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CARLO CARRÀ - I funerali dell'anarchico Galli

« Io che mi trovavo senza volerlo al centro della mischia, vedevo innanzi a me la bara tutta coperta di garofani rossi ondeggiare minacciosamente sulle spalle dei portatori; vedevo i cavalli imbizzarrirsi, i bastoni e le lance urtarsi...




« Io che mi trovavo senza volerlo al centro della mischia, vedevo innanzi a me la bara tutta coperta di garofani rossi ondeggiare minacciosamente sulle spalle dei portatori; vedevo i cavalli imbizzarrirsi, i bastoni e le lance urtarsi, sì che a me parve che la salma cadesse da un momento all'altro e che i cavalli la calpestassero. Fortemente impressionato, appena tornato a casa feci un disegno di ciò a cui ero stato spettatore. Da questo disegno presi più tardi spunto per il quadro Il funerale dell'anarchico Galli che venne in seguito esposto alle mostre futuriste di Parigi, Londra e Berlino nella primavera del 1912... » (Carlo Carrà)


LA STORIA NEI FATTI
In seguito ad un gravissimo episodio di repressione verificatosi il 6 maggio 1906, quando le guardie regie spararono sulle operaie provocando un morto e 8 ferite, venne proclamato lo sciopero generale a Milano.
L'anarchico Angelo Galli fu in prima fila nell'organizzazione dello sciopero.
La mattina del 10 maggio, assieme ai compagni Enrico Recalcati e Carlo Gelosa, Galli si recò alla fabbrica Macchi e Pessoni per fare picchettaggio e intercettare i crumiri. Alla vista dei tre, il custode della fabbrica provocò una rissa nella quale accoltellò il Galli a morte.
Durante i suoi funerali, aperti da 15 enormi bandiere rosse e nere, si verificarono pesanti scontri tra operai e carabinieri. Le forze dell'ordine caricarono pesantemente, anche donne e bambini, e fecero diverse vittime.

L'anarchico e futurista Renzo Provinciali commentò entusiasta l'opera su "La Barricata":
«Egli ha rappresentato con una vigoria e con una fantasia creativa straordinaria una scena spasmodica, immensa, colossale, catastrofica. È un caos infernale che si avvoltola, è un vortice grandioso di masserizie, di persiane, di porte, di inferriate, amalgamate in uno sforzo titanico di resistenza, è la diga, la massa, è La Barricata! [...] Questo il capolavoro che il Carrà ci ha dato e che certamente non sarà compreso da molti, come tutte le grandi opere d'arte. Qui non è la cosa rappresentata, ma è l'anima de la cosa costrutta in linee con un'abilità straordinaria, una tecnica nuovissima ed insuperabile, un'arte originalissima e superiore.»


CONSIDERAZIONI ARTISTICHE
La composizione, organizzata in gruppi, condensa tre temi:
a. La figura dell’anarchico, personaggio chiave, istallato quasi al centro del quadro (e assente nel disegno), nell’atto di agitare un bastone verso la propria sinistra, dove appare una guardia a cavallo;
b. Il funerale: in secondo piano passa il feretro avvolto in un drappo rosso;
c. Il tumulto della folla durante la carica delle forze dell’ordine. L’apice narrativo è risolto in una serie di contrasti con cui l’artista ha voluto rappresentare anziché la psicologia del dolore (come ad esempio ne Il Lutto di Boccioni), la confusa dinamica di una rissa.

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