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AMNESTY INTERNATIONAL. Il Rapporto 2022-2023 sulla situazione dei diritti umani nel mondo e la Relazione sulla situazione italiana

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Mar 30, 2023

I doppi standard e le risposte inadeguate alle violazioni dei diritti umani nel mondo abbiano alimentato impunità e instabilità.
di AMNESTY INTERNATIONAL

Il Rapporto 2022-2023 sulla situazione dei diritti umani nel mondo

28 Marzo 2023


©H M Shahidul Islam/ Eyepix Group


L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia ha dato luogo a numerosi crimini di guerra, ha generato una crisi energetica globale e ha favorito un’ulteriore frattura di un sistema multilaterale già indebolito. Ha anche messo in evidenza l’ipocrisia degli stati occidentali, che hanno reagito con forza all’aggressione russa ma hanno condonato, o ne sono stati complici, gravi violazioni dei diritti umani altrove.


Il “Rapporto 2022-2023. La situazione dei diritti umani nel mondo”, presentato oggi da Amnesty International (pubblicato in Italia da Infinito Edizioni) rivela come i doppi standard e le risposte inadeguate alle violazioni dei diritti umani nel mondo abbiano alimentato impunità e instabilità, come nel caso dell’assordante silenzio sulla situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, della mancanza d’azione rispetto a quella dell’Egitto e del rifiuto di contrastare il sistema di apartheid israeliano nei confronti dei palestinesi.


Il Rapporto segnala anche l’uso di pesanti tattiche da parte della Cina per impedire l’azione internazionale sui crimini contro l’umanità che ha commesso, così come il fallimento delle istituzioni regionali e internazionali, favorito dagli interessi egoisti degli stati membri, di fronte alle migliaia di uccisioni in Etiopia, Myanmar e Yemen.

“L’invasione russa dell’Ucraina è un esempio agghiacciante di cosa può accadere quando gli stati ritengono di poter aggirare le norme internazionali e violare i diritti umani senza conseguenze”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.


“La Dichiarazione universale dei diritti umani venne adottata 75 anni fa, sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, per riconoscere universalmente diritti e libertà fondamentali a tutte le persone. Nel caos delle dinamiche dei poteri globali, i diritti umani non possono finire persi nella mischia. Devono guidare il mondo in una navigazione sempre più volatile e in un ambiente pericoloso. Non dobbiamo attendere che il mondo bruci un’altra volta”, ha aggiunto Callamard.

 

I VERGOGNOSI DOPPI STANDARD SPIANANO LA STRADA A ULTERIORI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

L’invasione su vasta scala dell’Ucraina ha causato una delle peggiori crisi umanitarie ed emergenze dei diritti umani della recente storia europea. Il conflitto ha provocato non solo sfollamenti di massa, crimini di guerra e insicurezza alimentare ed energetica a livello globale, ma ha anche sollevato il tremendo spettro di una guerra nucleare.

La risposta è stata rapida: gli stati occidentali hanno imposto sanzioni economiche a Mosca e inviato assistenza militare a Kyiv, la Corte penale internazionale ha avviato un’indagine sui crimini di guerra in Ucraina e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha condannato l’invasione russa come atto di aggressione.

Tuttavia, questo robusto e apprezzabile approccio è risultato in profondo contrasto con precedenti risposte a massicce violazioni dei diritti umani commesse dalla Russia e da altri stati e con la vergognosa risposta in atto a conflitti come quelli in Etiopia e Myanmar.


“Se quel sistema avesse funzionato per chiamare la Russia a rendere conto dei crimini commessi in Cecenia e in Siria, allora come oggi migliaia di vite avrebbero potuto essere salvate, in Ucraina e altrove. Invece, abbiamo altra sofferenza e altre devastazioni”, ha proseguito Callamard.

“Se la guerra di aggressione russa ha dimostrato qualcosa per il futuro del mondo, è l’importanza di un ordine internazionale basato su regole efficaci e applicate in modo coerente. Tutti gli stati devono raddoppiare gli sforzi nella direzione di un nuovo ordine basato sulle regole a beneficio di tutte le persone, ovunque”, ha commentato Callamard.


Per i palestinesi della Cisgiordania occupata il 2022 è stato uno degli anni più mortali da quando, nel 2006, le Nazioni Unite hanno iniziato a registrare i numeri delle vittime: lo scorso anno sono stati 151 i palestinesi uccisi, tra i quali decine di minorenni, dalle forze israeliane. Queste hanno anche continuato a espellere i palestinesi dalle loro case. Il governo israeliano ha in programma una grande espansione degli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata. Invece di chiedere la fine del sistema israeliano di apartheid, molti stati occidentali hanno scelto di attaccare i promotori di tale richiesta.


Gli Usa hanno condannato ad alta voce le violazioni dei diritti umani russe in Ucraina e hanno accolto decine di migliaia di ucraine e ucraini in fuga dalla guerra; ma le loro politiche e prassi razziste contro i neri hanno causato l’espulsione, tra il settembre 2021 e il maggio 2022, di oltre 25.000 persone fuggite da Haiti, sottoponendo molte di esse a torture e ad altri maltrattamenti.


Gli stati dell’Unione europea hanno aperto le frontiere alle persone in fuga dall’Ucraina dimostrando di essere, in quanto uno dei raggruppamenti più ricchi al mondo, più che in grado di ricevere grandi numeri di persone in cerca di salvezza e di dar loro l’accesso alla salute, all’educazione e all’alloggio. Al contrario, molti di quegli stati hanno chiuso le porte a chi fuggiva dalla guerra e dalla repressione in Siria, Afghanistan e Libia.


“Le risposte all’invasione russa dell’Ucraina ci hanno detto qualcosa su ciò che si può fare quando c’è la volontà politica di farlo: condanna globale, indagini sui crimini, frontiere aperte ai rifugiati. Quelle risposte devono essere un manuale su come affrontare tutte le massicce violazioni dei diritti umani”, ha dichiarato Callamard.


I doppi standard dell’Occidente hanno rafforzato stati come la Cina e consentito a Egitto e Arabia Saudita di evadere, ignorare o respingere le critiche sulla loro situazione dei diritti umani.

Nonostante le massicce violazioni dei diritti umani, equivalenti a crimini contro l’umanità, nei confronti degli uiguri e di altre minoranze musulmane, Pechino è riuscita a eludere le condanne, a livello internazionale, da parte dell’Assemblea generale, del Consiglio di sicurezza e del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.


“Gli stati applicano le norme sui diritti umani caso per caso, mostrando in modo sbalorditivo la loro clamorosa ipocrisia e i doppi standard. Non possono criticare le violazioni dei diritti umani in un luogo e, un minuto dopo, perdonare situazioni analoghe in un altro solo perché sono in ballo i loro interessi. Tutto questo è incomprensibile e minaccia l’intera struttura dei diritti umani universali”, ha aggiunto Callamard.

“C’è anche bisogno che gli stati che finora hanno esitato assumano una chiara posizione contro le violazioni dei diritti umani ovunque si verificano. Servono meno ipocrisia, meno cinismo, più coerenza, più azione basata sull’ambizione e sui principi da parte di tutti gli stati per promuovere e proteggere tutti i diritti”, ha sottolineato Callamard.

 

LA BRUTALE REPRESSIONE DEL DISSENSO NEL MONDO

In Russia dissidenti sono stati portati in tribunale e organi d’informazione sono stati chiusi solo per aver menzionato la guerra in Ucraina. Giornalisti sono stati imprigionati in Afghanistan, Etiopia, Myanmar, Russia, Bielorussia e in decine di altri stati del mondo dove erano divampati conflitti.


In Australia, India, Indonesia e Regno Unito le autorità hanno introdotto nuove leggi per limitare le manifestazioni, mentre lo Sri Lanka ha fatto ricorso ai poteri dello stato d’emergenza per stroncare le proteste di massa contro la crescente crisi economica. Le norme entrate in vigore nel Regno Unito hanno dato alle forze di polizia poteri molto ampi, compreso quello di vietare “proteste rumorose”, compromettendo così la libertà di espressione e di protesta pacifica.


La tecnologia è stata utilizzata come arma per diffondere disinformazione o per ridurre al silenzio o impedire le proteste.


In Iran le autorità hanno risposto con la forza illegale a una sollevazione senza precedenti contro decenni di repressione, ricorrendo a proiettili veri, pallottole di metallo, gas lacrimogeni e pestaggi: sono state uccise centinaia di persone, tra cui decine di minorenni. Anche le forze di sicurezza del Perú, a dicembre, hanno usato la forza illegale in particolare contro nativi e campesinos, per stroncare le proteste seguite alla crisi politica scaturita dalla deposizione dell’ex presidente Castillo. Giornalisti, difensori dei diritti umani e oppositori politici hanno subito repressione anche in altri stati, tra i quali Zimbabwe e Mozambico.


Di fronte alle crescenti minacce al diritto di protesta, nel 2022 Amnesty International ha lanciato una campagna per contrastare gli sforzi intrapresi in modo sempre più intenso dagli stati per erodere il diritto fondamentale di protesta pacifica. Nell’ambito di questa campagna, l’organizzazione chiede l’adozione di un Trattato per un commercio libero dalla tortura che vieti la produzione e il commercio di equipaggiamenti per le forze di sicurezza intrinsecamente atti a commettere violazioni dei diritti umani e che sottoponga a controlli quelli spesso usati per compiere torture o altri maltrattamenti.

 

GLI STATI NON PROTEGGONO NÉ RISPETTANO I DIRITTI E LE DONNE NE PAGANO IL PREZZO

La repressione del dissenso e gli approcci incoerenti ai diritti umani hanno avuto un profondo impatto anche sui diritti delle donne.


La Corte suprema degli Usa ha annullato una duratura garanzia costituzionale sul diritto d’aborto e ha messo a rischio altri diritti umani di milioni di persone che potrebbero avere una gravidanza, quali quelli alla vita, alla salute, alla riservatezza, alla sicurezza e alla non discriminazione.


Alla fine del 2022, diversi stati degli Usa avevano approvato leggi per vietare o limitare l’accesso all’aborto. In Polonia, attiviste sono finite sotto processo per aver aiutato donne ad avere accesso a pillole abortive.


Le donne native hanno continuato a subire, in modo sproporzionato, alti livelli di stupro e di altre forme di violenza sessuale. In Pakistan ci sono stati diversi omicidi di donne da parte dei familiari ma il parlamento non ha approvato la legge sulla violenza domestica di cui stava discutendo sin dal 2021. In India, sono rimasti impuniti sia casi di violenza contro le donne dalit e adivasi che ulteriori crimini di odio contro le caste.


In Afghanistan, a seguito di una serie di editti emessi dai talebani, c’è stato un grave arretramento dei diritti delle donne e delle ragazze all’autonomia personale, all’istruzione, al lavoro e all’accesso agli spazi pubblici. In Iran la “polizia morale” ha arrestato Mahsa (Zina) Amini poiché aveva una ciocca di capelli fuori dal velo: alcuni giorni dopo è morta a seguito di tortura. La sua morte ha dato vita a proteste nazionali in cui molte altre donne e ragazze sono state arrestate, ferite e uccise.


“La brama con cui gli stati vogliono controllare i corpi delle donne e delle ragazze, la loro sessualità e le loro vite lascia una tremenda eredità di violenza, oppressione e riduzione delle potenzialità”, ha sottolineato Callamard.

 

L’AZIONE GLOBALE CONTRO LE MINACCE NEI CONFRONTI DELL’UMANITÀ È CLAMOROSAMENTE INADEGUATA

Nel 2022 il mondo ha continuato a subire le conseguenze della pandemia da Covid-19. Il cambiamento climatico, i conflitti e gli shock economici, causati in parte dall’invasione russa dell’Ucraina, hanno ulteriormente accresciuto i rischi per i diritti umani.


La crisi economica ha fatto sì che il 97 per cento della popolazione dell’Afghanistan viva in povertà. Ad Haiti la crisi politica ed economica, esacerbata dalla diffusa violenza delle bande criminali, ha fatto finire oltre il 40 per cento della popolazione in una situazione di acuta insicurezza alimentare.


Le condizioni meteorologiche estreme, acuite dal rapido aumento delle temperature del pianeta, hanno portato fame e malattie in diversi stati dell’Asia meridionale e dell’Africa subsahariana: ad esempio, in Nigeria e in Pakistan le alluvioni hanno avuto un impatto catastrofico sulla vita e sui beni di sussistenza delle popolazioni e hanno contribuito alla diffusione di malattie trasmesse dall’acqua, che hanno ucciso centinaia di persone.


DI fronte a questo scenario, gli stati non hanno agito nell’interesse dell’umanità né hanno risolto la dipendenza dai combustibili fossili, il principale responsabile della più grande minaccia contemporanea alla vita. Questo fallimento collettivo è stato un altro esempio della debolezza dell’attuale sistema multilaterale.


“Il mondo è assediato da un assalto di crisi che collidono tra loro: conflitti diffusi, economie globali crudeli che finiscono per caricare sulle spalle di molti stati un debito insostenibile, evasioni fiscali da parte delle aziende, uso della tecnologia come arma, crisi climatica e placche tettoniche dei poteri in movimento. Non avremo alcuna possibilità di sopravvivere a queste crisi se le nostre istituzioni internazionali non saranno all’altezza”, ha commentato Callamard.

 

LE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI NON FUNZIONANO

È fondamentale che le istituzioni e i sistemi internazionali che dovrebbero proteggere i nostri diritti siano rafforzati piuttosto che indeboliti. La prima cosa da fare è finanziare appieno i meccanismi sui diritti umani delle Nazioni Unite in modo che le indagini e l’accertamento delle responsabilità proseguano e si arrivi alla giustizia.

Amnesty International chiede inoltre una riforma del massimo organo decisionale delle Nazioni Unite, il Consiglio di sicurezza, in modo che possa essere la voce degli stati e delle situazioni tradizionalmente ignorate, soprattutto nel Sud globale.


“Il sistema internazionale ha bisogno di una seria riforma che rifletta la realtà odierna. Non possiamo permettere agli stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza di trincerarsi dietro al loro potere di veto e di mantenere immutati i propri privilegi. La mancanza di trasparenza e di efficacia nel processo decisionale del Consiglio di sicurezza rende l’intero sistema aperto alle manipolazioni, agli abusi e alle disfunzioni”, ha aggiunto Callamard.

Mentre i governi che perseguono i propri interessi non pongono i diritti umani al primo posto, il movimento per i diritti umani mostra che possiamo ancora trarre ispirazione e speranza dalle persone che gli stati avrebbero dovuto proteggere.


In Colombia, la tenacia dell’attivismo per i diritti delle donne e le azioni legali hanno contribuito alla decisione della Corte costituzionale di decriminalizzare l’aborto durante le prime 24 settimane di gravidanza. Nel Sud Sudan, Magai Matiop Ngong è stato scarcerato, grazie a migliaia e migliaia di persone che da ogni parte del mondo hanno chiesto la sua libertà, dopo che nel 2017 era stato condannato a morte quando aveva solo 15 anni.

L’ambientalista nativo maya Bernardo Caal Xol è tornato in libertà dopo aver trascorso quattro anni in una prigione del Guatemala per accuse fabbricate. Dopo una campagna durata anni portata avanti dai movimenti per i diritti delle donne, il parlamento della Spagna ha approvato la legge che pone il consenso al centro della definizione giuridica di stupro. Kazakistan e Papua Nuova Guinea hanno abolito la pena di morte.


“È facile sentirsi privi di speranza di fronte alle atrocità e alla violenza ma, per tutta la durata dello scorso anno, la gente ha mostrato di non essere priva di potere. Abbiamo assistito ad azioni iconiche di sfida, dalle donne afgane che sono scese in strada per protestare contro il dominio talebano alle donne iraniane che si sono tolte il velo in luoghi pubblici o che si sono tagliate i capelli per protestare contro l’obbligo di indossare il velo. Milioni di persone che sono state sistematicamente oppresse dal patriarcato e dal razzismo hanno manifestato per un futuro migliore. L’avevano fatto negli anni precedenti e l’hanno fatto anche nel 2022. Questo dovrebbe ricordare a coloro che detengono il potere che non staremo mai meramente a guardare quando assalteranno la nostra dignità, la nostra uguaglianza e la nostra libertà”, ha concluso Callamard.




 


Rapporto 2022 – 2023

Italia

Sono perdurate le preoccupazioni riguardo alla tortura. La polizia ha fatto ricorso a un uso eccessivo della forza contro i manifestanti. Misure restrittive contro raduni musicali non autorizzati hanno rischiato di indebolire la libertà di riunione. La violenza contro le donne è rimasta molto diffusa. Persone soccorse in mare sono rimaste bloccate per molti giorni prima che fosse loro concesso di sbarcare. Il governo ha approvato nuove regole per limitare le operazioni di salvataggio da parte delle navi delle Ong. La cooperazione con la Libia sulla migrazione è stata rinnovata, nonostante gli abusi. In alcune parti del paese, l’accesso all’aborto non era garantito. I livelli di povertà sono aumentati, colpendo gravemente minori e stranieri. Il parlamento non ha esteso la protezione contro i crimini d’odio alle persone Lgbti, alle donne e alle persone con disabilità. La legge non ha protetto adeguatamente i whistleblower [persone che segnalano violazioni del diritto dell’Ue, N.d.C.] . È terminata la vaccinazione obbligatoria contro il Covid-19 per il personale medico operante in ospedali e case di riposo.

 

CONTESTO

A luglio, Mario Draghi si è dimesso. Le elezioni parlamentari di settembre hanno consegnato una forte maggioranza alla coalizione di estrema destra, di cui fa parte il partito Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni, che a ottobre è diventata prima ministra. Durante la campagna elettorale e nel suo primo discorso in parlamento, Giorgia Meloni ha condannato il razzismo e l’antisemitismo, ma il suo partito ha continuato a usare il linguaggio e i simboli che ricordano il regime fascista di Benito Mussolini.

 

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI

A novembre, 105 agenti penitenziari e altri funzionari sono stati processati con l’accusa di molteplici reati, tra cui la tortura, per la repressione violenta di una protesta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nell’aprile 2020.

A dicembre, un agente di polizia è stato messo agli arresti domiciliari, accusato di tortura nel caso di Hasib Omerovic, un uomo rom con disabilità. Era caduto giù dalla finestra della sua casa nella periferia della capitale Roma, in circostanze ancora non chiare, durante un’ispezione di polizia non autorizzata, a luglio. Altri quattro agenti sono stati sospesi, con l’accusa di dichiarazioni false.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE E RIUNIONE

La polizia ha fatto uso eccessivo della forza contro i manifestanti in diverse occasioni. A gennaio, a Torino, la polizia antisommossa ha picchiato con i manganelli gli studenti che prote- stavano per la morte sul lavoro di un ragazzo di 18 anni. Circa 20 persone sono rimaste ferite, di cui una in modo grave.

A dicembre, il parlamento ha approvato l’introduzione di un nuovo reato che punisce l’invasione della proprietà privata con l’obiettivo di organizzare raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, ritenuta pericolosa per la salute e l’incolumità pubblica. Gli organizzatori di tali raduni rischiano fino a sei anni di reclusione e una multa fino a 10.000 euro. Si temeva che la nuova legge potesse violare la libertà di riunione e d’espressione.

 

VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE

Ci sono state 100 uccisioni di donne in episodi di violenza domestica, di cui 59 compiute da partner attuali o ex, un dato leggermente in diminuzione rispetto al 2021.

Il parlamento non ha adottato un disegno di legge presentato nel 2021 volto a rafforzare le salvaguardie per combattere la violenza contro le donne.

 

DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI

Oltre 160.000 persone in fuga dall’Ucraina hanno chiesto protezione temporanea in Italia, ai sensi della direttiva Ue sulla protezione temporanea. Le autorità hanno dato loro accesso prioritario ai permessi di soggiorno e ai sussidi per il sostentamento.

Su altre rotte, 1.373 persone sono risultate disperse in mare, mentre cercavano un luogo sicuro in Italia. Molte erano partite dalla Libia. Sono state 105.140 le persone arrivate irregolarmente via mare, rispetto alle 67.477 del 2021; in molti casi hanno avuto bisogno di soccorso in mare. Oltre 12.000 erano minori non accompagnati. A giugno, 21 paesi europei hanno concordato un meccanismo volontario di solidarietà per la ricollocazione di 10.000 richiedenti asilo dall’Italia e da altri paesi del Mediterraneo.

Il governo ha rifiutato di assegnare un luogo sicuro per lo sbarco a centinaia di persone soccorse, a bordo delle navi di salvataggio delle Ong, e ha poi tentato di introdurre un processo di selezione per lo sbarco. Il governo francese ha autorizzato lo sbarco in Francia di un gruppo di persone rifiutato dall’Italia, ma poi per ritorsione ha sospeso i trasferimenti dall’Italia alla Francia secondo il meccanismo di ricollocazione. A dicembre, il governo ha approvato una legge con effetto immediato per limitare le attività di salvataggio in mare delle Ong. Gli equipaggi di queste organizzazioni devono ora richiedere un porto per lo sbarco e raggiungerlo dopo ogni salvataggio, limitando la possibilità di salvare più persone in un’unica operazione; devono inoltre determinare, mentre sono ancora in mare, se le persone salvate intendono chiedere asilo. La violazione delle nuove norme comporta sanzioni amministrative che vanno da multe al sequestro temporaneo o permanente della nave.

A dicembre, il tribunale di Roma ha giudicato un ufficiale della marina militare italiana e uno della guardia costiera colpevoli di aver rifiutato di autorizzare un salvataggio, contribuendo alla morte di circa 268 persone, tra cui decine di bambini, quando un’imbarcazione di rifugiati era naufragata nell’ottobre 2013. Tuttavia, gli ufficiali non hanno potuto essere condannati a causa della prescrizione.

Sono continuate le denunce di sfruttamento lavorativo dei migranti, in particolare nell’agricoltura, uno dei settori in cui le persone sono state più spesso sottopagate e costrette a vivere in alloggi pericolosi e scadenti. A novembre, cinque persone sono state arrestate per aver sfruttato lavoratori impiegati nella raccolta dei pomodori nei pressi di Foggia, in Puglia.

Cooperazione con la Libia

Il sostegno dell’Italia alla Libia per il contenimento delle persone è proseguito, nonostante le persistenti e gravi violazioni da parte delle autorità e delle milizie libiche. Nel corso dell’anno, le autorità libiche hanno intercettato in mare oltre 24.000 persone e le hanno riportate in Libia, con il supporto logistico e materiale dell’Italia.

A luglio, il parlamento ha approvato la proroga per un altro anno delle missioni militari per fornire assistenza alle autorità libiche che intercettano rifugiati e migranti in mare e li riportano in Libia. A novembre, il memorandum d’intesa con la Libia in materia di migrazione e controllo delle frontiere è stato tacitamente rinnovato per altri tre anni.

Criminalizzazione della solidarietà

Sono proseguiti i procedimenti giudiziari basati sul reato di “favoreggiamento dell’immigrazione illegale”, sebbene in alcuni casi i tribunali abbiano riconosciuto che gli atti di solidarietà non potevano costituire reato. A maggio, in un caso iniziato nel 2014, la Corte di cassazione ha annullato la condanna di quattro cittadini eritrei, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare per aver offerto ospitalità ad altri eritrei. Avevano trascorso 18 mesi in custodia cautelare.

È proseguita l’udienza preliminare a Trapani, in Sicilia, del processo contro gli equipaggi della Iuventa e di altre navi di soccorso delle Ong, per presunto favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, in relazione alle operazioni di soccorso effettuate nel 2016 e 2017. A dicembre, il governo si è unito al procedimento come parte civile.

 

DIRITTI SESSUALI E RIPRODUTTIVI

L’accesso all’aborto è rimasto difficile in molte aree del paese a causa dell’elevato numero di medici e altri operatori sanitari che si sono rifiutati di fornire cure abortive. In alcune regioni, il loro numero raggiungeva il 100 per cento del personale medico competente.

 

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

A ottobre, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti economici, sociali e culturali (Cescr) ha espresso preoccupazione per l’aumento dei livelli di povertà, compresa la povertà infantile, e per il livello sproporzionatamente elevato di povertà assoluta tra gli stranieri. Il Comitato ha evidenziato le condizioni di vita e di lavoro disumane sostenute dai lavoratori nell’economia informale.

 

DISCRIMINAZIONE

Il parlamento ancora una volta non è riuscito ad approvare una legislazione che estendesse alle persone Lgbti, alle donne e alle persone con disabilità le stesse tutele previste per altre vittime dei discorsi d’odio e crimini di odio basati su motivazioni razziste, religiose, etniche e nazionaliste.

Il parlamento non ha inoltre adottato un disegno di legge, in lavorazione da decenni, per garantire un effettivo accesso alla cittadinanza per i figli di cittadini stranieri nati e/o cresciuti in Italia. Oltre un milione e mezzo di minori hanno continuato a subire discriminazioni e difficoltà nell’accedere ai propri diritti.

 

DIRITTI DEI LAVORATORI

Il parlamento non ha rispettato la scadenza del 31 dicembre 2021 per recepire la direttiva Ue 1937/2019 sulla protezione dei whistleblower. Questa mancanza di tutele ha contribuito alle difficoltà affrontate dagli operatori sanitari e assistenziali che avevano espresso preoccupazione per le condizioni di lavoro nelle case di cura durante la pandemia da Covid-19.

 

DIRITTO ALLA SALUTE

Le continue limitazioni sproporzionate alle visite ai residenti delle case di cura per anziani, per arginare la diffusione del Covid-19, hanno violato il loro diritto a una vita privata e familiare.

 

FALLIMENTO NELL’AFFRONTARE LA CRISI CLIMATICA

A luglio è crollata una parte del ghiacciaio della Marmolada, nelle Alpi, provocando la morte di 11 persone. Gli esperti hanno attribuito il distacco del blocco di ghiaccio all’aumento delle temperature globali.

A ottobre, il Cescr ha espresso il timore che le attuali politiche di riduzione delle emissioni potrebbero non essere sufficienti per l’Italia per adempiere ai propri obblighi nella lotta al cambiamento climatico.



da: amnesty.it - 28 marzo 2023

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