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La battaglia della merda
(Bologna, ca. 1327-1334)

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# LE MALETESTE #

9 giu 2022

Un fatto non propriamente di sangue

LA BATTAGLIA DELLA MERDA (Bologna, ca. 1327-1334). Un fatto non propriamente di sangue. All’inizio del 300 c’era non poca maretta tra il papa ed i grandi feudatari romani (come i Colonna) e anche molti monarchi europei ce l’avevano su con la Chiesa. Roma era troppo insicura per la corte pontificia e così il francese Clemente V, successore di Bonificio VIII (schiattato dalla bile poco dopo aver subìto dai Colonna l’oltraggio dello “schiaffo di Anagni”), decise di starsene al calduccio ad Avignone, preparando il rientro in grande stile nella Città Eterna. Intanto guelfi (i sostenitori del papa) e ghibellini (i sostenitori dell’impero) continuavano a darsele di santa ragione. Naturalmente la difesa della Fede o della Laicità c’entravano niente, era la solita vista e rivista lotta di potere. Ne faceva le spese, come sempre, il popolo, massacrato ed affamato nelle continue scorrerie degli opposti eserciti, in gran parte mercenari. ​



Alla fine, il papa Giovanni XXII, nel frattempo subentrato a Clemente, decise di intervenire direttamente nel conflitto e delegò all’uopo Bertrand du Pouget, cardinale francese, che scese in Italia con un esercito di mercenari e come prima cosa si impadronì di Bologna, dove iniziò la costruzione di un sontuoso castello, quello di Porta Galliera, per motivi difensivi e come nuova sede provvisoria del papato in vista del rientro in Roma. Ma ad un certo punto Bertrando del Poggetto entrò in rotta di collisione con il suo principale alleato, il re di Napoli Roberto D’Angiò, sicché alla fine, dopo varie vicissitudini, il delegato pontificio se la vide proprio brutta e si rinchiuse con i suoi mercenari dentro il suo castello, non senza aver prima razziato, a danno dei poveri bolognesi, tutto il razziabile.





A questo punto però la rabbia dei cittadini bolognesi, vessati in ogni modo dai pontifici, raggiunse l’apice ed esplose fragorosamente: il castello di Porta Galliera fu cinto d’assedio e, leggenda vuole, il Bertrando fu stanato sommergendolo della merda generosamente offerta da tutti i bolognesi e copiosamente catapultata all’interno della cinta muraria… l’emmerdeur francese, smerdato, fu costretto ad arrendersi, scampò al linciaggio grazie alla mediazione di un qualche signore, e tornò ad Avignone, puzzolente e con la coda tra le gambe. La rocca di Porta Galliera fu rasa al suolo (peccato solo per i numerosi affreschi che pare fossero opera di Giotto). Nei secoli successivi per quattro volte la fortezza venne ricostruita dalle autorità ecclesiastiche, e per altrettante volte venne di nuovo distrutta dai cittadini. Oggi non ne restano che dei ruderi nei pressi del giardino della Montagnola. «Fu così che i bolognesi insorsero, ricoprendo i francesi e i religiosi di escrementi lanciati da un sistema di catapulte. Non solo. Visto che gli escrementi finivano presto, andavano a raccoglierli nelle campagne vicine. Così quelli dentro il castello avevano sì di che nutrirsi, ma tutte le volte che mangiavano, mangiavano merda e se bevevano, bevevano merda» (Dario Fo).

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