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CILE 1973: Allende e la colpevole sfiducia nelle masse pre-11 settembre

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NEUE FABRIK

Sep 10, 2021

Materiali per una memoria "partigiana"

Una volta passata l'onda di ricordi e commemorazioni dell'11 settembre cileno anno 1973, ci preme, come Collettivo, avanzare dei dati incontrovertibili e secondo noi irrinunciabili che possano servire in vista di un dibattito pubblico improcrastinabile e necessario, contribuendo così finalmente alla creazione di una memoria "partigiana" dei fatti di allora, diffusa e organica.

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I fatti.


Nonostante la settimana prima di quel terribile 11 settembre 1973 oltre mezzo milione di lavoratori (si parla di 800mila) avesse sfilato per Santiago chiedendo armi e direttive per fermare il golpe che ormai era nell’aria, e gridando “mano dura , mano dura, non viviamo di aria pura!“; “Creare, creare, potere popolare!“; “Allende, Allende, il popolo ti difende“, i dirigenti cileni del movimento operaio dettero fiducia alle istituzioni, che non vollero ascoltare il grido di grandi masse popolari.


Ma cosa era successo nei giorni precedenti dalle parti della politica cilena all'opposizione?


Il 9 agosto, il generale Prats viene nominato Ministro della Difesa, ma questa decisione scatena la rabbia dei vertici militari; cedendo alle pressioni degli ambienti golpisti il 22 agosto Prats è costretto a dimettersi, non solo da quell’incarico, ma anche da quello di comandante in capo dell’esercito; Allende lo sostituisce in questo ruolo con Pinochet, sperando nella sua fedeltà.


Il 22 agosto 1973 i membri Cristiano-Democratici e del Partito Nazionale, della Camera dei deputati lanciano un appello ai militari per “porre fine immediata” a quello che descrivono come “infrangimento della Costituzione… con lo scopo di reindirizzare l’attività del governo sul percorso della Legge ed assicurare l’ordine costituzionale della nostra Nazione e le basi essenziali della coesistenza democratica tra i cileni.”


È la legittimazione che i militari golpisti attendevano per giustificare il golpe che poi sarebbe andato oltre le indicazioni dei democristiani e dei nazionalisti.


Il documento del 22 agosto lancia accuse deliranti al governo Allende, come cercare “...di conquistare il potere con l’ovvio scopo di assoggettare tutti i cittadini al più stretto controllo politicoCile-2 ed economico da parte dello Stato… [con] lo scopo di stabilire un sistema totalitario,” di aver compiuto “violazioni della Costituzione” come “sistema permanente di condotta“.


Tra gli altri particolari il governo venne accusato di:

-“…aver appoggiato più di 1.500 ‘espropri’ illegali di fattorie…”

-governare per decreto, impedendo così il funzionamento del normale sistema legislativo.

-rifiutarsi di attuare le decisioni giudiziarie contro i suoi sostenitori e “non eseguire le sentenze e le risoluzioni giudiziarie che contravvengono ai suoi obbiettivi.”

-ignorare i decreti dell’Ufficio del Controllore Generale.


Infine il governo venne accusato della creazione e dello sviluppo di gruppi armati protetti dal governo i quali… “sono guidati verso il confronto con le forze armate“. Gli sforzi di Allende di riorganizzare l’esercito e la polizia (dei quali aveva chiaramente ragione di temere la loro propensione al golpe) vennero denunciati come “espliciti tentativi di usare le forze armate e di polizia per fini di parte, distruggendo la loro gerarchia istituzionale, e infiltrando politicamente le loro file.”


Due giorni dopo, il 24 agosto 1973, Allende rispose accusando i democristiani di “danneggiare il prestigio della nazione all’estero e a creare confusione interna“, e preannunciando che “Faciliterà le intenzioni sediziose di certi settori“. Ma Allende non fu conseguente e non accolse l’invito dei vasti settori dei lavoratori e dei proletari autorganizzati che chiedeva “armi al popolo”.


Egli denunciò il Congresso come promotore di un colpo di Stato e di una guerra civile, affermò solennemente la decisione di sviluppare la democrazia e lo Stato di diritto fino alle conseguenze ultime. Si appellò “ai lavoratori, a tutti i democratici e i patrioti” perché si unissero a lui nella difesa della costituzione e del “processo rivoluzionario“. Ma, senza armi né organizzazione, l’appello si ridusse a un bagno di sangue da una sola parte.


11 settembre 1973: nasce una dittatura sanguinaria che durò per ben 17 anni.

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