VICTORIA SANTA CRUZ - Orgogliosa afroperuviana
«Un giorno, avevo solo 7 anni, si avvicinò al mio gruppo di amichetti una ragazzina con dei bei capelli biondi. E lei dice subito: "Se la bambina nera vuole giocare con noi, me ne vado". .....
«Un giorno, avevo solo 7 anni, si avvicinò al mio gruppo di amichetti una ragazzina con dei bei capelli biondi. E lei dice subito: "Se la bambina nera vuole giocare con noi, me ne vado".
Io ho pensato: "Chi è?". Era appena arrivata e già dettava legge. Ma la vera sorpresa è stata quando i miei amici mi hanno detto: 'Puoi andare, Victoria'» (da un'intervista del 2007).
VICTORIA EUGENIA SANTA CRUZ GAMARRA
(27 Ottobre 1922 - 30 Agosto, 2014)
coreografa, compositrice, designer e attivista Afro-Peruviana.
Cominciò nel mondo dello spettacolo con il gruppo di danza e teatro Cumanana (1958), con il fratello minore, il poeta Nicomedes Santa Cruz Gamarra. Con una borsa di studio del governo francese, si recò a Parigi per studiare all'Università del Teatro delle Nazioni (1961) ed alla Scuola Superiore di Studi Coreografici. In quest'ultima si distinse come creatrice e designer dei costumi dell'opera 'Retablillo de don Cristóbal', di Federico García Lorca, e in 'La rosa de papel', di Ramón del Valle Inclán.
Tornata nel suo paese, nel 1968 fondò la compagnia Teatro y Danzas Negras del Perú, con la quale ha tenuto presentazioni nei migliori teatri nazionali ed in televisione. Questo gruppo ha rappresentato il Perù nelle festività in occasione dei Giochi olimpici del Messico del 1968, in cui ricevette una medaglia e un diploma per il suo lavoro.
Più tardi, nel 1969, fece un giro in diverse città degli Stati Uniti e al ritorno a Lima nel maggio dello stesso anno fu nominata direttrice del Centro de Arte Folclórico, oggi Escuela de Folc. Nella prima edizione del Festival y Seminario Latinoamericano in televisione organizzato dall'Universidad Católica de Chile nel 1970, vinse il premio come miglior folklorista, e l'anno successivo fu invitata dal governo della Colombia a partecipare al Festival di Cali.
Ha prestato servizio come direttore di scena del Primo Festival de Arte Negro del Perú, organizzato nella città di Cañete nel 1971, un evento gestito da suo fratello Nicomede. Fu direttrice del Gruppo Nazionale del Folklore dell'Istituto Nazionale della Cultura (INC) tra il 1973 e il 1982 e in questa posizione fece un tour di successo degli Stati Uniti, in Canada, El Salvador, Guatemala, Francia, Belgio, Svizzera e nel Principato di Monaco.
Una volta terminato il suo incarico, lavorò come visiting professor (1982), assistente (1983-1989) e vitalizia (1989-1999) presso la Carnegie Mellon University. Ha diretto workshop in diversi paesi come Russia, Israele, Canada, Danimarca, Spagna, Italia e Argentina.
Viveva a Lima quando è morta all'età di 91 anni, a causa della sua età avanzata e di un indebolimento della sua salute
ARTWORKS and PERFORMANCES
Malato (1961) - Musical/Play
Cumanana (1970) - song
Me gritaron negra (1978) - poem/spoken word
La Magia del Ritmo (2004) - theater/play/musical performance
Ritmo, El Eternal Organizador (2004) - Book
Pa' Goza Con el Ritmo del Tambo (2014) - song
Las Lavanderas (2015) - song
La Buñolera (2016) - song
VICTORIA SANTA CRUZ | ME GRITARON NEGRA
Tenia siete años apenas, apenas siete años, ¡Que siete años! ¡No llegaba a cinco siquiera! De pronto unas voces en la calle me gritaron ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! “¿Soy acaso negra?”- me dije SI ! “¿Qué cosa es ser negra?” ¡Negra! Y yo no sabía la triste verdad que aquello escondía. ¡Negra! Y me sentí negra, ¡Negra! Como ellos decían ¡Negra! Y retrocedí ¡Negra! Como ellos querían ¡Negra! Y odie mis cabellos y mis labios gruesos y mire apenada mi carne tostada Y retrocedí ¡Negra! Y retrocedí . . . ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Neeegra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! Y pasaba el tiempo, y siempre amargada Seguía llevando a mi espalda mi pesada carga —•–•—•– (percusión) ¡ Y como pesaba ¡ . . . Me alacie el cabello, me polvee la cara, y entre mis cabellos siempre resonaba la misma palabra ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Neeegra! Hasta que un día que retrocedía , retrocedía y que iba a caer ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¡Negra! ¿Y qué? —- (percusión) ¿Y qué? ¡Negra! Si ¡Negra! Soy ¡Negra! Negra ¡Negra! Negra soy ¡Negra! Si ¡Negra! Soy ¡Negra! Negra ¡Negra! Negra soy De hoy en adelante no quiero laciar mi cabello No quiero Y voy a reírme de aquellos, que por evitar – según ellos – que por evitarnos algún sinsabor Llaman a los negros gente de color ¡ Y de que color ¡ NEGRO ¡ Y que lindo suena ¡ NEGRO ¡ Y que ritmo tiene ¡ NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO Al fin Al fin comprendí AL FIN Ya no retrocedo AL FIN Y avanzo segura AL FIN Avanzo y espero AL FIN Y bendigo al cielo porque quiso Dios que negro azabache fuese mi color Y ya comprendí AL FIN Ya tengo la llave NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO NEGRO ¡ Negra Soy ¡ They Yelled at Me: "Black!" I was just seven years old, Just seven years old... What seven years old! And not even make it five! Suddenly, some voices on the street, They yelled at me: "Black!" Black! Blackr! Black! Black! Black! Black! Black! Am I "Black"? - I told myself (Yes!) What is to be a "Black"? (Black!) And I didn't know the sad truth which might be behind (Black!) And I felt black (Black!) As they said (Black!) I stepped back (Black!) Just as they wanted (Black!) And I hated my hair and my fleshy lips And I saw with sadness my brunette skin I stepped back (Black!) I stepped back... Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! And the time went by, and I always so bitter I continued to carry my heavy burden On my back, And how it weighed! I smoothed my hair And I make up my face, But among my soul I heard Always the same word: Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Until one day that I stepped back, I stepped back and I was going to fall out- Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! So what? so what?! (Black!) Yes- (Black!) I'm- (Black!) Black!- (Black!) I'm black! (Black!), Yes- (Black!) I'm- (Black!) black!- (Black!) I'm black!! Henceforth, I don't want Smooth my hair (I don't want!) And I'll laugh at those To prevent - they said - To prevent some conflict They call to black people "people of color" And what a color! (Black!!) And how good it sounds! (Black!!) What a rhythm it has! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Finally! I finally realized! (Finally!) I don't step back anymore (Finally!) I walk safe (Finally!) I walk and hope (Finally!) And I bless the Heaven because God wanted that My skin was jet black color, And I understood (Finally!) That I have total control: Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! Black! I'M BLACK!!!!
NOTA FINALE
È una delle prime donne ad affrontare apertamente e in solitaria la lotta al razzismo in latinoamerica.
Se Victoria Santa Cruz avesse avuto la pelle bianca, la sua storia sarebbe molto più conosciuta: nonostante il suo paese le abbia dedicato spazio, riconoscendole il contributo culturale reso con la sua opera, non l’ha mai innalzata a ‘bandiera internazionale del Perù’, come avrebbe meritato.
Come nel caso di Victoria, molti paesi sudamericani hanno eletto artisti afrodiscendenti a simbolo di integrazione, da mostrare per non scontentare parte della popolazione; in realtà non sono stati inseriti veramente nell’immaginario culturale della nazione; questo privilegio è stato lasciato ad artisti meno preparati ma di pelle bianca.