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Human Rights Watch valuta gli attacchi israelo-palestinesi del maggio 2021

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Secondo gli analisti dell’organizzazione statunitense “Gli individui che hanno commissionato e ordinato questi attacchi sarebbero responsabili di crimini di guerra e un Paese riconosciuto responsabile di tali violazioni è obbligato a corrispondere una completa riparazione delle perdite e degli infortuni recati”.

# LE MALETESTE #

28 ago 2021

Il punto di partenza è il contesto dal quale hanno avuto origine gli attacchi, ovvero la violenta repressione del governo di Tel Aviv nei confronti delle proteste scoppiate all’inizio dello scorso maggio nei quartieri di Gerusalemme Est -Sheikh Jarrah e Silwan- quando le forze occupanti di Israele stavano sgomberando le famiglie residenti per fare spazio a nuovi insediamenti di coloni.

Nei giorni successivi gruppi armati palestinesi di Gaza hanno reagito con il lancio di 4.360 razzi verso Israele, causando la morte di 12 civili, tra cui due bambini e un soldato. La Ong ricorda che una simile dinamica ha caratterizzato anche gli episodi violenti del 2008, 2012, 2014, 2018 e 2019: ogni volta la scintilla è esplosa per le ribellioni dei palestinesi “alle discriminazioni di Israele, ai tentativi di sfratto delle famiglie, alle politiche di apartheid e di persecuzione” alle quali è soggetta la popolazione araba.

Ma l’aspetto su cui si è concentrato il rapporto conclusivo è quello degli enormi danni causati in un territorio fragile come la Striscia di Gaza dai raid, che hanno coinvolto non solo i quattro grattacieli ma anche altre strutture del quartiere al-Rimal, causando lo sfollamento di decine di famiglie e devastando le attività economiche che avevano sede nelle quattro torri e nei dintorni. Secondo le autorità gazawi 2.400 unità abitative sarebbero state rese inabitabili e oltre 50mila danneggiate, mentre le attività economiche distrutte o colpite sarebbero state più di 2mila.


(...) I curatori del rapporto evidenziano come secondo le convenzioni internazionali le parti in guerra possano mirare solo a obiettivi militari: gli attacchi deliberati su persone e beni civili sono proibiti, così come le rappresaglie. Le leggi di guerra vieterebbero anche gli attacchi indiscriminati, ovvero quelli che non hanno come specifico obiettivo un target militare o che non posso distinguere tra target civili e militari, e gli attacchi nei quali il danno ipotizzabile per i civili, compreso quello arrecato alle loro proprietà, è sproporzionato rispetto al vantaggio militare che si otterrebbe.

Tanto più, ricorda Hrw, che le forze israeliane hanno già dimostrato in passato la loro capacità di colpire specifici piani o parti di una struttura.


Secondo gli analisti dell’organizzazione statunitense “Gli individui che hanno commissionato e ordinato questi attacchi sarebbero responsabili di crimini di guerra e un Paese riconosciuto responsabile di tali violazioni è obbligato a corrispondere una completa riparazione delle perdite e degli infortuni recati”.

In ciascuno dei quattro casi Tel Aviv ha dichiarato di voler colpire luoghi che ospitavano uffici dell’intelligence militare di Hamas o programmi di ricerca e sviluppo militare. In una lettera delle Forze di difesa israeliane del 13 luglio si legge che l’esercito israeliano “colpisce esclusivamente obiettivi militari, dopo aver valutato che il potenziale danno collaterale risultante dall’attacco non è eccessivo rispetto al vantaggio militare previsto”, aggiungendo che erano in corso indagini sui “vari incidenti” per “valutare se le norme sono state violate e trarne conclusioni”.

Tuttavia non sono state trovate o fornite prove della presenza di militari negli edifici distrutti, né momentanea né permanente e, sottolinea il rapporto di Hrw, la mera appartenenza o affiliazione ad Hamas non sarebbe comunque sufficiente a caratterizzare qualcuno come un target militare.


(...) In conclusione, i ricercatori della Ong ricordano che il 12 maggio l’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale aveva annunciato il monitoraggio della situazione a Gaza. “L’ufficio del procuratore dovrebbe includere nelle sue indagini sulla Palestina gli attacchi israeliani apparentemente illegali a Gaza, così come gli attacchi missilistici palestinesi che hanno colpito centri abitati in Israele -sostengono gli analisti di Hrw-.

Anche le autorità giudiziarie di altri Paesi dovrebbero indagare e perseguire secondo le leggi nazionali coloro che sono implicati in gravi crimini nei Territori palestinesi occupati e in Israele secondo il principio della giurisdizione universale. Le parti in guerra dovrebbero astenersi dall’usare armi esplosive con effetti ad ampio raggio in aree popolate a causa del prevedibile danno indiscriminato ai civili. I Paesi dovrebbero sostenere una dichiarazione politica forte che affronti il tema dei danni che le armi esplosive causano ai civili e impegnarsi a evitarne l’utilizzo”.



da MANUELA VALSECCHI in "altreconomia.it", 28 ago. 2021

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