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IL SOGNO CURDO NON MUORE MAI

Intervista a YILMAZ ORKAN Coordinatore dell’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI Onlus), 27/2/2022


« Se ancora una parte dei curdi sogna l’indipendenza ed un Kurdistan unificato, è abbastanza difficile realizzarlo, perché oggi il mondo ha un equilibrio con grandi poteri e poteri regionali e risulta difficile poter cambiare la mappa geografica e politica. Anche l’idea dell’autodeterminazione è cambiata rispetto a 100 anni fa quando tutti volevano uno Stato-Nazione, oggi con il globalismo tanti paesi si sono uniti, pertanto noi non vogliamo lottare per affermare il nazionalismo e creare nemici, guerra civile ed altro, la nostra idea è quella di vivere con altri popoli in libertà, rispetto e fratellanza, in una convivenza civile e democratica. LA TURCHIA E L'EUROPA Quello che abbiamo capito dell’Europa è che non vuole chiudere le sue relazioni con la Turchia che, non dimentichiamo, fa parte della NATO e con la quale ha enormi interessi commerciali di cui la vendita di armi ed il blocco di centinaia di migliaia di profughi, molti dei quali provenienti dal Medio Oriente stipati in campi “di accoglienza” turchi. Senza le armi europee la Turchia avrebbe grossi problemi nel bombardare curdi irakeni e siriani. Noi non chiediamo uno Stato-Nazione ma la libertà ed i diritti fondamentali dei quali ogni popolo ha bisogno e diritto, come anche studiare la lingua madre, una tradizione linguistica di una cultura autentica ben radicata in quei territori le cui origini risalgono al neolitico, a circa 12mila anni fa, vedi le città di Urfa (Riha) e Hasankeyf, ora sommersa dalle acque di una diga sul Tigri. Qui hanno prosperato diverse antiche civiltà, Accadi, Sumeri, Ittiti ed il nostro indigeno popolo curdo costituito ormai da 45 milioni di persone. Oggi più di 15mila persone sono nelle carceri turche accusati ingiustamente di terrorismo. Sono tutti politici, giornalisti, attivisti dei diritti umani, femministe, studenti e membri di HDP, pochi i militanti del PKK. La Turchia sta usando questa “lista” per distruggere l’opposizione. Togliendo il PKK, il movimento dei lavoratori curdi dalla Black List del terrorismo internazionale, sono certo che la situazione curda cambierebbe molto. In questi giorni abbiamo inviato al Consiglio Europeo l’appello urgente della campagna internazionale di giustizia per i curdi chiedendo la cancellazione del PKK dall’elenco delle organizzazioni terroristiche dell’Unione Europea e abbiamo chiesto ai deputati e gruppi parlamentari europei e nazionali di inviare una delegazione per inviarla nel Kurdistan meridionale. Dovranno visitare le zone ed i villaggi che i turchi hanno devastato con le bombe, missili ed armi chimiche oltre ad incontri politici. Lo abbiamo chiesto, speriamo che ciò possa avvenire nei prossimi mesi. IL CONFEDERALISMO DEMOCRATICO Per noi il CONFEDERALISMO DEMOCRATICO è una via per l’autodeterminazione. Il diritto all’autodeterminazione include il diritto ad un proprio stato, tuttavia la fondazione di uno stato non aumenta la libertà di un popolo. Il sistema delle Nazioni Unite che si basa sugli stati-Nazione è rimasto inefficace, nel frattempo gli stati-nazione sono diventati veri ostacoli per qualsiasi sviluppo sociale. Il confederalismo democratico è proprio un paradigma sociale non-statuale. Non è controllato da uno stato ma nello stesso tempo è il progetto culturale ed organizzativo di una nazione democratica. In Kurdistan viviamo insieme ad altre popolazioni e non abbiamo una geografia omogenea, per questo il nostro presidente Ocalan ha sempre dichiarato che la richiesta di indipendenza e la creazione di uno Stato-Nazione sarebbe una grande trappola e porterebbe la guerra civile nel Kurdistan. Molto meglio il confederalismo democratico come progetto per l’autodeterminazione con la partecipazione dal basso delle sue “genti”. Secondo me tutti i curdi sono convinti che uno Stato-Nazione non è possibile attuarlo. I curdi irakeni hanno promosso un referendum per chiedere l’indipendenza ma nessun paese lo ha appoggiato, anzi, da subito, la Turchia e l’Iran hanno chiuso le frontiere ed il governo centrale irakeno ha attaccato Kirkuk, intorno alla provincia di Mosul, facendo fuggire i peshmerga, mentre il governo regionale del Kurdistan ha perso il controllo regionale di tante zone curde. Certamente la soluzione della questione curda deve essere trovata in un approccio che indebolisce o respinge la modernità capitalista. Ci sono ragioni storiche, peculiarità sociali e sviluppi concreti, così come il fatto che la zona di insediamento dei curdi si estende nei territori dei quattro paesi che rendono indispensabile una soluzione democratica, che, visto il deficit democratico dell’intero Medio Oriente e grazie alla situazione geostrategica dell’area di insediamento curda, i progetti democratici curdi potrebbero fare avanzare la democrazia nel Medio oriente in generale. Anche questo è il confederalismo democratico. LE DONNE CURDE Noi curdi sappiamo bene che se vogliamo vivere liberi ed avere l’appoggio di altri popoli, dobbiamo creare un nuovo sistema che sia laico, progressista, municipalista, ecologista e antipatriarcale. Potremo riuscire a risolvere alcuni problemi del Medio Oriente. Il nostro presidente Ocalan, propone da sempre un nuovo modello di autogoverno e di parità di genere, come viene praticato in Rojava, nel Sinjar e nel Mahkmur, contro il nazionalismo e lo Stato-Nazione. Il confederalismo democratico è un sistema basato sulla democrazia diretta. Abbiamo le assemblee dei cittadini e delle cittadine nei quartieri, nei villaggi per discutere di tutto ciò di cui è necessario e di cui abbiamo bisogno. Ricordo il libro del nostro presidente Ocalan “ Amore curdo” del 1999 dove si cominciava a considerare l’emancipazione femminile non più come un modo per consentire alle donne di partecipare alla lotta di liberazione del Kurdistan ma come una lotta condotta per conto delle donne, ponendo l’ideologia femminista al centro del proprio discorso. Per la prima volta al mondo il nostro popolo ha creato un partito specifico composto da donne appartenenti a tutte le classi sociali e di religioni diverse dove vengono applicate con serietà l’uguaglianza di genere, la parità politica e sociale. Un grande ringraziamento a tutte le donne che hanno combattuto per liberare le nostre città dalla presenza assassina dei terroristi di Daesh perdendo anche la vita in nome della libertà non solo nostra ma del mondo intero. C’è da tenere conto che la “presa delle armi” e la formazione di unità di difesa femminile sono il risultato di un processo molto complesso, partito a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, con la volontà ultima da parte delle donne curde di liberarsi dai vincoli patriarcali e costruire una nuova idea di società. LA COMUNITA' INTERNAZIONALE È sempre il solito problema, la comunità internazionale con la mentalità dello Stato-Nazione, non ascolta “i piccoli” non appartenenti ad esso e che quindi non possono essere rappresentati nelle assemblee politiche internazionali. Non c’è un meccanismo che aiuti i curdi a chiedere alla comunità internazionale di bloccare la Turchia, che, voglio ricordare, da sette anni continua ad attaccare con droni aerei e missili il Rojava, il Kurdistan irakeno, Sinjar e Mahkmur senza che l’Europa attui sanzioni pesanti contro la Turchia. Noi curdi chiediamo al mondo una soluzione pacifica per la questione curda per una sana democrazia e per la stabilità in Turchia e nel più ampio Medio Oriente, nell’interesse della pace, della democrazia e dei diritti umani. L'UCRAINA DI QUESTI GIORNI Abbiamo visto questo tipo di conflitto in Siria, con la Turchia e l’Iran che si sono mosse soltanto per i loro interessi e non certamente per assecondare i desideri del popolo siriano -curdo che ha pagato pesantemente questo scontro di guerra, la stessa cosa sta accadendo in Ucraina paese indipendente, con l’occupazione russa. La comunità europea e gli Stati Uniti d’America stanno attuando sanzioni contro la Russia che non fermeranno l’occupazione. L’Ucraina era certa che con una futura invasione russa, la Nato sarebbe intervenuta ma, almeno per ora non è ancora accaduto. Mi viene in mente quando la Turchia ha attaccato Afrin e Serekaniye, con gli abitanti che speravano negli americani salvatori per fermare l’esercito turco, ma non è avvenuto. Ho il timore che la Russia voglia dividere ancora l’Ucraina come accadde dopo la seconda guerra mondiale in Germania, come in Corea e Vietnam. In Ucraina vivono quasi 50mila curdi e le ultime notizie arrivate sono di un morto civile. La nostra speranza è quella di tutta l’Europa, che si arrivi alla fine del conflitto e che la pace fra i popoli diventi duratura.» “SEPARAZIONE DELLA TERRA” “Quando sono esplosa come l’Orizzonte, i miei capelli divennero una cintura attorno alla vita della Terra. Per i poli ghiacciati a Sud, mi sono tramutata in un paio di calze. Per i brividi del Nord, dai fili della mia anima ho indossato cappelli e turbanti. La Patria era malata per la mia presenza voleva strapparmi via come un vecchio cappotto, ma mi sono appesa alla grazia della sua barba e dalla Terra sono stata gettata tra le braccia dell’Universo. Nel cielo sono diventata una stella, e ora ho il mio posto e la mia passione. Io sono più densa di vita della stessa Terra”. (Poesia di Kajal Ahmad, poetessa curda) L'intervista a Yilmaz Orkan è stata raccolta da Mariella Valenti per "pressenza.com", 27 feb. 2022



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