I fatti di Genova vanno difesi dall’avanzare della memoria come inerzia e da evidenti processi di musealizzazione, sviluppandone al contrario la capacità di “dar fastidio” al presente.
# LE MALETESTE #
22 lug 2021
(...) Il decennale fu un potente rituale commemorativo per tutta la comunità che aveva patito quei tragici eventi. Genova raccolse ancora una volta migliaia di persone che si estendevano da un’estremità all’altra della città, ora sorprendentemente ordinata e pacifica, con cortei e camminate di un fiume umano silenzioso e rispettoso del dolore. Tuttavia, l’enorme bisogno di giustizia e il disconoscimento da parte delle istituzioni delle violazioni e delle vittime, ancora incompiuti, lacerava una ferita ancora aperta.
(...) Era come rimettere a posto i tasselli di un’identità biografica andata in frantumi dalla violenza subita.
Verso un conformismo emozionale?
(...) Quest’anno è il ventennale del G8 di Genova e da poco sono terminate varie iniziative per ricordare “quei giorni”. Probabilmente è presto per trarre un bilancio, ma l’impressione generale è quella di una “normalizzazione” di opinioni ed emozioni. Forse una delle fratture d’Italia qual è il G8 di Genova si è magicamente ricomposta? A nostro avviso c’è stata invece una sorta di spinta conformistica che ha portato a consumare sul palcoscenico massmediatico la ben nota vicenda di cattivi e vittime davanti agli occhi e ai cuori di una comunità/Paese. Si è ostentato disgusto verso i malvagi, ci si è identificati con le vittime, ritrovandosi tutti d’accordo che la violenza di quei giorni sia stata un male da consegnare allo slogan preferito delle cerimonie di commemorazione, ossia il famoso (e purtroppo non rispettato) “mai più”.
La memoria come azione
Dopo vent’anni, crediamo che il G8 di Genova vada difeso dall’avanzare della memoria come inerzia, preservando e sviluppando la sua capacità di continuare a interrogare e a dar fastidio al presente. Serve però affrancarsi da sentimenti conformisti che mirano, più o meno consapevolmente, a trattenere il G8 nel suo passato (con il corollario di una giustizia non all’altezza del suo nome). Il G8 di Genova non è esaurito dal buco nero della violenza e mai come ora il suo lascito dovrebbe invitarci a lavorare per impedire la cristallizzazione del processo di vittimizzazione e per aprire la strada a un cambiamento individuale e collettivo. Solo così sarà possibile superare la contingenza dell’accaduto, sfuggire a chi vorrebbe imprigionarlo nei libri di storia e nelle vicende giuridiche passate. Tenere viva la memoria di ciò che è accaduto, sicuramente, ma anche e soprattutto saper dare vita a ciò che non è accaduto e che dovrebbe accadere se vogliamo vivere in un mondo più giusto, più inclusivo e più sostenibile.
di Adriano Zamperini e Marialuisa Menegatto — 22 Luglio 2021
L'articolo completo al link: https://altreconomia.it/non-rinchiudiamo-il-g8-di-genova-nella-teca-del-conformismo/