24 dicembre 2014, partimmo forzatamente in centoventi su un gommone di 15 metri di lunghezza
.. largo 2 metri e mezzo, tre file di persone all’interno, uno tra le gambe dell’altro e altre persone sedute ai bordi dello scafo.
di SOUMAILA DIAWARA
Soumaila Diawara
Sono passati otto anni. Era il pomeriggio verso le ore 18 del 24 dicembre 2014.
Arrivammo sulla riva, ci siamo fatti delle domande perché tanti di noi ci aspettavamo di arrivare in porto, non su una spiaggia isolata ai piedi dei duini di sabbia.
Dopo un’ora di attesa arrivarono dei libici con un tir e si parcheggiarono a circa duecento metri da dove ci trovavamo. Presero alcuni di noi per portare il gommone sulla spiaggia, poi, loro, cercarono di sistemarlo, mettendo del legname al centro come supporto, gonfiarlo e installare il motore.
Partimmo forzatamente in centoventi su un gommone di 15 metri di lunghezza, largo 2 metri e mezzo, tre file di persone all’interno, uno tra le gambe dell’altro e altre persone sedute ai bordi dello scafo.
Uno scafista libico si mise con noi, ci fece partire e dopo cinque muniti ci lasciò con solo una bussola dicendo: «Sempre diritto fino in Italia», con dieci taniche da venti litri piene di gasolio. Si buttò in mare e ci lasciò al nostro destino, non sapevamo come fare.
Non c’era più nessuno alla guida. Un ragazzo gambiano che era tra noi, si alzò, disse che poteva guidarlo e prese la direzione del gommone.
Dopo trenta minuti il gommone cominciò a prendere acqua, si danneggiò e poi si capovolse. C’era il terrore, le urla disperate delle persone, mi aggrappai a una tanica vuota.
Vidi e sentii le persone urlare, chiedere aiuto, non potevo fare altro che lasciare la tanica a un ragazzo piccolo che avrà avuto più o meno quindici anni. Mi misi a nuotare, rimango un’ora in mare, con le onde, faceva freddo, avevo paura. Raggiunsi la riva, ci salvammo circa in trenta.
La cosa atroce fu quando capii che erano sulla costa a guardarci morire in mare senza fare niente. Raggiunta la spiaggia ci presero tutti e il giorno dopo portarono altre persone, ci fecero nuovamente imbarcare su un altro gommone, la sera del 25 dicembre 2014.
Dopo una notte di viaggio, dalle ore 23 fino alle ore 7 del mattino del 26 dicembre, a bordo del gommone sfidando le onde del mare, alcune persone pregavano, altri piangevano.
Cominciò a piovere, la paura emergeva, un mare che non ha limite, nei quattro lati si potevano vedere solo mare e cielo che s’incontrano. Una cosa strana, su questo mare di notte si vedevano tante luci.
Questo mare è pieno di navi, non è deserto, perché le persone devono morire o qualcuno vuole che sia così? Tanti di noi non avevamo mai visto il mare figuriamoci starci a navigare sotto la pioggia al freddo di dicembre, spogliati di tutto.
Non se ne poteva più, il gasolio si mescolava all’acqua salata, bruciava e la gente si lamentava, litigavano tra loro, si spintonavano. Doveva arrivare il momento, questo momento arrivò, è finita la crociera.
La luce della salvezza, la luce della speranza, la luce della felicità, la luce che ci consegna un sorriso perso da una vita. Le emozioni erano tante, chi piangeva, chi affermava che veramente c’è Dio. Altri lamentavano di non meritare di morire in mare, volevano sola la pace.
Poi calò il silenzio quando questa nave si allontanò a gran velocità, siamo rimasti fermi pensando che non ci volevano salvare. Poi sentiamo una voce da un megafono, che disse di fermarci, aspettare che si calmi l’onda che provocava la nave.
Lì capimmo che si erano allontanati per non rovesciare il nostro gommone. Dopo circa venti muniti ci hanno chiesto di avvicinarci, se avevamo bambini e donne a bordo, questi no, ma i minori sì.
Ci salvarono la mattina verso le ore 7 e passammo tutta la giornata a bordo della loro nave fino verso le ore 6 del pomeriggio quando venimmo trasferiti su una nave della Marina.
La sera del 26 dicembre verso le 23 arrivammo nel porto di Palermo.
Buon natale 🎄
SOUMAILA DIAWARA
25 dic. 2022 - dalla sua pagina facebook