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Progetto ISCRA FLOTTA CULTURALE DEL MEDITERRANEO. L'arte nel vuoto sardo

SARDEGNA. Paesi già fantasma, altri destinati a scomparire, mentre il governo abbandona l’isola che si sta spopolando. Da questa emergenza è nato il progetto artistico "Iscra" (27 giu. / 7 sett. 2025) a partire dalla Planargia - COSTANTINO COSSU

Costantino Cossu

18 settembre 2025


La cosa migliore è cominciare dai numeri. Se si vanno a scorrere i dati dell’ultimo censimento Istat della popolazione in Italia, quello del 2023, si vede che la Sardegna, 1.570.453 abitanti, è una regione che si sta a poco a poco svuotando: in un solo anno, tra il 2022 e il 2023, il numero di abitanti è diminuito di 7.693 unità e nell’ultimo decennio sono stati persi circa 100.000 residenti. Il tasso di natalità è il più basso d’Italia, con 0,91 figli per donna contro una media nazionale di 1,20, e i decessi sono più del doppio delle nascite.

Negativo anche il saldo migratorio interno: sono più le persone che si trasferiscono fuori dalla regione rispetto a quelle che vi si stabiliscono. Per il futuro l’Istat prevede una diminuzione della popolazione del 21% entro il 2050, con un dato negativo ancora più marcato tra i 15 e i 64 anni: in questa fascia, quella della cosiddetta popolazione attiva, il calo sarà del 38% e avrà conseguenze negative facilmente immaginabili sulla tenuta del tessuto economico e sociale della regione.


SARDARCH, UN GRUPPO di architetti e di urbanisti che collaborano con l’Università di Cagliari, ha pubblicato uno studio (Spop, istantanea dello spopolamento in Sardegna, Edizioni LetteraVentidue) dal quale emergono altri dati inquietanti. Tra sessant’anni trentuno comuni della Sardegna non esisteranno più. Per effetto dello spopolamento diventeranno villaggi fantasma, senza più alcuna presenza umana. E oltre a questo gruppo di piccoli paesi destinati a sicura estinzione, ce ne sono altri 255 che, se non scompariranno, vedranno comunque la loro popolazione ridursi drasticamente.


Ovviamente il fenomeno non è soltanto sardo. È anche nazionale ed europeo. In tutto il vecchio continente esistono zone rimaste in larga misura escluse, negli ultimi decenni, dalle dinamiche economiche neoliberiste. In Italia circa un quarto della popolazione vive in territori interessati massicciamente dal fenomeno dello spopolamento. È un’area che occupa complessivamente il 60% del territorio nazionale e che corrisponde in gran parte a zone interne rimaste tagliate fuori dai principali flussi economici. «Nel nostro paese – precisano Francesco Cocco, Nicolò Fenu e Matteo Lecis, curatori di Spop – ci sono 5.527 comuni al di sotto dei cinquemila abitanti, pari al 69,9% degli 8.047 comuni italiani, quasi duemila dei quali hanno meno di mille abitanti». In quest’area quasi tutti i paesi sono colpiti dallo spopolamento, in maniera particolare in Sardegna, che è tra le regioni con la presenza maggiore di piccoli centri: sono 314, cioè l’83,3% del totale (377) dei comuni dell’isola.


IL FENOMENO ha una rilevanza tale che dal 2014 esiste uno strumento operativo a livello governativo che si chiama Strategia nazionale per le aree interne (Snai). Dovrebbe servire a mettere in atto interventi su più livelli (economico, sociale, culturale) per strappare i piccoli paesi a un destino di estinzione. In dieci anni di attività, però, i risultati sono stati molto deludenti.

Pochi mesi fa, poi, il governo Meloni ha sì rifinanziato sino al 2027 la Snai, ma nella relazione al nuovo piano il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sancito un cambio di strategia che per le zone interne suona come una campana a morto. «Queste aree – si legge nella relazione del ministro al decreto di rifinanziamento della Snai – non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza, ma devono essere accompagnate in un percorso sincronizzato di declino e di invecchiamento». Il messaggio è chiaro: i soldi da spendere sino al 2027 non serviranno a far rinascere i piccoli centri, ma ad accompagnarli in un «processo di declino» giudicato irreversibile.


CHE A QUESTA SCELTA sia necessario opporsi sono consapevoli i sindaci e gli abitanti di tantissimi piccoli paesi, che non accettano la condanna a morte. Il fronte è ampio e si sta mobilitando. Anche in Sardegna, dove le iniziative sono tante, per lo più al di fuori del piano Snai. Ci sono comuni che cercano di intercettare i flussi di turismo esperienziale sempre più intensi; altri che puntano su ospiti part-time, anche stranieri, in cerca di stili residenziali più tranquilli e comunitari; altri che si rivolgono a rural users a cadenza regolare; altri che sperimentano esperienze di albergo diffuso. E poi ci sono quelli che puntano sulla cultura, con festival di tutti i tipi (dalla letteratura alla musica, dall’enogastronomia alle tradizioni popolari) e con le cosiddette “residenze di artisti”. In quest’ultima tipologia rientra il progetto Iscra – Flotta culturale del Mediterraneo, nato da un’idea dell’artista Leonardo Boscani e da un protocollo di intesa a più voci firmato dal museo Man di Nuoro, dall’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari e dall’Unione dei comuni della Planargia, una zona situata nel quadrante centro-occidentale dell’isola pesantemente colpita dallo spopolamento. In prima fila nel sostenere l’impresa c’è il comune di Flussio, 398 abitanti.


SBARCATA CON UNA NAVE a vela sulle spiagge della Planargia, una flotta di artisti – fra cui il collettivo Checkpoint Charlie, il regista Marco Antonio Pani, il musicista Alfredo Puglia e lo scultore della pietra Carmelo Logias, insieme con i docenti e con gli studenti dell’Accademia “Sironi” – ha esplorato il territorio circostante. Un viaggio fra costa e mare tradotto poi in opere che mescolano linguaggi estetici e riflessioni antropologiche, tra archiviazione di patrimoni tradizionali come la lavorazione dell’asfodelo e fotografia sperimentale, reperti acustici e mappatura simbolica delle relazioni tra natura e società, arti visive e recupero dei codici della millenaria cultura agro-pastorale.


Le opere prodotte sono state esposte in una mostra, intitolata Isula. Da mare a terra da terra a mare, ospitata dal museo Man. Tra le proposte più interessanti, le sculture di Carmelo Forgias, artigiano della pietra che, sulle tracce della lezione di Pinuccio Sciola, usa i colonnati naturali di basalto nero di Suni, piccolo paese della Planargia, per dare vita a una sperimentazione che tiene insieme ricerca formale e cura degli equilibri paesaggistici e ambientali di un luogo – l’altopiano che da Macomer arriva sino alla costa di Bosa – per tanti aspetti straordinario. Il giacimento dal quale Forgias estrae i suoi materiali sta a Monte Prammas, un’altura a pochi chilometri da Suni dove dal terreno affiorano grandi blocchi prismatici di basalto nero. È una pietra di origine lavica dalla composizione particolare: è più dura (nella scala di Mohs, che va da uno a dieci, siamo a sette) di qualsiasi altro basalto presente in natura. Un patrimonio geologico rarissimo, quindi. Un tesoro da custodire. «Suni – dice Forgias – ha appena 980 abitanti. Il saldo demografico è passivo, come in tante altre regioni dell’isola. Tutta la Planargia si sta spopolando. Si può fuggire da qui, andare via. E in molti lo fanno, specialmente tra i giovani. Ma si può anche restare e cercare di attivare possibilità nuove, non rassegnarsi al futuro che ci viene imposto. Molto del senso del mio lavoro sta in questo».


L’ORIZZONTE AMPIO del progetto Iscra è ben specificato da Nicolas Martino, docente all’Accademia “Sironi”, nell’introduzione al catalogo che ha accompagnato la mostra ospitata dal Man. «Costruire una Flotta culturale del Mediterraneo – scrive Martino – significa attivare un processo collettivo di creazione dal quale può scaturire quel possibile che ci manca. Non si tratta quindi dell’opera di un autore in senso classico. Boscani, anche stavolta così come in altre occasioni, diventa un attivatore, una miccia che accende un innesco». «Iscra – continua Martino – è un’opera collettiva che costruisce concatenazioni virtuose tra istituzioni museali e formative, tra territorio e associazionismo, tra artisti, operatori culturali e studenti che hanno deciso di provare e ri-costruire il mondo. In questo senso Iscra è la poesia di cui abbiamo bisogno. Quando le nostre vite sembrano ridotte alla messa al lavoro e all’estrazione di valore a ciclo continuo, è la poesia come capacità di fare cose con i segni che ci può salvare. È l’arte che riesce a rompere il ritmo che non abbiamo scelto e siamo costretti a subire».


Una scommessa che non si ferma alla Sardegna. «Stiamo già lavorando – spiega Boscani – perché, nel prossimo futuro, la scintilla accesa in Planargia dal laboratorio aperto in questa parte dell’isola con Iscra possa sprigionarsi anche su altre sponde del Mediterraneo. Pensiamo infatti a un progetto che, partendo dalla Sardegna, punti a unire popoli e culture differenti, sostituendo il dialogo e il confronto al conflitto, aprendo spazi di libertà e di emancipazione per contrastare, con gli strumenti della creatività artistica, ogni forma di violenza, di oppressione, di coercizione». In tempi di guerra e di massacri, una scintilla vitale contro chi vorrebbe imporre alla Planargia, e a tutti i margini del mondo, un destino di lenta inesorabile estinzione.



Fonte: ilmanifesto.it - 18 settembre 2025

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