Neue Fabrik
Apr 20, 2023
Le manifestazioni organizzate per la ricorrenza rappresentano soprattutto quella politica che non รจ mai riuscita a modellare la repubblica italiana nel dopoguerra.
di DAVID BRODER
I partigiani perduti
David Broder,ย Jacobin Magazine,ย Stati Uniti
25ย aprile 2018
In Italia il 25 aprile si celebra lโanniversario della liberazione dal fascismo. Il 25 aprile del 1945 i partigiani liberarono Milano e Torino, cittร industriali del nord, dalle truppe di Hitler e da quelle rimaste fedeli a Mussolini dopo che le forze alleate avevano preso il controllo di buona parte del paese. Tre giorni dopo, in un umiliante epitaffio del ventennio, i partigiani catturarono e misero a morte Mussolini e i suoi uomini, per poi appenderli per i piedi a piazzale Loreto.
Il 25 aprile รจ una festa patriottica che celebra le gesta di una minoranza armata. La festivitร fu introdotta nel 1946, mentre il Comitato di liberazione nazionale (Cln), composto tra gli altri dai rappresentati della Democrazia cristiana (Dc), del Partito socialista (Psi) e del Partito comunista (Pci), cercava dโidentificarsi con i valori universali di libertร , democrazia e unitร nazionale. In questo senso รจ significativo che la festa della liberazione ricorra nel giorno in cui il Comitato di liberazione nazionale alta Italia (Clnai) proclamรฒ lโinsurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, non nella data della liberazione finale del territorio italiano da parte degli alleati.
Tuttavia, anche se i partiti del Cln sostenevano di rappresentare โun intero popolo in armiโ, esclusi gli ultimi lealisti del regime fascista (considerati burattini della Germania e non veri patrioti), il 25 aprile non รจ mai davvero riuscito a essere un simbolo di unitร nazionale. Non solo perchรฉ i battaglioni residui dellโestrema destra celebrano ancora oggi le loro commemorazioni nella cittadina natale di Mussolini, Predappio, ma anche perchรฉ nella cultura popolare la resistenza รจ stata sempre identificata principalmente con il Partito comunista italiano.
I presidenti della repubblica e quelli del consiglio continuano a celebrare il 25 aprile 1945 come momento fondante della democrazia italiana, ma le manifestazioni organizzate per la ricorrenza rappresentano soprattutto quella politica che non รจ mai riuscita a modellare la repubblica italiana nel dopoguerra.
Cardine anticomunistaAnche se il 60 per cento dei partigiani combattรฉ nelle unitร organizzate dal Pci, i comunisti condividevano la leadership politica del Cln con democristiani, liberali, socialisti e altri. E mentre la mobilitazione antifascista sfociava nella fondazione di una democrazia parlamentare, le vecchie รฉlite trovarono subito il modo di riaffermare il controllo dello stato. Certo, dopo la liberazione i partiti del Cln governarono lโItalia insieme, scrivendo una nuova costituzione e fondando una repubblica, ma nel maggio del 1947 le pressioni legate alla guerra fredda costrinsero il Pci a uscire di scena. Nel 1946 il leader comunista Palmiro Togliatti, ministro della giustizia, nel tentativo di pacificare le tensioni sociali aveva voluto unโamnistia che riguardava anche i fascisti. Ma quando la sinistra fu emarginata, i partigiani stessi diventarono il bersaglio di processi politici istruiti da ex fascisti nella magistratura e nella polizia.
La distanza tra i combattenti partigiani e lโestablishment del dopoguerra era evidente giร il 25 aprile del 1947, quando si sciolse la seconda forza tra quelle che avevano contribuito alla resistenza, il Partito dโazione, formato da repubblicani e socialisti. La controffensiva anticomunista dopo la liberazione raggiunse lโapice il 14 luglio del 1948, con lโattentato contro Togliatti. Il gesto, compiuto da un militante di estrema destra, scatenรฒ non solo uno sciopero generale, ma nei giorni successivi spinse molti ex partigiani a riprendere le armi e occupare i luoghi di lavoro e i commissariati di polizia.
I leader del Pci temevano lo scoppio di una guerra civile come in Grecia, dove i sostenitori del re aiutati dai britannici avevano massacrato i partigiani comunisti dopo il 1945. Il Partito comunista italiano riuscรฌ a tenere a freno i suoi esponenti piรน avventuristi, e con lโingresso dellโItalia nella Nato, nel 1949, la speranza che la resistenza sfociasse in una rivoluzione svanรฌ rapidamente. Il Pci, principale partito della resistenza, era condannato a mantenere un rapporto ambivalente con lo stato nato dopo il 25 aprile, di cui aveva contribuito a scrivere la costituzione. Secondo partito del paese โ fino al suo scioglimento nel 1991ย ha oscillato tra il 22 e il 34 per cento dei voti โ il Pci non andรฒ mai al potere a causa della posizione strategica dellโItalia nel blocco occidentale, e questo nonostante gli sforzi di Enrico Berlinguer, che negli anni settanta cercรฒ di raggiungere un โcompromesso storicoโ con la Democrazia cristiana.
Anche se il 25 aprile รจ ancora contrassegnato da manifestazioni che chiedono di mantenere la promessa della costituzione di โuna repubblica democratica fondata sul lavoroโ, per quarantโanni lo stato italiano si รจ basato soprattutto sul dominio strutturale della Democrazia cristiana, il cardine anticomunista di tutti i governi italiani fino alla caduta del muro di Berlino. La Democrazia cristiana aveva collaborato con i comunisti allโinterno del Cln e poi nel governo tra il 1943 e il 1947, ma il suo contributo militare alla resistenza era stato esiguo e nellโanniversario del 25 aprile enfatizzรฒ sempre il ruolo dellโesercito statunitense nella liberazione dellโItalia.
La centralitร dei lavoratoriNon cโรจ dubbio che la guerra partigiana sia stata meno importante per lโidentitร democristiana. La Dc โ un โpartito pigliatuttoโ, composto da diverse correnti, ma anche con chiare posizioni anticomuniste โ aveva tendenze piรน di destra che dipingevano la resistenza come un movimento sanguinario e ininfluente per il successo dellโoperazione di liberazione degli alleati. Per questo, mentre la coesione interna della Dc e il suo potere politico ai tempi della guerra fredda si basavano sulla sua opposizione binaria al Pci, per i comunisti lo strumento dโaffermazione della propria legittimitร democratica รจ sempre stato la commemorazione della loro storia patriottica e non settaria nella guerra contro il nazismo.
Tutto questo nasceva dalla strategia della resistenza: la classe operaia guidata dai comunisti aveva avuto un ruolo fondamentale nella mobilitazione della lotta patriottica, ma come chiarรฌ Togliatti in una circolare del 1944, i partigiani comunisti che riuscivano a imporre lโautoritร del Cln nei vari centri avevano il divieto di โimporre trasformazioni sociali e politiche in senso socialista o comunistaโ, anche se si fossero trovati nella condizione di agire autonomamente. Il Pci si era impegnato a sostenere una causa antifascista comune e non intendeva imporre la propria autoritร sul paese.
Il partito usรฒ la mobilitazione di massa per assicurarsi un posto al tavolo istituzionale, ma non voleva rendere ostili le altre forze democratiche. La stampa comunista del periodo tra il 1943 e il 1945 (e poi la mitologia di partito) interpretava anche gli aspetti della resistenza piรน segnati dalla lotta di classe โ gli scioperi di massa, lโoccupazione dei terreni, la renitenza alla leva โ in termini โpatriotticiโ, come fossero un contributo della classe operaia al movimento progressista nazionale piรน che unโaffermazione degli interessi anticapitalisti dei lavoratori. ร stata questa combinazione di patriottismo, democrazia e senso della centralitร dei lavoratori per la ricostruzione nazionale a creare la promessa costituzione di una โrepubblica fondata sul lavoroโ. Con lo stesso spirito produttivista, partecipando alla coalizione del 1945-1947 il Pci aveva avallato il congelamento degli stipendi e aveva frenato i scioperi, per ricostruire piรน velocemente lโindustria italiana.
Detto questo, anche se il Pci presentava la sua โvia italiana al socialismoโ, graduale e centrata sulle istituzioni, come unโestensione del pensiero di Antonio Gramsci, allโatto pratico ha sempre avuto la tendenza a ribaltare lโidea gramsciana di egemonia, come sottolineรฒ il leader socialista Lelio Basso in un articolo pubblicato nel 1965 su Critica marxista.
โNonostante la partecipazione preponderante del movimento operaio, furono i nostri avversari che riuscirono a egemonizzare la resistenzaโ, scriveva Basso. โLโunitร nazionale o antifascista aveva un senso in vista del puro obiettivo di vincere la guerra, ma allโinterno di esso avrebbe dovuto esistere, come fattore dinamico e propulsivo, una piรน ristretta unitร di classe per gli obiettivi dellโimmediato dopoguerra. Solo a questo modo il movimento operaio avrebbe potuto realmente egemonizzare la lotta di liberazione, se egemonizzare un movimento vuol dire imprimergli il proprio spirito, il proprio suggello, la propria volontร , i propri obiettivi, la propria ideologiaโ.
Al tempo della pubblicazione dellโarticolo di Basso, la strategia del Pci per una โdemocrazia progressistaโ in graduale espansione aveva cominciato a sembrare vuota, e lโimpegno del partito a rispettare la legalitร repubblicana si scontrava con la sua riduzione a partito di opposizione, dovuta alla guerra fredda.
La Democrazia cristiana regnava incontrastata e lโestrema destra era in crescita, con il presidente del consiglio Fernando Tambroni che, nel 1960, ottenne la fiducia grazie ai voti dei fascisti del Movimento sociale italiano (Msi) e con il tentativo provocatorio da parte dello stesso Msi di organizzare quellโanno un congresso nellโantifascista Genova. La mobilitazione dellโestrema destra fu fermata da violente proteste, ma la โrepubblica democratica fondata sul lavoroโ non stava certo rispettando le promesse della resistenza.
La fine del sogno comunista di una democrazia progressista coincise con grandi cambiamenti allโinterno della classe operaia, in un momento in cui gli elevati tassi di crescita industriale nellโItalia del โmiracolo economicoโ degli anni cinquanta e sessanta attiravano masse di lavoratori dal sud arretrato verso le fabbriche del nord.
Emarginati dal classico movimento operaio e vittime di una sorta di discriminazione razziale, questi lavoratori furono al centro dellโattenzione della nuova sinistra che negli anni sessanta si affermรฒ anche grazie allโimpasse del Pci. Questa categoria di lavoratori, giovani e provenienti da un sud poco coinvolto nella resistenza, era culturalmente agli antipodi rispetto ai piรน anziani e qualificati operai del nord, per i quali gli scioperi antifascisti del 1943 avevano rappresentato un momento chiave di orgoglio di classe e di memoria collettiva. La letteratura autonomista e operaista dellโepoca, in rottura con le preoccupazioni retoriche del Partito comunista, si distingueva per lo scarso interesse verso la storia della resistenza: il 25 aprile era considerato una festa comunista legata alla politica patriottico-istituzionale, distante dagli interessi dei lavoratori che voleva influenzare. La resistenza รจ entrata nella coscienza della sinistra extraparlamentare soprattutto attraverso la lotta armata di alcuni gruppi e ai loro sforzi di replicare le azioni militari del 1943-1945, ispirati anche dalla venerazione per la guerriglia in Vietnam e altrove.
La โresistenza continuaโ invocata dalle Brigate rosse e i Gruppi dโazione partigiana (Gap) creati da Giangiacomo Feltrinelli si rifacevano consapevolmente alle cellule terroriste del Pci attive in tempo di guerra e riflettevano il desiderio di ritrovare la militanza dellโepoca bellica.
In tutto questo pochi prestarono attenzione alla critica politica della strategia del Pci avanzata giร negli anni quaranta dallโala piรน radicale della resistenza italiana. Anche la sinistra extraparlamentare degli anni settanta aveva la tendenza a invocare le forme di lotta piรน militanti del periodo della guerra (scioperi di massa, sabotaggio, terrorismo) come prove astratte del potenziale per un cambiamento sociale, piuttosto che recuperare la storia dei movimenti che avevano provato (senza riuscirci) a contrastare la politica dโunitร nazionale. Questo รจ il motivo per cui anche un gruppo paramilitare guevarista degli anni settanta come i Gap aveva deciso di usare lo stesso nome delle unitร partigiane degli anni quaranta, che in realtร erano completamente controllate dal Pci e subordinate alla sua strategia di alleanza patriottica.
Gruppi minoritariA quanto pare questi gruppi erano poco consapevoli del fatto che anche nel 1943-1945 esistevano forze rivoluzionarie antifasciste estranee al Cln, coinvolte nella lotta armata ma escluse dalla memoria istituzionale della resistenza. Certo, in un senso piรน ampio potremmo dire che il simbolismo dei partigiani, anche quelli legati al Pci (con le loroย Bella ciao,ย Bandiera rossa,ย Fischia il ventoย e i fazzoletti rossi) e i motivi individuali per cui i cittadini decidevano di unirsi alla lotta riflettevano spesso la speranza in una sorta di cambiamento socialista, anche se in termini molto vaghi.
Tuttavia negli anni quaranta esistevano anche movimenti composti da migliaia di persone organizzati con questa precisa prospettiva politica, che rifiutavano lโunitร nazionale a beneficio della lotta di classe: dalla Stella Rossa di Torino a Bandiera rossa di Roma passando per il sindacato rosso Cgl di Napoli. Non si trattava di gruppi minoritari. Bandiera Rossa, per esempio, era la principale forza di resistenza nella Roma occupata dalla Wehrmacht. Nato da gruppi clandestini nel periodo fascista, mentre il Pci era ancora in esilio, e combinando lโantifascismo militante con una fede quasi millenarista nella rivoluzione imminente, questo movimento guidato da autodidatti riuscรฌ a creare una base di massa nelle borgate della capitale nellโinverno del 1943, scatenando una guerra urbana durata nove mesi e costata la vita a 186 persone.
Convinto che il successo dellโArmata rossa sul fronte orientale riflettesse lโavanzata mondiale del socialismo (โtrasformando la guerra in rivoluzione, come Lenin nel 1917โ) questo movimento ultrastalinista finรฌ per scontrarsi con il Pci, che tentรฒ dโinfiltrare e distruggere lโorganizzazione.
Il radicalismo del movimento minacciava non solo la disciplina interna del Pci, ma anche la transizione ordinata verso la democrazia. Come sottolineava un rapporto della polizia militare indirizzato agli alleati che si avvicinavano alla capitale italiana nel maggio del 1944, Bandiera Rossa avrebbe avuto โlโobiettivo segreto, insieme agli altri partiti dellโestrema sinistra, di assumere il controllo della cittร , rovesciare la monarchia e il governo e portare avanti un programma pienamente comunista mentre gli altri partiti sono impegnati a combattere i tedeschiโ.
Gli storici revisionisti hanno cercato di affermare lโequivalenza dei crimini commessi da entrambe la parti della โguerra civileโ
La minaccia sovversiva rappresentata da questi comunisti provocรฒ la messa al bando immediata delle loro milizie (che secondo lโintelligence britannica provenivano โesclusivamente da ambienti criminaliโ) da parte degli alleati immediatamente dopo la liberazione di Roma. La soppressione della stampa provocatoria di Bandiera Rossa e il disarmo forzato dei suoi partigiani non furono un caso isolato. La rivendicazione da parte dello stato del monopolio della forza e la criminalizzazione dei suoi oppositori รจ stata, in un certo senso, lโatto fondativo della legalitร repubblicana, in cui gli alleati e il Cln collaborarono per liberare il territorio e imporre un rapido ritorno della pace sociale. Lo stato nato dalla resistenza era di conseguenza anche lo stato scaturito dalla neutralizzazione della resistenza, dallโincanalamento della guerra di classe nella rappresentazione operaia allโinterno dello stato per mezzo dei partiti comunisti e socialisti. Questa era, nel concreto, la โrepubblica fondata sul lavoroโ.
Oggi il Pci, il โpartito della resistenzaโ รจ ormai scomparso, cosรฌ come il Partito socialista e la Democrazia cristiana. Nel 1991 il crollo dellโUnione Sovietica ha fatto esplodere il sistema politico italiano impostato sulla guerra fredda, e la rimozione della minaccia socialista ha evidenziato le reti di corruzione che si erano sviluppate durante il dominio democristiano. Il 25 aprile sopravvive come un giorno della memoria, ma lo fa in assenza dei partiti che animarono quella lotta. Con i ranghi dei partigiani ancora in vita sempre piรน ridotti e la sinistra in una profonda crisi, il ruolo della resistenza nella vita pubblica italiana รจ sempre piรน secondario. La fine del Pci, inoltre, ha consegnato lโiniziativa ai tradizionali nemici della causa antifascista.
Gli storici revisionisti hanno cercato con forza sempre maggiore di affermare lโequivalenza dei crimini commessi da entrambe la parti della โguerra civileโ, e lโultimo governo Berlusconi ha addirittura accarezzato lโidea di liberarsi della festa della liberazione. Contemporaneamente a questa evoluzione, la memoria della resistenza รจ stata intaccata anche dallโinterno. Gli ex militanti del Pci hanno adattato i loro vecchi slogan alle loro nuove politiche neoliberali, come dimostra lโintervento del presidente Giorgio Napolitano in occasione del 25 aprile 2013. Parlando in una ex prigione delle Ss a via Tasso, lโex comunista Napolitano ha invitato il nuovo governo a mostrare nella lotta alla crisi economica gli stessi โcoraggio, fermezza e senso dellโunitร che furono decisivi per vincere la battaglia della resistenzaโ.
La coalizione a cui si rivolgeva Napolitano era formata da Silvio Berlusconi e dal tecnocrate della Goldman Sachs, Mario Monti. Ed รจ cosรฌ che lโunitร nazionale รจ diventata il vessillo dellโausteritร e del sacrificio collettivo. Non cโรจ da stupirsi se il 25 aprile รจ sempre piรน distante dalle preoccupazioni dei giovani precari e disoccupati italiani e sopravvive solo nella memoria dei vari pezzi del defunto Pci.
Dopo la morte del progetto egemonico comunista, รจ altamente improbabile che lโidea di โdifendere i valori costituzionaliโ o lโinvocazione โdellโunitร nazionaleโ e โdellโetica repubblicanaโ di settantโanni fa possano avere un ruolo nella rinascita della sinistra. Al massimo sarร lโanalisi dellโereditร della resistenza a rimettere al suo posto la ricorrenza, trasformando il 25 aprile da giorno di unitร nazionale a giornata dellโantagonismo anti-istituzionale.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questo articolo รจ uscito il 6 maggio 2016 nelย numero 1152ย di Internazionale, a pagina 36. Lโoriginale era uscito su Jacobin Magazine con il titoloย The lost partisans.