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Di primati mondiali nell'età pensionabile e di consumo critico non privo di contraddizioni

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Neue Fabrik

Mar 23, 2023

Due interessanti articoli tratti da "il manifesto" di oggi

PENSIONI E PRIMATI MONDIALI. Mostrato il prospetto dell'età di ritiro negli altri paesi: l'Italia è nettamente in testa con 67 anni. In realtà a breve saranno 70. Chissà che qualcuno non si convinca a protestare anche qua.


Massimo Franchi


 L’argomento clou usato da Emmanuel Macron per convincere i francesi che la sua riforma delle pensioni in fondo non è così dura è un prospetto mostrato a favor di telecamera: «Età di pensionamento legale negli altri paesi». Si parte con gli Stati Uniti a quota 62 a cui ora è appaiata la Francia. Aumentandola, come succederà da settembre, a 64 anni Macron ha gioco facile a dimostrare come questa soglia sia ancora bassa: Giappone e Canada 65; Germania 65 e 10 mesi. E siamo ancora a metà classifica. In testa per ampio distacco c’è il tricolore italiano. Elsa Fornero e Mario Monti ci regalano il primato mondiale: 67 anni. Ben 8 mesi in più dei frugali Paesi Bassi.

In realtà Macron si è dimenticato di citare il meccanismo infernale per cui l’età di pensionamento della riforma Fornero nel giro di pochi decenni sarà a quota 70 anni: l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita. In una versione unica al mondo: qualunque aumento viene traslato totalmente sull’età di ritiro, come se tutta la vita fosse di lavoro. Nel 2018 il manifesto calcolò che la norma aveva già rubato ai futuri pensionati almeno 6 mesi. Nel 2030 saranno anni.

Chissà che la notizia dell’italico primato mondiale convinca invece a copiare le proteste francesi. A partire da un tratto poco sottolineato al di qua delle Alpi: in piazza vanno anche i giovani, sfatando il mito della guerra generazionale. Una manifestazione per la pensione contributiva di garanzia per giovani e precari sarebbe un bel primo passo. Di certo più partecipato delle sole tre ore di sciopero fatte contro la Fornero.




 


«Diciamo la verità, il consumo critico non è privo di contraddizioni»


Luca Martinelli


Parole di MIRIAM GIOVANZANA, direttrice editoriale di "Terre di mezzo", tratti dall'intervista rilasciata a Luca Martinelli


"Stiamo passando da una crisi all’altra e non è nemmeno detto che quelle di cui siamo più consapevoli siano le più gravi. C’è la crisi ambientale e un riscaldamento globale che ormai morde davvero ovunque, anche tra i Paesi ricchi del Nord dove ne facciamo esperienza con la siccità estrema. Veniamo da un anno di guerra e viviamo, a dir il vero, in un tempo di guerra: in questi giorni di marzo facciamo memoria del grande movimento pacifista di vent’anni fa, sto rileggendo tanti articoli e mette davvero i brividi e commozione ricordare il blocco dei treni o centinaia di migliaia di persone che siamo (non è un errore di battitura, è una scelta di partecipazione) scese in piazza per evitare derive ed errori tremendi. In tutto questo, portiamo anche il dolore di questi due anni di pandemia, di una incertezza che ci ha colpiti tutti."


"(...) ci sembra che si possa aprire una stagione nuova in cui si possa riprendere a lavorare insieme coinvolgendo tante realtà, partner storici e non solo, rinnovando cammini di lunga data. Dobbiamo tornare a trovare le ragioni per stimarci gli uni gli altri, e questo è un po’ forse il tratto della stagione che siamo vivendo. Ritrovarsi è una gioia, una promessa reciproca di un nuovo impegno, attenti ai segni di speranza. Viviamo una stagione in cui la partecipazione politica è fragile e però anche lì ci sono segni di nuove passioni tra i giovani: lavoriamo per costruire un patto tra generazioni, una rinnovata alleanza, tra dolore e speranza."


Sul consumo critico:

"Mi sembra che siamo tutti più consapevoli e più informati, resta però la radice di una contraddizione, che è quella del consumo. Aumentando le quantità consumate, anche di prodotti sostenibili, le contraddizioni sono dietro l’angolo. Dobbiamo tornare a frequentare uno dei claim storici della fiera: consumare meno, consumare meglio. Credo che la radice sia lì: viviamo in un mondo che ha teorizzato l’idea che il benessere passa attraverso la crescita e noi dobbiamo tornare a dirci che il benessere è legato alla qualità delle relazioni, che siano di prossimità o anche con chi è più lontano, con gli animali e con il mondo della Natura. Al centro deve tornare il tema della giustizia: il cibo di qualità non può diventare sempre più costoso."


"Disponiamo di pratiche agricole senz’altro migliori di altre e l’agricoltura biologica ha una sua sostenibilità, ma continuare a produrre e sprecare è il grande problema che abbiamo di fronte. Dobbiamo tornare a cercare la verità delle cose che ci diciamo. (...) viviamo in una società corrotta, è la tesi, perché le parole che usiamo sono slegate dal senso reale. Dobbiamo tornare a dirci parole di verità. La pratica della menzogna ci ha corrotto. Tornare a praticare la verità delle cose che diciamo significa chiederci che cos’è biologico? Che cos’è sostenibilità? Perché parole logore diventano un territorio di conquista per chiunque."



da: ilmanifesto.it - ediz. del 23 marzo 2023


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