificato agli interessi bellici: Camp darby (su cui vi è un progetto di ampliamento), COMFOSE, CISAM, aeroporto militare e altre strutture che accolgono militari, come il reparto Folgore.
La militarizzazione ha raggiunto anche i luoghi di riproduzione del sapere: l’Università di Pisa è legata all’industria bellica e risente del controllo tentacolare di investitori come ENI e Leonardo S.p.a., ottava industria al mondo per la produzione di armi.
Per questo, per altro, e per tutto, ci opponiamo alla costruzione di una base militare, a Coltano e ovunque. Perché le guerre non scoppiano, le guerre si preparano. Se questa base serve a preparare la guerra, opporsi ad essa significa dire No alla guerra e all’economia di guerra, che impoverisce le popolazioni e distrugge i territori.Vogliamo che la spesa pubblica e il Pnrr vengano spesi per il potenziamento del welfare pubblico, della cura delle persone e dei territori, per la sanità e la scuola pubblica, per l’abbandono delle fonti fossili.
Il 2 giugno scendiamo in piazza, insieme al Movimento No Base – Né a Coltano né altrove, per lottare contro la politica guerrafondaia del riarmo, contro l’aumento delle spese militari e degli “interessi strategici” nazionali, contro le occupazioni coloniali dei nostri territori, le retoriche green delle istituzioni, un sistema che socializza i costi, scaricandoli sulla collettività, in nome dell’interesse di pochi.
LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A COLTANO DEL 2 GIUGNO 2022
Nelle campagne pisane, il 2 giugno quindicimila persone hanno manifestato contro la costruzione della nuova base militare che dovrebbe essere realizzata, entro il 2024, nel territorio di Coltano. E dall’assemblea del giorno seguente, si aprono nuove alleanze e traiettorie di lotta
Il corteo, aperto dal movimento “No Base – Né a Coltano Né altrove” ha visto una partecipazione molto ampia, con rappresentanze provenienti dai quattro angoli della penisola.
Venerdì 3 giugno, si sono date appuntamento le varie anime che costituiscono il movimento No Base per discutere delle prossime tappe della mobilitazione. All’assemblea hanno partecipato anche altre realtà provenienti dal resto del paese, che hanno raccontato come vengono portate avanti le lotte ambientali e sociali nei loro territori.
Sotto un sole cocente, migliaia di persone hanno attraversato i campi intorno a Coltano per rispondere alla chiamata lanciata dal movimento No Base. La moltitudinaria manifestazione che si è riversata negli sterrati di campagna ha lanciato un segnale forte e determinato: la base militare non si deve fare, né qui, né in qualsiasi altro luogo. La realizzazione dell’infrastruttura bellica era nell’aria dal 2019, anno in cui la Camera dei Deputati ha impegnato il governo di valutare la costruzione di una base militare vicino a Camp Derby, per ricollocare il Gruppo d’intervento speciale del reggimento paracadutisti “Tuscania” e il Reparto Cinofili.
Il corteo, aperto da un trattore che trainava il rimorchio con l’impianto audio, ha percorso il perimetro intorno a cui dovrebbe essere realizzata la base militare. Un percorso di 7km che ha attraversato una campagna viva, costellata da pascoli e campi coltivati. Mentre il serpentone di persone sfilava tra gli sterrati, un airone volava pigro in lontananza. Un segno di quanto un territorio che per le istituzioni viene considerato come improduttivo, e quindi morto, sia in realtà un luogo di vita per tanti ecosistemi.
Alla mobilitazione hanno risposto lotte ambientali e antimilitariste emblematiche, come i movimenti No Tav, No Muos e i comitati sardi A Foras, che si battono contro i poligoni di tiro sul loro territorio. Ma durante la manifestazione è stata forte anche la presenza del movimento femminista di Non una di meno che ha partecipato con un suo spezzone.
Le femministe hanno evidenziato la logica patriarcale che muove la macchina bellica e vede i territori e i copri come terreni di conquista. Anche le lotte ambientaliste hanno realizzato un loro spezzone, aderendo alla chiamata lanciata dalla Rete ecologista toscana.
La composizione era colorata e festante ma le esperienze presenti, come per esempio quella della Laboratoria ecologista Berta Caceres di Roma, erano significative del protagonismo che stanno giocando in questo momento i movimenti che si battono contro il cambiamento climatico. Ma erano in piazza anche i sindacati di base e le vertenze lavorative, tra cui la “testuggine” della Gkn. In una immagine, il corteo è stato un nastro colorato che ha circondato un fazzoletto di terra dove si vuole gettare una colata di cemento destinata a produrre morte.
Venerdì 3 giugno il movimento No Base si è dato appuntamento al circolo Arci di Coltano, per una assemblea che ha coinvolto anche varie realtà nazionali legate alle lotte territoriali che hanno partecipato alla manifestazione, dalla Val Susa alla Sicilia, passando dalla Sardegna e dalle metropoli romana e bolognese. L’assemblea ha affrontato due questioni fondamentali: la prima legata al proseguimento della lotta contro la costruzione della base, mentre la seconda riguardante le alleanza e le reti con cui questa vertenza deve intrecciarsi nel prossimo futuro. Infatti, il movimento vuole costituire un presidio permanente sul territorio coltanese, nell’intento di monitorare l’evoluzione del progetto, che, sulla carta, dovrebbe realizzarsi entro i prossimi due anni.
“Sulla costruzione di questa base è stata fatta una vera e propria operazione di greenwashing”, dichiara Paola Imperatore, del collettivo Ecologia politica Pisa. “La base vuole essere una caserma a impatto zero e aderisce al progetto Caserme Green, ma nessuna infrastruttura militare può essere sostenibile. Una volta costruita, la base di Coltano avrà l’obiettivo di realizzare operazioni militari, responsabili sia di enormi emissioni di gas climalteranti, che del degrado dei territori trasformati in teatri di guerra. Inoltre, la logica bellica usa le alterazioni derivanti dai cambiamenti climatici in maniera funzionale ai propri obiettivi”.
Oltre a costruire una presenza sul territorio, il movimento vuole dare una risposta di sviluppo alternativa alla base militare. Le varie anime del movimento hanno quindi intenzione di rivedersi già il prossimo 8 giugno a Pisa per contestare la riunione istituzionale che deciderà sulle sorti della costruzione della base.
Ma sarà importante tessere relazioni con gli altri appuntamenti che si daranno nel resto d’Italia durante l’estate.
- Dal campeggio Carsica che si terrà dal 14 al 17 luglio nelle Alpi Apuane, organizzato dal collettivo Athamanta
- al Social Climate Camp che si svolgerà a Torino dal 25 al 29 luglio
- ma anche il campeggio No Muos a Niscemi dal 5 al 7 agosto.
Dall’assemblea è emersa anche la necessità di guardare al prossimo autunno e alle conseguenze che il clima di guerra farà ricadere sul costo della vita e sulla salvaguardia dei territori.
Per aggiornarsi e partecipare ai prossimi appuntamenti (volantinaggi, banchini etc) sui canali telegram.
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