per i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società
# LE MALETESTE #
26 mag 2021
La CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO condanna l'Italia
per i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società
La sentenza della Corte d’appello di Firenze che nel 2015 aveva assolto sei imputati accusati di uno stupro di gruppo avvenuto nel 2008 nella Fortezza da Basso utilizza “un linguaggio e argomenti che veicolano pregiudizi sul ruolo delle donne” e, in alcuni passaggi, “non rispetta la vita privata e l’integrità personale” della vittima.
Per questo la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per la violazione dei diritti di una presunta vittima di stupro, accordando un risarcimento per danni morali di 12mila euro.
Ad appellarsi alla Corte di Strasburgo, la stessa presunta vittima della violenza che nel 2016 aveva fatto ricorso non per l’assoluzione dei sei giovani, tutti tra i 20 e i 25 anni all’epoca dei fatti, ma proprio per il comportamento delle autorità nazionali che, secondo la ragazza, non avevano “tutelato il suo diritto al rispetto della vita privata e la sua integrità personale”.
Il ricorso, inoltre, denunciava discriminazioni in base al sesso e pregiudizi sessisti durante il procedimento penale.
I giudici della Corte, che si sono espressi in maggioranza di sei contro uno, si legge nella decisione di Strasburgo, ritengono che i diritti della ragazza non siano stati “adeguatamente tutelati” nella sentenza della Corte d’Appello di Firenze. Violazione che invece non risulta negli atti precedenti, gli interrogatori della presunta vittima e il processo in Aula.
Secondo Strasburgo il problema è proprio in alcuni passaggi delle quattro pagine di motivazione della sentenza in cui le autorità “hanno omesso di proteggere” la ragazza “dalla vittimizzazione secondaria”. Ingiustificati “i riferimenti fatti alla lingerie rossa ‘mostrata’ dalla ricorrente durante la serata” del presunto stupro, ma anche “le osservazioni riguardanti la bisessualità, le relazioni, il rapporto sessuale sentimentale e occasionale” della ragazza prima del fatto.
Secondo i giudici, inoltre, i giudizi sulla scelta della vittima di denunciare la presunta violenza, che secondo la Corte d’Appello sarebbe scaturita “dalla volontà di ‘stigmatizzare'” un suo stesso “momento di fragilità e debolezza”, e il riferimento alla sua “vita non lineare”, sono da considerare “deplorevoli e irrilevanti”.
Il Fatto Quotidiano, 27 maggio 2021.