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La "Banda Mario"

il battaglione “Mario” si distingue, nella storia della Resistenza italiana, per la provenienza dei suoi “patrioti stranieri”

La "Banda Mario"

 

Il comandante, Mario Depangher, era nato a Capodistria nel 1897 e già a quattordici anni si era iscritto al Movimento Giovanile Socialista.

 

Dopo vent’anni passati tra scioperi, arresti, espatri e clandestinità, si ritrovò nel ’32 al confino di Ponza, con Sandro Pertini, poi a Ventotene, e infine internato a San Severino. Qui, poco dopo la caduta di Mussolini, cominciò a organizzare un gruppo di antifascisti armati.

 

Già il 14 settembre, sei giorni dopo l’Armistizio, attaccavano un deposito di munizioni, prelevando bombe a mano, caricatori e granate per mortai da 45.

 

 

Ogni brigata o compagnia partigiana ha le sue caratteristiche, spesso legate al territorio quanto il sapore di un vino, oppure all’indole di alcuni individui di particolare carisma. Quello che diventerà il battaglione “Mario” si distingue, nella storia della Resistenza italiana, per la provenienza dei suoi “patrioti stranieri”, come vennero indicati in alcuni documenti ufficiali, con un ossimoro molto significativo:

 

erano britannici, francesi, polacchi, boemi, jugoslavi, sovietici, etiopi, somali ed eritrei.

«A very mixed bunch» li definì John Cowtan, un soldato inglese che fece parte del gruppo.

 




 


 

Mario Depangher

 

Nato a Capodistria (oggi in Slovenia) nel 1897, deceduto a Muggia (Trieste) nel 1965, pescatore.

 

Fin dal 1912 (quando l'Istria faceva ancora parte dell'impero austro-ungarico e Depangher era un ragazzino), aveva intrapreso il suo impegno politico nella gioventù socialista. Nel 1919 partecipò, a Trieste, alla difesa della Camera del Lavoro assaltata dagli squadristi fascisti.

 

Nello stesso anno, soldato di leva, finì davanti al Tribunale militare per aver svolto propaganda socialista tra i commilitoni. Arrestato durante uno scontro con i fascisti, Depangher, nel 1921, aderì in carcere al Partito comunista.

 


È del 1928 la sua condanna a 5 anni di confino a Lipari e, dell'anno successivo, la fuga (durante una licenza), prima a Vienna, poi a Parigi e, quindi, a Mosca.

 

Rientrato illegalmente in Italia per svolgervi attività clandestina, Depangher nel 1931 fu arrestato a Reggio Emilia e condannato a 7 anni di prigione. Scontati i primi due anni di carcere, cominciarono le sue peregrinazioni da una località di confino all'altra: Ponza, Ventotene, San Severino Marche.

 

Si trovava proprio nel Maceratese alla caduta di Mussolini e, non a caso, sulle alture del santuario di San Pacifico nasce una delle prime formazioni partigiane italiane: la "banda Mario", che si collegò con la Divisione Garibaldi "Ancona" di cui l'antifascista istriano divenne comandante di battaglione.

 

Dopo la Liberazione, il CLN di San Severino designò proprio Depangher a sindaco del piccolo comune, che lui amministrò sino al ritorno nella sua terra, dove proseguì sino alla morte l'impegno politico

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