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GOFFREDO FOFI. Tempi demenziali, meglio ricorrere ai fratelli Marx

Oggi anche i comici e gli umoristi sono arrivati alla conclusione che «c’è poco da ridere», anzi niente… - GOFFREDO FOFI

C’è in particolare un loro film del 1933 che andrebbe rivisto, per prepararsi al peggio: «Duck soup». Groucho vi era il primo ministro dello stato mitteleuropeo di Freedonia, e dichiarava guerra al paese vicino, Sylvania, senza ragione alcuna, solo per il gusto di farlo


di Goffredo Fofi

15 marzo 2025


Ah, come ci mancano i fratelli Marx, come avrebbero saputo mettere in luce il real-demenziale delle affermazioni del presidente degli Stati Uniti, quello di oggi e non solo quelli di ieri. Groucho, Chico, Zeppo e Harpo – e soprattutto Groucho – furono gli osservatori aggressivi della stupidità umana, e in particolare di quella del loro paese gli Usa. Accompagnati spesso da una «vera signora», l’attrice Margaret Dumont loro perfetta ed educatissima partner.

C’è in particolare un loro film del 1933 che andrebbe rivisto, per preparasi al peggio: La guerra lampo dei fratelli Marx (nell’originale, Duck soup, «zuppa d’anatra»). Groucho vi era il primo ministro dello stato mitteleuropeo di Freedonia, e dichiarava guerra al paese vicino, Sylvania, senza ragione alcuna, solo per il gusto di farlo…


Una gag dopo l’altra, il film riguardava un’Europa immaginaria, e vi è sottinteso che l’America, gli Stati Uniti, sono diversi. Ma oggi Sylvania può venire scambiata facilmente con gli Usa, e il primo ministro Rufus Firefly (Groucho) con il presidente Trump.


Si parlò a suo tempo di una «comicità demenziale» ma demenziale stata diventando il mondo, con i suoi Hitler e i suoi Stalin, i suoi Franco e i suoi Mussolini. Ricordare quel film mette malinconia, se si pensa a cosa stava succedendo in Europa nel 1933, e ai modi in cui gli Usa la raccontavano ironizzando, convinti di una loro positiva diversità… E mette malinconia che gli Usa non esprimano più neanche un Jerry Lewis per raccontare il demenziale di oggi, un demenziale che è tornato a essere di grande attualità. Mentre le forme della democrazia sembrano rivelarsi inadeguate a resistere al demenziale attuale: un demenziale di tipo nuovo, con il grottesco che continua ad apparirci tale, ma si è fatto sistema, e la risata ci si spegne subito sulle labbra guardando alla intrinseca comicità di personaggi come Trump e come Musk.


E d’altronde, se negli Usa non hanno più i Marx, non c’è molto da ridere neanche qui da noi, in un paese in cui non agiscono più gli Age e Scarpelli e i Risi e Monicelli e i Sordi e Tognazzi, e sembrano in crisi (una crisi comprensibile) perfino gli Altan e i Verdone. C’è poco da ridere, in un paese in cui ci fu chi pensava che «una risata» avrebbe potuto «seppellire» una classe dirigente che offriva – che continua a offrire – tanti motivi di comicità. Il riso è stato quasi sempre un’arma di difesa assai pallida rispetto ai mali del mondo, ma era comunque una difesa. Oggi anche i comici e gli umoristi sono arrivati alla conclusione che «c’è poco da ridere», anzi niente…


fonte: ilmanifesto.it - 15 marzo 2025

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