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pellicole

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I Pirati di Pratobello (scritto e diretto da Antoni Cònzu).

"I Pirati di Pratobello" Un progetto realizzato qualche anno fa, ora "restaurato" in concomitanza col cinquantennale della Lotta.

Fogliazza per "Siamo Tutti Partigiani"

Videovignetta realizzata a favore della campagna "Siamo Tutti Partigiani" del Centro Studi Movimenti di Parma

IL POPOLO DI PEPPINO IMPASTATO da Terrasini a Cinisi, 9 maggio 2022
29:11
Palestina: Israele e coloni contro le proprietà palestinesi (3 video apr./mag. 2022)
05:39
LE MALETESTE

Palestina: Israele e coloni contro le proprietà palestinesi (3 video apr./mag. 2022)

Video n.1 - Zona di Um al-Qubah, Valle del Giordano: tra il 9 e il 10 aprile 2022, i coloni israeliani pascolano il bestiame nei campi coltivati dai palestinesi e calpestano le colture con un veicolo ATV Video n.2 - Nelle ore mattutine di mercoledì 11 aprile 2022, il personale dell’Amministrazione Civile israeliana è arrivato con una scorta militare e della polizia di frontiera equipaggiata con due bulldozer nel villaggio di a-Tuwani nell’area di Safa Yatta e ha demolito una casa in costruzione destinata ad ospitare una famiglia di 9 persone, di cui 7 minorenni. Da lì, le forze sono proseguite verso Khirbet al-Fakhit a Masafer Yatta e hanno demolito sei strutture ricostruite dai residenti dopo che l’Amministrazione Civile le aveva demolite nel gennaio di quest’anno. Le strutture demolite comprendevano le abitazioni di tre famiglie, per un totale di 24 persone, di cui 15 minorenni, due recinti per il bestiame e una stalla. Le forze sono poi proseguite a Khirbet al-Markaz, sempre a Masafer Yatta, dove hanno demolito cinque strutture: le case di quattro famiglie della stessa famiglia allargata, con un totale di 14 persone, e un recinto per il bestiame. Il 4 maggio 2022, l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha approvato il trasferimento forzato di oltre 1. 000 residenti dell’area di Masafer Yatta, il cui territorio è stato dichiarato «Zona di fuoco 918» dai militari. Video n.3 - Venerdì 15 aprile 2022, intorno alle 18:00, quattro soldati sono arrivati nel cortile di un’officina di riparazione auto situata all’ingresso della città di Burqah. Tre di loro sono entrati nel parcheggio e si sono documentati rompendo il parabrezza di un’auto recentemente acquistata dal negoziante «Ammar Salah. » Circa tre settimane prima, il 27 marzo 2022, 10 coloni scortati da quattro soldati sono stati filmati nello stesso lotto mentre lanciano sassi contro il proprietario e contro due suoi clienti, che hanno riportato ferite lievi. I coloni hanno anche frantumato i finestrini di quattro auto in attesa di essere riparate lì. Video tratti da B’Tselem – Youtube Channel
LORENZO "Orso/Tekoșer Piling" ORSETTI nel ricordo dei volontari YPJ e YPG (Firenze, 19 marzo 2022)
28:24
LE MALETESTE

LORENZO "Orso/Tekoșer Piling" ORSETTI nel ricordo dei volontari YPJ e YPG (Firenze, 19 marzo 2022)

"Così abbiamo ricordato Lorenzo Orsetti, nel terzo anniversario dalla caduta in battaglia, il 19 marzo 2022, alle 12:00 al Cimitero delle Porte Sante, in Firenze. "Con Lorenzo Orso Tekoşer abbiamo condiviso molte cose. Crediamo che la più importante sia stata la necessità e l'urgenza di difendere, anche a costo della vita, la rivoluzione che le compagne e i compagni cercano di costruire ogni giorno in Rojava. E stato questo a darci la certezza che la nostra fosse una scelta vitale, piena di senso, che andava semplicemente fatta. Come Lorenzo Orso Tekoşer, anche noi abbiamo combattuto nelle Forze Democratiche Siriane (SDF), nelle YPJ e nelle YPG o in altre formazioni come la Brigata Internazionale di Liberazione. Oggi, tornat* in Italia, sentiamo lo stesso bisogno urgente di ricordare e di mantenere viva la memoria. Lorenzo Orso Tekoşer è morto il 18 marzo 2019, combattendo ad Al Baghouz, un villaggio siriano nei pressi di Deir ez-Zor, durante la battaglia che ha posto fine al Califfato dell’Isis in Siria. Ha scritto nel suo testamento: “Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. […] Sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio. Vi auguro tutto il bene possibile e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo. Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. Sono tempi difficili lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza, mai!”. Per noi ricordare Orso è ribadire che esiste un'alternativa allo stato di cose presenti e che noi siamo pronte/i a difenderla, con il sorriso sulle labbra. Non vogliamo però che questa commemorazione sia solo nostra. Il Rojava ci ha insegnato l’importanza della collettività e che riconoscerci “hevalên” (amiche/amici) è il primo passo della lotta per la libertà di tutti. Şehîd Namirin! I martiri non muoiono. - combattenti italian* YPJ/YPG" ________________________________________ I video sono tratti da: https://www.facebook.com/Omaggio-al-Rojava-104905794435135 + riprese amatoriali
(Peace in the World) VITTORIO ARRIGONI - STAYING HUMAN! A documentary
47:23
LE MALETESTE

(Peace in the World) VITTORIO ARRIGONI - STAYING HUMAN! A documentary

VITTORIO ARRIGONI (Besana in Brianza, 4 febbraio 1975 – Gaza, 15 aprile 2011) Un documentario su Vittorio Arrigoni, attivista italiano per la pace dell'ISM (International Solidarity Movement) nella Striscia di Gaza in territorio palestinese dal 2008. Rapito il 14 aprile del 2011 da un gruppo salafita che richiede per il suo rilascio la scarcerazione di alcuni salafiti detenuti nelle carceri di Hamas, Vittorio viene ucciso nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011 per strangolamento con una corda e il suo corpo ritrovato dalle forze speciali governative di sicurezza in una casa di Gaza Nord. Tratta dal video, a cura della tv Al Jazeera English, questa parte dell'intervista rilasciata pochi giorni prima di morire da Vittorio Arrigoni alla televisione araba: "Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera. Semmai voglio essere ricordato per i miei sogni. Dovessi un giorno morire, fra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela «Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare». Vittorio Arrigoni. Un vincitore". A documentary by Al Jazeera English Tv about Vittorio Arrigoni, the italian peace activist whose passion for helping the Palestinian people, lead to his death. He moved to Gaza in 2008 to work for the International Solidarity Movement. He was kidnapped and killed by a Salafi group in April 2011. On April, 14th 2011 Vittorio Arrigoni was abducted in Gaza. His kidnappers released a video of Arrigoni and demanded the release of Salafists detained by Hamas. The following day Arrigoni was found dead by Hamas security forces in a house in North Gaza. From this interview by Al Jazeera English: "I don't want to be buried under any flag. I want to be remembered for my dreams. When I die one day, perhaps in a hundred years, I'd like my gravestone to quote Nelson Mandela: «A winner is a dreamer who never gives up». Vittorio Arrigoni. A winner".
CASA, DOLCE CASA (Home Sweet Home)
03:12
LE MALETESTE

CASA, DOLCE CASA (Home Sweet Home)

"HOME SWEET HOME" Cortometraggio di OMAR RAMMAL A casa tua, ogni muro, ogni angolo, ogni stanza ti ricorda qualcosa. La casa è il luogo dove cresciamo, cambiamo, diventiamo adulti. La casa è quel luogo che per migliaia di famiglie palestinesi può essere demolita o sgomberata all’improvviso. Per oltre 73 anni, Israele ha forzato lo sfollamento di intere comunità palestinesi e ha demolito centinaia di migliaia di case di palestinesi causando terribili traumi e sofferenze. Oltre 6 milioni rimangono rifugiati e oggi almeno altri 150.000 corrono il rischio reale di perdere la casa. Negare una casa ai palestinesi è al centro del sistema di apartheid israeliano. Chiediamo al governo di Israele di demolire l’apartheid e non le case! Firma l'appello di AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA su: https://bit.ly/35FCQdT __________________________________ Milioni di palestinesi vivono sotto il sistema di apartheid israeliano e al centro di questo sistema violentemente razzista c’è l’esperienza palestinese di vedersi negata una casa. Per oltre 73 anni, Israele ha forzato lo sfollamento di intere comunità palestinesi e ha demolito centinaia di migliaia di case di palestinesi causando terribili traumi e sofferenze. Oltre 6 milioni di palestinesi rimangono rifugiati e oggi almeno altri 150.000 corrono il rischio reale di perdere la casa. Israele ha creato e mantiene leggi, politiche e pratiche che opprimono deliberatamente i palestinesi e lavorano per garantire il dominio ebraico israeliano in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati (TPO). Ciò include il sequestro razzista di proprietà e leggi e politiche urbanistiche che rendono impossibile per molti palestinesi costruire case. Consente inoltre la demolizione di massa di case costruite senza permesso, cosa che viene regolarmente negata ai palestinesi. L’apartheid è un crimine contro l’umanità ed è commesso con l’intento specifico di mantenere un crudele sistema di controllo da parte di un gruppo razziale sull’altro. Ogni settimana, le autorità israeliane spostano i palestinesi attraverso demolizioni o sgomberi forzati, il che mostra come Israele svantaggi deliberatamente i palestinesi, conferendo loro uno status inferiore agli ebrei israeliani. Grazie alle maggiori testimonianze che vengono alla luce e con più persone in tutto il mondo che si mobilitano contro queste ingiustizie, ora è il momento di lavorare insieme. Come primo passo, dobbiamo parlare a favore dei palestinesi che vivono sotto l’apartheid di Israele. Abbiamo il potere di demolire questo sistema, un pilastro alla volta. Attivati ora contro le demolizioni e gli sgomberi forzati scrivendo al primo ministro israeliano Naftali Bennett. Chiedigli di annullare immediatamente tutti gli ordini di sgombero forzato e demolizione di case contro i palestinesi in Israele/OPT e di porre fine allo sfollamento forzato dei palestinesi. (AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA, 13 aprile 2022) _________________________________ LEGGI IL RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL 2022 sull'apartheid israeliano contro i palestinesi: https://www.amnesty.it/apartheid-israeliano-contro-i-palestinesi-un-crudele-sistema-di-dominazione-e-un-crimine-contro-lumanita/
"Avete reso l'Università un'azienda..". Il discorso di tre neodiplomate alla Scuola Normale di Pisa.
15:58
LE MALETESTE

"Avete reso l'Università un'azienda..". Il discorso di tre neodiplomate alla Scuola Normale di Pisa.

9 Luglio 2021, durante la cerimonia di consegna dei diplomi alla Scuola Normale di Pisa, tre studentesse (Virginia Magnaghi, Virginia Grossi, Valeria Spacciante) contestano "la retorica dell’eccellenza e della meritocrazia". "Di università e precarietà Abbiamo scritto il nostro testo in dieci, su per giù, e abbiamo provato a metterci tutti i nostri pensieri, buttandoli giù, ordinandoli, sistemandoli, riscrivendoli per l'ennesima volta. Non ci aspettavamo l'eco di questi giorni, ma soprattutto non ci aspettavamo il numero incredibile di storie che ci sono arrivate: a volte incoraggianti, a volte commoventi, a volte dolorose. Noi siamo solo pochi fortunati, che hanno avuto un palco privilegiato, ma le voci sono molte di più. Continuiamo a parlarne!" (Virginia Magnaghi) "Entrare alla Scuola Normale è stata senza dubbio la più grande fortuna dei miei anni fin qui, e se oggi sono una persona che si piace solo un pochino di più è per merito di quello che mi hanno insegnato le compagne e i compagni che ho incontrato. Un tratto del percorso è finito in questo modo, con questi quindici minuti: in questo testo ci siamo messi dentro tutti noi — al primo posto, ben evidente e dichiarato, ciò che ci fa paura e ciò che ci fa orrore. Scriverlo tutte e tutti insieme è stata solo la più recente lezione che ho imparato da loro; leggerlo con Valeria e Virginia il più recente regalo". (Virginia Magnaghi) "Pensieri su dove e come abbiamo studiato, vissuto, interagito, su quello che vogliamo e quello che non vogliamo per l'Università, per i nostri mestieri, per le nostre vite personali. Dopo 7 anni, ci stava. Lavorare a tante mani, a tante menti per mettere ordine in tutto questo è stata una bellissima appendice a questi anni pisani". (Virginia Grossi)
MIGRAZIONI: +SOLIDARIETÀ+ACCOGLIENZA-SOLDI A REGIMI TOTALITARI
03:04
LE MALETESTE

MIGRAZIONI: +SOLIDARIETÀ+ACCOGLIENZA-SOLDI A REGIMI TOTALITARI

Respingimenti, rimpatri, forme di detenzione e di confinamento durante il 2021 sono stati normalizzati lungo tutti i confini dell’UE, dal Mediterraneo, alla rotta balcanica, al nuovo muro di confine dell’Est Europa, sino alla rotta atlantica, passando per le frontiere interne. Nonostante lo stallo sulla negoziazione degli strumenti “più controversi” contenuti nel Patto su migrazione e asilo, nell’ultimo anno gli stati membri e la commissione sono andati avanti sugli elementi che costituivano il punto centrale dell’approccio: collaborazione con i paesi di origine e transito, rafforzamento dei confini esterni e dell’approccio hotspot, aumento dei rimpatri, cercando di legittimare a posteriori prassi che sono drammatica quotidianità da anni. Il 7 ottobre 2021, 12 stati membri hanno mandato una lettera alla Commissione UE chiedendo la costruzione di barriere fisiche ai confini esterni, con fondi europei. Con o senza muri, respingimenti e rimpatri sono stati portati avanti con risorse sia nazionali che europee e con il sostegno delle agenzie dell’UE. In prima linea Frontex, che si è trovata sotto investigazione dal Parlamento europeo per aver facilitato respingimenti nel Mediterraneo, mentre supporta i Paesi UE nelle procedure di rimpatrio forzato, come ad esempio per i rimpatri di cittadini egiziani dall’Italia. Nonostante l’UE abbia sospeso i rimpatri forzati verso l’Afghanistan, la Commissione ha incoraggiato gli stati membri a continuare a deportare i cittadini e le cittadine afghani verso paesi terzi. La situazione esplosa nell’estate al confine tra Bielorussia e UE ha portato ora alla morte di almeno 10 persone; l’ultima tragica morte è quella di un bambino di 1 anno, che ha perso la vita nella foresta. Il dramma di migliaia di persone intrappolate nei campi improvvisati in Bosnia-Erzegovina a causa delle politiche di chiusura e dalle prassi dei respingimenti, continua ancora oggi nella rotta balcanica, le persone rimangono bloccate ed esposte a violenze in luoghi di non diritto, dove violenze e torture sono state confermate anche dal report del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, pubblicato a dicembre 2021. Ai confini marittimi, la situazione rimane drammatica: 30 mila persone sono state respinte in Libia nel 2021, il 50% di quelle che hanno cercato di raggiungere l’Italia. Oltre 80 mila respinti dalla firma del Memorandum of Understanding firmato da Italia e Libia. Il progetto di supporto alle autorità per chiudere i confini libici continua; grazie alla petizione presentata da ARCI, ASGI e GLAN, il programma sarà ora soggetto a monitoraggi periodici e alla valutazione della Corte dei Conti. Le motovedette e il personale libico continuano a essere equipaggiate e formate anche con i soldi delle missioni militare italiane, rinnovate ancora una volta lo scorso luglio, nonostante sia dimostrato che le autorità libiche in più occasioni abbiano usato violenza contro i migranti in fuga e si siano macchiate di gravissime omissioni di soccorso, e nonostante diversi Tribunali – qualche giorno fa la stessa Cassazione – abbiano confermato che le operazioni di soccorso in mare che si concludono con respingimenti in Libia costituiscono violazione del principio di non-refoulement. Oltre 1.500 i morti nel Mediterraneo, a seguito di naufragi che non sono disgrazie ma conseguenza di omissioni e scelte politiche, come il naufragio che il 22 aprile ha causato la morte di 130 persone e per cui insieme ad altre associazioni ARCI ha presentato un esposto alla Procura di Roma. L’unica iniziativa che davvero potrebbe contrastare il traffico di esseri umani e le morti in mare, cioè l’istituzione di un meccanismo di ricerca e soccorso a guida europea, è ancora oggi lontano, osteggiato dalla mancata volontà degli stati che davanti alla proposta del “meccanismo di solidarietà” per la ricollocazione di persone soccorse in mare, contenuta nel nuovo Patto, rispondono di voler rafforzare la dimensione esterna e la collaborazione con i paesi di transito per bloccare le partenze. Rafforzare i confini ed evitare gli arrivi resteranno obiettivi del prossimo anno: Macron ha dichiarato che con la presa in carico della presidenza dell’Unione Europea il prossimo gennaio, lavorerà sullo stabilimento di campi ai confini e sulla cooperazione con i paesi di origine e transito dei migranti, utilizzando il nuovo budget e le risorse che verranno messe a disposizione dagli stati membri. Davanti a queste derive chiediamo ancora una volta all’UE e all’Italia di sospendere la collaborazione con paesi in conflitto o guidati da regimi dittatoriali per il blocco delle migrazioni e per i rimpatri, chiediamo un impegno concreto per iniziative di ricollocamento e di evacuazioni dai campi, un sistema di ricerca e soccorso, e una nuova politica europea basata su solidarietà e rispetto dei diritti umani. ARCI.IT, 22 dic. 2021
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