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AHED LIBERA! NO ALL'OCCUPAZIONE!

Ahed Tamimi, è ora uno dei giovani simboli della sollevazione palestinese nei Territori occupati

# LE MALETESTE #

20 dic 2017

«Dovrebbe finire i suoi giorni dentro a una cella». È questa punizione che il ministro dell’istruzione e leader ultranazionalista israeliano Naftali Bennett infliggerebbe alla 16enne palestinese AHED TAMIMI, arrestata nella notte di lunedì 18 dicembre, due giorni fa, nella sua abitazione. La ragazza si è macchiata di un omicidio o ha fatto uso di armi? No, ma qualche giorno fa ha schiaffeggiato e sferrato un calcio a due soldati israeliani entrati nel suo villaggio, Nabi Saleh. Una «aggressione» ripresa con uno smarthphone e finita in rete, dove il filmato è diventato virale.





Ieri è stata arrestata anche la madre Nariman. Ahed è una «provocatrice di professione» ripetono i media israeliani assieme ad esponenti politici e delle forze armate. Due anni fa, dicono, con l’aiuto della madre e usando le maniere forti, strappò il fratello dalle mani di un soldato.





Qualche tempo prima aveva dato un morso a un militare.

“Reati” che, invocano tanti in Israele, meritano una punizione esemplare.


«È assurdo che Ahed sia stata arrestata. Soldati e poliziotti sono arrivati nel cuore della notte armati fino ai denti, come se ci fosse da catturare pericoloso latitante», ci diceva ieri Basem Tamimi, il padre della ragazza e noto attivista della lotta popolare contro il Muro israeliano in Cisgiordania che nel villaggio di Nabi Saleh va avanti da anni.



«Ahed era molto scossa – spiegava Tamimi il filmato apparso sui social – venerdì scorso un soldato ha sparato un proiettile di gomma ferendo alla testa suo cugino Mohammed che ora è in gravi condizioni. Mia figlia è molto forte ma è pur sempre una ragazzina e chiedo la sua scarcerazione immediata».


Comunque finisca, Ahed Tamimi, è ora uno dei giovani simboli della sollevazione palestinese nei Territori occupati innescata dal riconoscimento fatto da Donald Trump di Gerusalemme come capitale di Israele.







In rete è partito un appello per la sua liberazione e Twitter e Facebook sono stati inondati nelle ultime ore di notizie, foto e filmati sulla ragazza.

Messaggi in suo sostegno sono giunti da ogni angolo del mondo arabo che sembra riscoprire la questione palestinese dimenticata in questi anni di “primavere arabe”, Isis e conflitti in Siria, Yemen e Iraq.


In un documentario la ragazza arrestata dice di amare lo sport e racconta del suo sogno di diventare una calciatrice.


«Ma c’è l’occupazione israeliana, senza i permessi degli israeliani non possiamo fare nulla e non riesco a vedere il mio futuro», aggiunge Ahed indicando un insediamento coloniale israeliano a breve distanza da Nabi Saleh. (il manifesto, 20 dicembre 2017).




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