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MONTE SOLE: UN PASSO IN AVANTI SUL CAMMINO PER LA VERITA COMPLETA SUI CRIMINI NAZISTI IN ITALIA

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NEUE FABRIK

Jun 20, 2022

Una sentenza del Tribunale civile di Bologna (1 giugno 2022), non ancora definitiva, riconosce il diritto risarcitorio ai familiari delle vittime sulla base dell’importante sentenza della Corte costituzionale italiana del 2014

ASSOCIAZIONE FAMILIARI DI MONTE SOLE NEI COMUNI DI GRIZZANA, MARZABOTTO E MONZUNO

Comunicato del 21 giugno 2022



Con sentenza del 1° giugno 2022 il Tribunale civile di Bologna ha pronunciato sentenza nella causa civile relativa alla strage di Marzabotto dei giorni 29 settembre-5 ottobre 1944.

In quei giorni 4 Compagnie del 16° Reparto Ricognitori della Panzergrenadierdivision Reichsfuhrer SS assassinarono circa 800 persone fra cui centinaia di donne, anziani e bambini, anche di pochi mesi.


La sentenza del Tribunale civile felsineo, non ancora definitiva*, riconosce il diritto risarcitorio ai familiari delle vittime sulla base dell’importante sentenza della Corte costituzionale italiana del 2014. La Corte in quell’occasione sancì un importante principio di diritto secondo cui, a fronte della perpetrazione di un crimine internazionale quali sono i crimini di guerra, i crimini contro la pace ed i crimini contro l’umanità, è possibile per il Giudice italiano derogare al principio di immunità degli Stati.


Si leggono nella recente sentenza dei passaggi che costituiscono dei punti fermi sulla strage di civili più grave dell’Europa Occidentale nel secondo conflitto mondiale. “nel corso dell’operazione militare diretta a contrastare la formazione partigiana ‘Stella Rossa’, tra il 29 ed il 30 settembre 1944 e successivamente tra il 1° ottobre ed il 5 ottobre dello stesso anno, nella zona ricompresa tra i Comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi, alcuni membri del settore armato delle SS (c.d. Waffen SS), appartenenti alla 16^ Divisione-SS Corazzata Granatieri comandata dal generale Max Simon e, più specificamente, al 16° Reparto Ricognitori comandato dal Maggiore Walter Reder, si rendevano responsabili di plurimi eccidi che colpivano le famiglie degli odierni attori”.


Continua la sentenza del Tribunale civile di Bologna: “In quei giorni, non solo uomini ma anche donne, bambini e anziani, benché del tutto estranei alle attività militari in corso, venivano barbaramente uccisi, senza alcuna necessità o giustificato motivo, dagli appartenenti alle SS, che, come accertato dal Tribunale Militare di La Spezia nella sentenza resa il 13 gennaio del 2007, agivano in esecuzione dell’ordine loro impartito di “uccidere tutti e distruggere tutto”.

Le atrocità compiute, infatti, non dipendevano da scelte individuali dei militari impegnati sul campo, bensì erano parte integrante di un preciso disegno strategico ideato al vertice del Reich, recepito in Italia per il tramite delle direttive del Feldmaresciallo Kesselring e infine messo in atto dal membri del 16° Reparto Ricognitori della 16^ Divisione SS Corazzata Granatieri, i quali eseguivano gli ordini del Maggiore Reder, come riconosciuto sia dal Tribunale Militare di Bologna il 31 ottobre del 1951, sia dalla Corte di Appello di Roma nella sentenza del 7 maggio 2008”.


Sotto il profilo dell’imprescrittibilità dell’azione la sentenza così si esprime: “I pronunciamenti citati [l’orientamento giurisprudenziale italiano in materia di crimini di guerra] ripetono che i crimini internazionali minacciano l’intera umanità e minano le fondamenta stesse della coesistenza internazionale, concretizzandosi nella violazione, particolarmente grave per intensità o sistematicità, dei diritti fondamentali della persona umana, la cui tutela è affidata a norme inderogabili che si collocano al vertice dell’ordinamento internazionale, prevalendo su ogni altra norma, sia di carattere convenzionale che consuetudinario”.


Si tratta di una sentenza importante nel panorama giurisprudenziale italiano poiché affronta il tema delle gravi violazioni di diritti umani e di crimini di guerra che colpirono la popolazione civile a Marzabotto-Monte Sole, ponendo – secondo l’insegnamento della Corte costituzionale e della Cassazione a Sezioni Unite – al centro delle tutele i diritti fondamentali della persona a fronte di violazioni gravissime.

Questo orientamento giurisprudenziale mostra come il diritto non sia statico, ma evolva nel tempo, a tutela dei diritti fondamentali della persona, messi a repentaglio da azioni umane criminali che colpiscono civili inermi e innocenti.


La sentenza contiene una sua straordinaria modernità, anche se affronta fatti ed azioni lontane nel tempo. Infatti i crimini di guerra ed i crimini di massa sono continuati ben oltre il 1945 ed ancora continuano in molti luoghi del mondo. La modernità del principio di deroga all’immunità statale di fronte alle azioni legali delle vittime dei crimini macroscopici può costituire un argine alla barbarie. Una risposta del diritto a chi disonora la divisa, infliggendo strazio e morte alle popolazioni civili inermi.


La nostra Associazione ha coadiuvato i familiari che hanno partecipato in proprio per rivendicare un diritto alla Giustizia, che l'immunità degli Stati negava al cittadino, tramite la "Ragione di Stato". Subita per più di 60 anni con l'archiviazione dei fascicoli di indagine, ma per dare anche una speranza alle popolazioni inermi che ogni giorno sono vittime di violenze ed eccidi.


ASSOCIAZIONE FAMILIARI DI MONTE SOLE NEI COMUNI DI GRIZZANA, MARZABOTTO E MONZUNO

21 giugno 2022



*Nota: una sentenza non definitiva è un provvedimento che la legge prevede nell’ambito della procedura civile. Ciò significa che una sentenza non definitiva può aversi in ambito civile e non penale. Come suggerisce il nome, si tratta di un provvedimento che definisce solo una parte del giudizio, in genere questioni pregiudiziali. Ogni controversia che non riesca a risolversi amichevolmente tra le parti necessita, presto o tardi, dell’intervento dell’autorità giudiziaria. Il giudice, valutate tutte le circostanze addotte dalle parti a sostegno della propria tesi, all’esito del procedimento, emette sentenza con cui decide, una volta per tutte, chi ha ragione e chi ha torto. Anche se la sentenza definisce solo un grado di giudizio (potendo per legge essere impugnata nei termini stabiliti dall’ordinamento), si è soliti dire che la pronuncia del giudice risolve incontrovertibilmente la questione sottopostagli.

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