Il viaggio di nozze di Pippa
Il viaggio di una sposa speciale, Pippa Bacca, richiedeva un vestito speciale, che già nella fattura richiamasse da una parte i temi del viaggio e dall’altra rispondesse in modo pratico alle esigenze della sua performance
“Ti sei vestita di bianco
ma siccome la tua anima mi sente
ti vorrei dire che la morte
non ha la faccia della violenza
ma che è come un sospiro di madre
che viene a prenderti dalla culla”
ALDA MERINI per Pippa
Al matrimonio della sua amica Margherita, la sposa ripeteva spesso agli ospiti di stare attenti a non calpestare lo strascico o altre parti dell’abito, perché si sarebbero sporcate. Pippa trovò curioso che si prestasse tanta attenzione ad un vestito che si usa un giorno solo e nacque in lei l’idea di pensare l’abito da sposa al contrario. Un vestito che dura per tutta un’esperienza e ne diventa il testimone, raccoglie su di sé i ricordi, “consumandosi” e sporcandosi.
Un unico vestito da portare in un viaggio speciale, che attraversi in autostop paesi dove la guerra è una realtà o un ricordo molto fresco, durante il quale toglierlo solo per dormire o quando lo si lava. Da sempre la sposa è simbolo della femminilità, dell’amore, della famiglia, della purezza. E il giorno del matrimonio – almeno in teoria – è un momento di gioia condivisa, di letizia comune. Tutte immagini difficilmente associabili alla guerra e vicine invece alla pace.
Da tutti questi spunti quindi l’idea di mettere a confronto diretto e reale un simbolo positivo come quello della sposa con i paesi recentemente o attualmente colpiti da conflitti; per portare questa letizia, incontrando le donne e le artiste che vivono là, per superare le diversità, attraverso piccole azioni quotidiane e molto femminili e per condividere un poco della loro fatica.
Pippa infatti aveva scelto di indossare come accessorio delle scarpe bianche con i tacchi; perché simbolo anch’esse di femminilità, ma insieme fastidiose e scomode da portare. Perché essere donna e madre, come il cammino che ognuno di noi può fare per costruire la pace, richiede anche del sacrificio.
Usava poi una cuffietta da lei fatta all’uncinetto, che le copriva i capelli, così da adattarsi all’uso dei paesi mussulmani, che in certe occasioni sostituiva con un lungo velo e una coroncina di fiori.
Il viaggio di una sposa speciale richiedeva un vestito speciale, che già nella fattura richiamasse da una parte i temi del viaggio e dall’altra rispondesse in modo pratico alle esigenze della sua performance.
L’abito da sposa di Pippa Bacca è composto da tre parti: una mantella, una giacca sfiancata e un’ampia gonna con strascico.
La Mantella, costituita da due strati di lino, verrà utilizzata dall’artista oltre che come copricapo e mantellina anche come strumento per asciugare i piedi durante la performance della “Lavanda dei piedi” che compirà durante il viaggio, alle ostetriche del posto. La mantella infatti si apre tramite dei bottoncini automatici nascosti e diviene un ampio velo che avrà appunto questa funzione.
La Giacca mantiene una linea molto femminile e sfiancata con una sorta di bustino impuntato nella parte inferiore, mentre la parte superiore è più leggera e può essere aperta con dei piccoli bottoni ad asola; le maniche sono svasate e su un lato della giacca vi è ricamato il cedro della bandiera libanese, uno dei paesi che saranno attraversati dalle artiste durante il loro viaggio.
La Gonna è a forma di giglio, simbolo di purezza e innocenza, ed ogni strato della gonna ne rappresenta un petalo. La gonna è quindi costituita da undici veli o strati, realizzati in diversi materiali naturali, che simboleggiano gli undici paesi che le ragazze attraverseranno nel loro percorso (Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Libano, Siria, Egitto, Giordania, Israele). Ogni velo è quindi identificato da un numero ricamato come le pagine di un vero e proprio libro. Inoltre su alcuni degli strati, che sono tutti staccabili per facilitarne il lavaggio, è già stato posto un ricamo che rappresenta alcuni stilemi delle bandiere degli undici paesi: in alcuni punti della gonna ritroviamo le stelle della bandiera bosniaca e la luna di quella turca, la scacchiera della Croazia e le montagne della Slovenia per sottolineare la multiculturalità del progetto.
Durante il viaggio il vestito si sarebbe certo sporcato; con la polvere, il fango, il sudore, la fatica della strada e delle giornate, il cibo e il vino dei banchetti con le persone incontrate. Dunque ogni tanto andava lavato. Questo rito non lo avrebbe reso di nuovo lindo e come nuovo, ma avrebbe però rimosso una parte dello sporco e della fatica. Per questo il detersivo preparato prima di partire, la liscivia – antico detersivo ottenuto facendo bollire della cenere prima setacciata e cinque parti d’acqua per circa 2 ore – era stato prodotto con ceneri speciali: Pippa aveva chiesto agli amici durante un apposito incontro di bruciare oggetti significativi, simbolici o semplicemente creati apposta per l’occasione: Anto la cuoca aveva bruciato delle vecchie spezie, Carla che dirige una libreria/galleria aveva portato ovviamente dei libri, Maria aveva bruciato semplicemente una benedizione che viene fatta ai pellegrini in partenza, Danilo un diario di vecchi responsi dell’oracolo I Ching. In questo modo il vestito non veniva lavato da un sapone qualsiasi, ma da un “pezzo” delle persone rimaste a casa; così che da una parte gli amici lontani alleggerissero il peso della fatica del viaggio e la aiutassero quindi ad andare avanti; dall’altra partecipassero anch’essi alla grande rete di uomini e donne che Pippa andava intessendo di luogo in luogo, di incontro in incontro.
“Il viaggio è da sempre un mezzo ed un fine, è una scelta di vita o per alcuni l’unico modo possibile di vivere; è la metafora della vita stessa.
Viaggiare con mezzi poveri mette in relazione il viaggiatore con la popolazione locale; viaggiare in autostop, fa sì che uno straniero si metta nelle mani di altri viaggiatori, ma ancora più spesso dei locali o di chi dello spostamento ha fatto il suo mestiere.
La scelta del viaggio in autostop è una scelta di fiducia negli altri esseri umani, e l’uomo, come un piccolo dio premia chi ha fede in lui.
Questo è il frutto delle tantissime esperienze in autostop che nella vita di Pippa Bacca, l’hanno portata in giro per l’Europa, sino a San Pietroburgo, Istanbul, Finisterre, Irlanda e nel nord e centro America.”*
*Dal comunicato stampa diffuso da Pippa e Silvia in partenza l’8 marzo 2008.
Pippa viaggiava in autostop da quando era bambina, prima accompagnata dalla mamma naturalmente, e poi da sola. Per lei l’autostop era un modo normale di muoversi e lo faceva spessissimo; quasi tutti i week-end andava a trovare qualche amica o amico in Italia o all’estero e sempre in autostop. Non avrebbe potuto scegliere nessun altro modo di viaggiare, per questo progetto. Facendo l’autostop infatti si ha un canale privilegiato per entrare in contatto con le popolazioni locali “e tra l’altro di tutte le classi sociali e culturali indistintamente, perché si può ricevere un passaggio da un manager o un professore, come da operai e camionisti (proprio per facilitare questo contatto con le persone incontrate nella seconda metà del viaggio, Pippa studiava l’arabo da più di un anno). La fiducia nel prossimo, l’idea che la stragrande maggioranza degli incontri siano positivi, con brava gente, disposta ad aiutarti è un ingrediente necessario per partire in autostop; questa fiducia si conferma strada facendo, con l’accumularsi di esperienze quasi sempre positive. Infatti giustamente Pippa non riteneva che ci fosse nessun pericolo nello spostarsi così: l’unica cosa che mi spaventa è il freddo… e le bestie feroci, ma dove vado non credo ce ne siano!”, aveva detto in un’intervista.
Certo l’altro elemento necessario per fare l’autostop è affidarsi alla Provvidenza, che sicuramente si occuperà del nostro cammino (evidente il parallelo con il pellegrinaggio; infatti su di un quaderno che portava con sé nel Viaggio delle spose troviamo il testo di Dum pater familias, antico canto dei pellegrini). Già in passato si era occupata da artista di questa modo di viaggiare, esponendo nella mostra Più oltre – a Perugia nel 2004 – una serie di ritratti fotografici di chi le aveva dato dei passaggi, ritagliati a forma di mezzi di trasporto. Pippa fotografava tutti quelli con cui saliva in auto e quando possibile registrava anche la conversazione che si svolgeva nel tratto di strada condiviso. Il suo stile era di mettersi a bordo della strada con un cartello, che indicasse il luogo che desiderava raggiungere. Nel viaggio delle spose, per rendere ancora meglio l’idea della fratellanza, collaborazione ed unione, i cartelli con i nomi delle città venivano spesso preparati dalle persone incontrate nelle tappe precedenti.
Note a margine.
Pippa Bacca, pseudonimo di Giuseppina Pasqualino di Marineo (Milano, 9 dicembre 1974 – Gebze, 31 marzo 2008), artista italiana, attivista, pacifista nonviolenta.
Pippa Bacca è morta tragicamente durante la performance itinerante Spose in viaggio, con cui si proponeva di attraversare, in autostop, 11 paesi teatro di conflitti armati, vestendo un abito da sposa, per promuovere la pace e la fiducia nel prossimo.
Il viaggio, la cui meta era Gerusalemme, era stato intrapreso insieme a un'altra artista, Silvia Moro, anch'essa in vestito da sposa, ed era iniziato a Milano, l'8 marzo 2008 (Giornata internazionale della donna).
Dopo aver attraversato Slovenia, Croazia, Bosnia e Bulgaria, Pippa e la sua compagna di viaggio arrivarono in Turchia il 20 marzo. Secondo il programma, le due avrebbero poi dovuto continuare attraverso Siria, Libano, Giordania, Cisgiordania e Israele, con arrivo a Gerusalemme per la metà di aprile.
Nel corso del viaggio, però, dopo essersi separata a Istanbul dalla compagna, con cui prevedeva di rincontrarsi dopo pochi giorni a Beirut, il 31 marzo 2008 Pippa Bacca fu violentata e uccisa a Gebze (Turchia), da un uomo che le aveva dato un passaggio. La sua scomparsa era stata subito segnalata e le ricerche, immediatamente messe in atto, portarono alla scoperta del suo corpo l'11 aprile successivo.
Il responsabile del suo assassinio, il trentottenne Murat Karataş, fu individuato per aver fatto uso del cellulare della vittima, e fu condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione.
L'assassino non si è mai dichiarato pentito.
Il 1 febbraio 2020 le viene dedicato, in contemporanea con l'inaugurazione della casa degli artisti in corso Garibaldi a Milano, il giardino Pippa come esempio di pace e libertà.
Pippa Bacca aveva al suo attivo diverse mostre personali e collettive, tra cui:
Le stanze di verzura (2006)
Adamo ed Eva
Surgical mutations (2004)
Il ventre dell'architetto (2003)
Non calpestate l'Africa (2003)