La Rosa Bianca / Die Weiße Rose
«Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo
«Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte.»
(sentenza del tribunale contro Sophie Scholl, Hans Scholl, e Christoph Probst, 22 febbraio 1943)
I fratelli Sophie e Hans Scholl e Christoph Probst
tutti e tre affiliati al gruppo di Resistenza Antinazista "la Rosa Bianca", furono i primi ad affrontare il processo, che si rivelò una farsa. Vennero giudicati
il 22 febbraio 1943
dal 'Tribunale del Popolo', presieduto dal giudice-boia di Hitler, Roland Freisler, che era volato appositamente da Berlino a Monaco con gli altri giudici, inviato dal gauleiter Joseph Goebbels.
Nel corso di un breve dibattimento, durato cinque ore, furono privati di ogni difesa da Freisler, reputati colpevoli e il giorno stesso
vennero decapitati.
Le guardie del carcere di Stadelheim e lo stesso boia Johann Reichhart dissero che non avevano mai visto giovani morire tanto coraggiosamente, riferendosi in particolare alla ragazza.
Il gruppo "La Rosa Bianca" fu operativo a Monaco di Baviera, città nella quale diffuse, dal '42 a '43, sei opuscoli che invitavano i tedeschi a opporsi con la resistenza passiva al regime nazista. Un settimo opuscolo, che era stato solo progettato, non venne mai distribuito perché il gruppo cadde nelle mani della Gestapo.
Il gruppo della Rosa Bianca era composto da cinque studenti: Hans e la sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, tutti poco più che ventenni. A loro si unì anche un professore, Kurt Huber, che stese gli ultimi due opuscoli.
«Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie...»
(dal primo volantino della "Rosa Bianca".)
In un primo momento, gli opuscoli vennero spediti in massa verso differenti città della Baviera e dell'Austria, poiché i membri ritenevano che la Germania meridionale fosse più ricettiva nei confronti del loro messaggio antimilitarista. In seguito a un lungo periodo di inattività, dopo il luglio 1942, la Rosa Bianca prese una posizione più vigorosa contro Hitler nel febbraio 1943, distribuendo gli ultimi due opuscoli e dipingendo slogan anti-hitleriani sui muri di Monaco, e addirittura sui cancelli dell'università. Lo spostamento delle loro posizioni risulta ovvio dalla lettura dell'intestazione dei loro nuovi opuscoli, sui quali si leggeva "Il movimento di resistenza in Germania".
Il sesto opuscolo venne lanciato dalle finestre dell'università il 18 febbraio 1943. Quasi tutti i volantini vennero distribuiti in luoghi frequentati, Sophie Scholl prese la coraggiosa decisione di salire in cima alle scale dell'atrio e lanciare da lì gli ultimi volantini sugli studenti sottostanti. Venne individuata da Jakob Schmid, un bidello nazista, che la bloccò assieme al fratello mentre stavano per lasciare l'edificio, consegnandoli entrambi al segretario della cancelleria, Albert Scheithammer e alla Gestapo.
Gli Scholl si assunsero immediatamente la piena responsabilità degli scritti sperando, invano, di proteggere i rimanenti membri del circolo. I funzionari della Gestapo che li interrogarono rimasero stupiti per il coraggio e la determinazione dei due giovani: Robert Mohr, il poliziotto della Gestapo, torturò Sophie Scholl per quattro giorni, dal 18 al 21 febbraio 1943.
Gli altri membri chiave del gruppo, processati il 19 aprile 1943, furono anch'essi trovati colpevoli e decapitati nei mesi successivi. Furono complessivamente, tra Monaco e Amburgo, quindici i membri della Rosa Bianca condannati a morte, mentre altri trentotto vennero incarcerati. Amici e colleghi della Rosa Bianca, che aiutarono nella preparazione e distribuzione degli opuscoli e raccolsero fondi per la vedova e il giovane figlio di Probst (Probst aveva tre figli, di cui uno appena nato), vennero condannati al carcere con una pena oscillante tra i sei mesi e i dieci anni. Questi ultimi alla fine della guerra furono liberati dalle truppe statunitensi.