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Cospito: «Non sono moribondo, continuerò fino alla fine del 41bis»

# LE MALETESTE #

11 gen 2023

Anche Gianfranco Pagliarulo (ANPI) firma l'appello per la revoca del 41bis a Cospito

Eleonora Martini

11 gennaio 2023


«Dicono che sono moribondo, non è così». Alfredo Cospito vuole che lo si scriva chiaramente, malgrado ancora non abbia alcuna intenzione di interrompere lo sciopero della fame iniziato il 30 ottobre scorso. Il suo obiettivo, dice, è l’abolizione del 41 bis: «Non è una battaglia per la mia liberazione ma contro il regime del carcere duro», che visto dall’interno dimostra tutta la sua spietatezza. «Un sistema inaccettabile».

 

A riferirlo è il Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma e la sua vice Daniela De Robert che ieri sono andati a fargli visita nel carcere “Bancali” di Sassari dove l’anarchico è detenuto al 41 bis da circa otto mesi. Regime di carcere duro che gli fu inflitto dall’allora Guardasigilli Marta Cartabia perché l’anarchico è stato ritenuto ancora in contatto con le organizzazioni anarco-insurrezionalistiche, e in particolare la Fai-Fri in nome della quale nel 2006 partecipò agli attentati dinamitardi alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano (senza morti né feriti, ma per il quale è stato condannato all’ergastolo) e nel 2012 a Genova gambizzò Roberto Adinolfi, Ad di Ansaldo nucleare, reato per il quale dal 2014 sta scontando la pena di 10 anni e 8 mesi.

 

Il colloquio vis-à-vis con Palma e De Robert – che sono rimasti nella casa circondariale per quasi tutto il giorno, intrattenendosi anche con i medici, gli agenti e con gli operatori – è durato più di un’ora: «Si è alzato dal letto e ci ha raggiunto, certo ha il corpo provato, è stressato, ma sa gestirsi, è a suo modo lucido – riferisce al manifesto Daniela De Robert -. Pesa 81 chili, ne pesava 116 quando ha iniziato lo sciopero della fame, assume molti liquidi ma da qualche giorno ha sospeso gli integratori che prendeva. Però ci ha spiegato che quando non si sente bene assume zuccheri o miele. È monitorato costantemente da una équipe medica e ha anche il suo medico personale».


(...) Sì, perché Cospito, come spiega il suo avvocato Flavio Rossi Albertini, «è un animale politico, e un rivoluzionario, dunque è assolutamente determinato a proseguire lo sciopero della fame e ha intrapreso un’iniziativa rispetto alla quale non ci sono spazi di mediazione. È ormai evidente che, visto anche il pronunciamento del Tribunale di Sorveglianza (che ha rigettato il ricorso, ndr), la questione del 41bis è diventata centrale su qualsiasi altro argomento».

 

Fino a quando proseguirà la sua lotta nonviolenta, gli chiediamo, visto che la sua battaglia è contro il regime del 41bis e non a favore della propria condizione personale? «Immagino che, malgrado tutto, un provvedimento favorevole della Cassazione che deve decidere sul suo 41bis (ieri il fascicolo del ricorso presentato dai legali di Cospito è finalmente arrivato, dopo tre solleciti, alla cancelleria della Corte suprema, ndr) lo convincerebbe a interrompere lo sciopero della fame».


Secondo quanto riferito dal Garante nazionale dei detenuti, Cospito ha appreso dalle trasmissioni televisive delle manifestazioni a suo favore. Per la sua vicenda processuale è decisiva anche l’attesa pronuncia della Corte costituzionale alla quale la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha rinviato il caso chiedendo di esprimersi sul divieto di prevalenza delle attenuanti sulle recidive. Una decisione favorevole dalla Consulta potrebbe «scongiurare l’ergastolo – spiega l’avvocato Rossi Albertini – attraverso un giudizio che, si spera, consenta la prevalenza dell’attenuante dell’articolo 311 del codice penale sulla recidiva reiterata e permetta così l’abbattimento della pena dell’ergastolo a una pena tra i 21 e i 24 anni, per un totale di 30 anni». «Rimarrebbe in ogni caso l’ostatività», spiega ancora l’avvocato, propria del reato contestatogli, strage contro la personalità dello Stato, malgrado l’attentato sia stato senza vittime.

 

In ogni caso, il ministro Nordio ha assicurato ieri di seguire il caso «con la massima attenzione».


ELEONORA MARTINI


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Gianfranco Pagliarulo

11 gennaio 2023


Alfredo Cospito, detenuto nel carcere di Sassari, a causa dello sciopero della fame che ha iniziato il 19 ottobre 2022 fa ha perso 35 chilogrammi.

 

Cospito è un anarchico insurrezionalista autore in diverse circostanze di un ferimento alle gambe e di un attentato totalmente incruento. Dal 4 maggio 2022 è in regime di Art. 41bis, ordinariamente applicato ai mafiosi, e in attesa di una probabile rideterminazione della pena con l’applicazione dell’ergastolo ostativo, cioè senza possibilità di usufruire dei benefici di legge come la liberazione condizionale, il lavoro all’esterno, i permessi premio e la semilibertà, in base ad un iter processuale complesso, secondo alcuni anomalo.

 

Va da sé il ripudio di qualsiasi atto di terrorismo e la critica senza appello a chiunque lo pratichi, a cominciare da Alfredo Cospito. Eppure appare palese una sproporzione fra i reati da lui commessi, il regime di pena che sta scontando, cioè il 41bis, il rischio della condanna all’ergastolo ostativo.


(...) Né si può negare la pesante discrepanza fra la situazione di Alfredo Cospito e le pene comminate a responsabili di reati ben più gravi. È giusta una giustizia che alterna senza criterio rigore e lassismo? È giusta una giustizia non equilibrata?

 

Non posso non notare, per esempio, la consapevole inattuazione negli ultimi vent’anni della Legge Scelba del 1952 che prevede tra l’altro lo scioglimento delle organizzazioni fasciste in attuazione della XII Disposizione finale della Costituzione, persino a fronte di episodi di gravità inconfutabile e di cui sono accertati i responsabili, come l’assalto e la devastazione della sede nazionale della CGIL avvenuti il 9 ottobre 2021, quando la Procura non ha contestato agli imputati i reati di apologia previsti dal combinato disposto delle leggi Scelba-Mancino.

 

Leggo inoltre che nel solo 2022 nelle carceri italiane si sono registrati 83 suicidi, ove è lo Stato l’unico responsabile della custodia e perciò della tutela del detenuto.


(...) L’esistenza di quest’uomo è appesa a un filo, e ciò ci interroga sui temi delle condizioni dell’universo carcerario, della giustizia giusta, dei valori costituzionali della dignità della persona e della vita umana. Vedo in filigrana un punto di debolezza dello Stato, laddove l’umanità del trattamento penitenziario è un elemento di forza della democrazia.

 

Per questo aderisco all’appello lanciato da diverse personalità affinché, senza nulla togliere alle responsabilità del condannato ed alle più generali esigenze di sicurezza dello Stato, sia concessa al Alfredo Cospito la revoca del regime del 41bis.

 


GIANFRANCO PAGLIARULO

* Presidente nazionale dell’Anpi



Gli estratti sono da: ilmanifesto.it - 11 gen. 2023

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