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Ma vincente de che? Rispetto a cosa? La vita non dovrebbe essere una gara

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Si dovrebbe lavorare per raggiungere quella parità di condizioni per tuttə, altrimenti altro che merito e prodigi, stiamo parlando di fuffa.
di STED

# LE MALETESTE #

4 nov 2022

Ogni tot giorni tocca leggere sulla stampa nazionale di ragazzə prodigio che si laureano in tempi record, che prendono 4 lauree contemporaneamente, che fanno lə influencer e nel mentre studiano con ottimi risultati e portano avanti 5 hobby in 5 discipline diverse sempre con ottimi risultati.


Non per negare la bravura di queste persone, ma casualmente non vengono mai menzionate le loro condizioni economiche di partenza e quanto quindi il loro cammino possa essere spianato rispetto a chi, ad esempio, deve lavorare per pagarsi gli studi - che non è proprio come farsi uno o due viaggi all'estero all'anno pagati dal papi - e a chi non può proprio permettersi 'le migliori università' perché hanno un costo che non riesce a sostenere, fino a chi, all'università, lo sa dalla nascita che non ci andrà mai, indipendentemente da quanto è bravə.


Spero quindi sia chiaro che non avere le possibilità economiche non è una colpa del singolo individuo, è tuttalpiù una grave responsabilità di una società basata su disuguaglianze e ingiustizie simili.

Ma non è una colpa neanche non riuscire a superare un esame, essere fuoricorso, non eccellere sempre in tutto, non arrivare primə, non sentire proprio quello spirito di competizione che ci viene sbattuto in faccia costantemente come sinonimo di una mentalità vincente.


Ma vincente de che? Rispetto a cosa? La vita non dovrebbe essere una gara. L'università non dovrebbe essere una gara. Eppure è proprio così che mi sentivo (anche) io quando ci andavo: costantemente sotto pressione perché dovevo dimostrare -non so bene a chi- di essere brava, possibilmente LA più brava, sennò "poi non trovi lavoro", "ti passano avanti tuttə", eccetera eccetera.

Lə altrə non dovevano essere compagnə di corso ma avversariə da battere. Quanto sarebbe tutto più facile e vivibile se ribaltassimo sta mentalità di merda? Se collaborassimo anziché pensarci come nemicə e smettessimo di cercare di arrivare più in alto passando letteralmente sopra allə altrə?


Quella pressione a me ha fatto questo: è sfociata in un esaurimento che mi ha costretto ad abbandonare gli studi. E sì che andavo bene (avevo la media del 28), e sì che mi piaceva cosa studiavo -lo avevo scelto con cura, ne avevo avuto la possibilità.

Ma comunque non era e non è normale avere gli attacchi di panico quando si apre un libro e ancora oggi quando qualcunə mi dice: "Sei sempre in tempo per ricominciare!" mi pigliano le palpitazioni perché io non voglio ricominciare, non voglio tornare in quell'ambiente così tossico per me.


Per un sacco di tempo mi sono sentita una fallita, perché mi veniva urlato contro da ogni parte: non avete idea della faccia che fanno le persone quando gli dici: "ho mollato l'università", manco gli stessi dicendo che hai perso un genitore.

E poi ovunque, in tv, sui giornali c'è sempre qualche enfant prodige che "ce la fa" e viene amato e osannato da tuttə, che fa sembrare lo studio una passeggiata e te l'ultimə degli imbecilli.


Non è così e non può essere così, non per tuttə. "Farcela" dipende da un'infinità di fattori che il singolo individuo non controlla e non ammetterlo è di una disonestà intellettuale raccapricciante. Perché poi si contribuisce a fomentare quella narrazione di merda secondo cui o ce la fai subito al primo colpo o sei un fallimento senza possibilità di recupero.


E invece va bene non farcela, va bene prendersi il proprio tempo, va bene non essere macchinette al servizio della produttività così amata dal capitalismo e va bene pure fermarsi e fare quello che si può e non una briciola di più: non ti rende un fallimento né un parassita, checché liberali vari ne dicano.


Tuttə dovremmo avere il diritto a studiare e questo significa che le condizioni di partenza dovrebbero essere uguali per tuttə. Attualmente non è così.

E non c'è nulla di giusto in un'università che manda dallə psicologə lə studentə -quellə che se lo possono permettere.

Non è giusto che qualcunə possa permettersi l'università e qualcunə altrə no.


La stampa magari dovrebbe parlare di questo. E si dovrebbe lavorare per raggiungere quella parità di condizioni per tuttə, altrimenti altro che merito e prodigi, stiamo parlando di fuffa.



STED (Stefania Lancia)

dalla sua pagina facebook, 3 bovembre 2022




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