Il decreto legge sul tema dell'ergastolo ostativo, un testo che non risponde ai rilievi che la Corte Costituzionale aveva avanzato
# LE MALETESTE #
4 nov 2022
3 giugno 2022
Nel Consiglio dei Ministri di lunedì scorso è stato approvato un decreto legge sul tema dell'ergastolo ostativo, un testo che non risponde ai rilievi che la Corte Costituzionale aveva avanzanto.
La Consulta aveva chiesto, infatti, una revisione delle norme sul divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non collaborano con la giustizia o che non sono nelle condizioni di collaborare con la giustizia.
Deve esserci sempre una chance di ritorno in libertà, altrimenti la pena perde il suo scopo rieducativo. Il regime vigente è dunque incostituzionale in quanto ammette l’ergastolo senza speranza di uscita, evidentemente contrario ai principi di cui all’articolo 27 della Costituzione (pena umana e tendente alla rieducazione).
Quello che è mancato in questa riforma è stato un generale ripensamento dell’attuale disciplina della concessione dei benefici ai condannati per una serie del tutto eterogenea ed illogica di reati anche ben distanti da qualsiasi matrice organizzata, mafiosa o terroristica.
Nel decreto c’è finanche un inutile aggravamento di tale disciplina. Viene infatti abolita la concedibilità dei benefici nei casi di collaborazione inutile o irrilevante, così da impedire un trattamento adeguato per chi non abbia collaborato perché non ha potuto farlo, stante la sua limitata partecipazione al fatto criminoso o per l’ormai intervenuto integrale accertamento delle circostanze e delle responsabilità ad esso connesse.
Ugualmente criticabile è l’aumento da ventisei a trenta anni della pena da scontare prima di poter presentare l’istanza di liberazione condizionale. Anche questa è una misura inutilmente punitiva che non va nella direzione auspicata dalla Consulta.
E, infine, nulla si scrive su permessi premio e semilibertà.
Vedremo se la Corte potrà dirsi soddisfatta.
Sul tema si era espressa anche la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo (Viola c. Italia) segnalando la necessità di un ripensamento dell'ergastolo ostativo.
La sicurezza del Paese non è a rischio se i giudici di sorveglianza, nell'esercizio discrezionale delle loro funzioni, possono in casi ritenuti meritevoli favorire percorsi di rientro controllato nella vita libera dopo decenni di carcere.
Uno Stato forte e autorevole non teme i propri giudici né deve auspicare la morte in prigione di nessuno.
dalla pagina facebook di ASSOCIAZIONE ANTIGONE, 3 novembre 2022
Altre notizie su Associazione Antigone, qui sotto