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Manifestazioni curde in tutta Europa per fermare gli attacchi chimici del regime turco

I portavoce del movimento da mesi denunciano l’utilizzo di armi chimiche (vietate da tutte le convenzioni internazionali) da parte del regime di Ankara, utilizzo confermato e dimostrato anche dalle ultime drammatiche immagini. Manifestazioni di protesta in Europa.

"Chiediamo che l'OPCW si rechi lì e svolga le indagini necessarie il prima possibile e che vengano presi i provvedimenti necessari poiché sono state utilizzate sostanze chimiche".


Il 18 ottobre, le Forze di difesa del popolo (HPG) hanno pubblicato un video che mostra guerriglieri curdi che sarebbero stati catturati in un attacco con armi chimiche turche nella regione del Kurdistan dell'Iraq (KRI).

 





I medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare (IPPNW) hanno scoperto prove sufficienti per giustificare ulteriori indagini sulle accuse dell'uso di armi chimiche da parte della Turchia nelle sue operazioni militari transfrontaliere, ha affermato l'esperto di armi chimiche Jan Van Aken in un'intervista il 21 ottobre.

 

Ci sono anche crescenti richieste in tutto il mondo per un'indagine urgente e indipendente sui presunti attacchi chimici della Turchia nel Kurdistan iracheno.



Scrivono la Comunità kurda in Toscana e il Coordinamento Toscana per il Kurdistan, lo scorso 18 ottobre in un volantino:


"Le incessanti operazioni di guerra del governo turco contro la resistenza kurda (nel corso di questi attacchi sono stati uccisi decine tra civili kurdi e guerriglieri/e, di cui 17 solo nelle ultime ore) sono ormai da tempo una costante in Turchia, Rojava ed Irak. In questo periodo gli attacchi turchi stanno subendo un radicale inasprimento dovuto all’impunità che la silente ipocrisia della comunità internazionale ha da sempre garantito ad Erdogan, oggi ancora di più in virtù della ritrovata centralità diplomatica turca dovuta agli sviluppi del contesto bellico ucraino. 
La necessità di nascondere una situazione interna sempre più critica con una grave crisi economica e un’inflazione galoppante che ha impoverito gran parte della popolazione (mentre gli autocrati fedeli al regime continuano ad accumulare fortune smisurate), ancora una volta sta spingendo Erdogan a giocare la carta della guerra contro il nemico interno kurdo per recuperare consenso e voti della destra nazionalista e fascista in vista delle prossime elezioni del 2023.
Per raggiungere questo obiettivo ha bisogno di vittorie da sbandierare e, non riuscendo a sconfiggere la resistenza con la guerra“convenzionale”, non esita ad utilizzare qualsiasi mezzo, incluse le armi chimiche.Allo stesso tempo, la complicità delle istituzioni europee ed internazionali, che continuano a considerare il PKK, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, un’organizzazione terroristica esclusivamente per compiacere l’utile dittatore Erdogan, fa sì che la repressione si sia estesa oltre i confini della Turchia, minacciando i kurdi in esilio e gli stessi solidali che si mobilitano per la difesa deI valori del Confederalismo Democratico, il riconoscimento della legittimità del movimento di liberazione kurdo, la liberazione di Abdullah Ocalan e delle migliaia di prigionieri/e politiche del regime.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere in silenzio!


Sebbene l'HPG abbia segnalato migliaia di usi sospetti di armi chimiche da parte delle truppe turche nel KRI e osservatori tra cui i medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare (IPPNW) abbiano notato prove a sostegno di queste affermazioni, le autorità internazionali devono ancora rispondere alle richieste di un'indagine completa.

L'IPPNW ha rilevato la scoperta di sostanze chimiche utilizzate per fabbricare armi chimiche proibite, nonché attrezzature utilizzate per la protezione contro queste sostanze, in un sito abbandonato dalle truppe turche.

L'IPPNW ha anche affermato che l'uso di gas lacrimogeni da parte delle truppe turche – ammesso dal ministro della Difesa Hulusi Akar – costituisce una violazione del diritto internazionale contro le armi chimiche di cui la Turchia è firmataria.



Le notizie di attacchi chimici hanno anche suscitato proteste in tutta Europa, con manifestazioni, il giorno 22 ottobre, registrate ad Hannover, Ginevra, Londra, Parigi, Marsiglia, Montpellier, Düsseldorf, Monaco, Pisa, Zurigo, Berna, Copenaghen e in molte altre città, ha riferito l'ANF.


Parigi, 22 ott. 2022

Ginevra, 22 ott. 2022

Pisa, 22 ott. 2022

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