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ANCORA SU PANDEMIA E DIRITTI CIVILI

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NEUE FABRIK

Jan 15, 2022

Bisogna garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure

“La metafora fuorviante della “guerra al virus” sta dando i suoi frutti avvelenati. Non sono i renitenti, i disertori, gli obiettori di coscienza e nemmeno gli “imboscati” che pregiudicano la “causa comune” complottando con il “nemico”. Piuttosto sono i generali dello stato maggiore che preferiscono indirizzare l’attenzione verso facili obiettivi di comodo piuttosto che affrontare le cause profonde della disfatta socio-sanitaria-ecologica in atto. Le pandemie da zoonosi, che diventeranno sempre più endemiche (a causa della evoluzione dei virus per adattarsi alle specie ospitanti, spillover), sono la inevitabile reazione (feedback) delle forze della natura alla vera guerra che la megamacchina termo-industriale ha lanciato alla Terra distruggendo habitat naturali, rompendo equilibri vitali millenari, liberando virus e batteri dalle loro nicchie ecologiche” (Non in mio nome, Paolo Cacciari). Di fronte a questo scenario di crisi sistemica e globale, i governi italiani che si sono succeduti – oltre a cincischiare sulla conversione ecologica dell’economia, tanto sul piano nazionale che su quello internazionale – hanno pensato bene di operare tagli drastici agli investimenti sulla sanità pubblica, operandone un vero e proprio “definanziamento” del quale anche il Rapporto dell’autorevole Fondazione GIMBE ci aveva ampiamente avvisati nel luglio del 2019 – ossia pochi mesi prima di essere investiti in pieno dall’epidemia – per il decennio 2010-2019: “Il finanziamento pubblico è stato decurtato di oltre € 37 miliardi, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla Sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica. (…) I dati OCSE aggiornati al luglio 2019 dimostrano che l’Italia si attesta sotto la media sia per la spesa sanitaria totale (3.428 dollari contro 3.980), sia per quella pubblica (2.545 contro 3.038), precedendo solo i Paesi dell’Europa orientale oltre a Spagna, Portogallo e Grecia”. Ciò ha significato, come declina “dato per dato” Altreconomia (1 settembre 2021), che “in dieci anni sono stati chiusi 173 ospedali e 837 strutture di assistenza specialistica ambulatoriale. Inoltre ci sono 276 strutture di assistenza territoriale pubbliche in meno e il personale dipendente del Ssn è diminuito di 42.380 unità.”





E poiché, invece, nello stesso periodo le spese militari hanno continuato a crescere incessantemente, a cura dei medesimi governi che hanno tagliato la sanità pubblica, le campagne della società civile italiana – da Sbilanciamoci! a Un’altra difesa è possibile – avevano ampiamente avvisato del fatto che per garantire la sicurezza dei cittadini sarebbe stato urgente e necessario invertire la direzione e riconvertire il concetto di “difesa” in senso civile e sociale, destinando a questi comparti le risorse spese invece in armamenti, dove – al contrario che nella sanità – siamo tra i primi in Europa. Questa riconversione non solo non è avvenuta, ma le spese militari – come riporta l’Osservatorio sulle spese militari italiane – sono aumentate del 20% negli ultimi tre anni e subiscono ancora un balzo in avanti nel 2022, proprio a cura del governo Draghi, sfiorando i 26 miliardi di euro. Mentre si invoca ossessivamente il paradigma bellico sul piano metaforico, laddove è stato depotenziato l’apparato sanitario di difesa della salute, è potenziato al massimo l’apparato bellico militare propriamente detto, affidando la sicurezza del Paese irresponsabilmente a quello stesso “pensiero magico” denunciato dal Censis. Come diceva la campagna Taglia le ali alle armi e come ricordava Gino Strada – incensato in morte, ma inascoltato in vita – “Soltanto con il costo di un F35 metteremmo in piedi 1500-2mila letti di terapia intensiva. Ma nessuno ne vuole parlare, come nessuno parla della sanità pubblica, che viene ed è stata massacrata con tagli al personale e chiusura di ospedali”. Invece di cacciabombardieri F35 ne stiamo acquistando 90, con un programma confermato da tutti i governi degli ultimi quindici anni, insieme ad ulteriori programmi di armamento. Del resto, anche sul piano globale – che è quello sul quale è diffusa e continua la pan/demia – assistiamo ad una crescita impetuosa delle spese militari che sono raddoppiate negli ultimi in vent’anni e, come scrivono nell’appello anche gli scienziati premi Nobel internazionali che chiedono un’operazione di disarmo per finanziare il dividendo di pace, basterebbe tagliare il 2% di questa spesa mondiale per generare le risorse necessarie per un fondo globale per la lotta contro le pandemie, il cambiamento climatico, la povertà estrema. Questione di enorme rilevanza anche in riferimento ai ripetuti e inascoltati appelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per una distribuzione equa e solidale dei vaccini come unico scudo planetario possibile. Invece, mentre in Occidente si moltiplicano le dosi booster dei vaccini, continua lo scandalo di oltre quattro miliardi di persone, anche le più fragili e anziane, che nel resto del mondo non hanno ricevuto nemmeno una dose. E sono incubatori e veicoli di nuove varianti, che alimentano ulteriori ondate di pandemia, che si affrontano con altre dosi di vaccini per i governi che li possono pagare ed arricchiscono le multinazionali del farmaco, in un perverso circuito infinito. (...) Brani scelti da: PASQUALE PUGLIESE, comune-info.net, 16 gen. 2022

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