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Vinicio Capossela Live nelle terre di Ludovico Ariosto governatore

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NEUE FABRIK

Aug 8, 2022

Un concerto unico e irripetibile per un artista che dichiara il suo amore alle 'chansons de geste' (8 agosto 2022, Castelnuovo di Garfagnana)

La nuda Pania tra l’Aurora e il Noto, da l’altre parti il giogo mi circonda che fa d’un Pellegrin la gloria noto.

Questa è una fossa, ove abito, profonda, donde non muovo piè senza salire del silvoso Apennin la fiera sponda.



"500 anni fa Ludovico Ariosto arrivò come governatore della Garfagnana, oggi nel borgo di Castelnuovo in una due giorni dedicata all’autore rinascimentale si celebrano quei racconti dell’epica cavalleresca in cui amori, scoperte, conquiste e guerre muovevano le sorti di un’Europa cristiana dominata da Carlo Magno e dai sui paladini in cui la minaccia di uno straniero ed esotico “nemico” si poteva domare con la forza e la spada".







Accompagnato da svariati strumenti, e strumentisti di prim’ordine – come Raffaele Tiseo, Vincenzo Vasi, Alessandro Asso Stefana, Giovannangelo De Gennaro e Mauro Ottolini... -in tutto un prezioso e ben affiatato settetto tra oud, viole, violino, contrabbasso trombone, percussioni, chitarra e persino una "buccina" presa in prestito dalla Domus Romana di Lucca, più archi e ottoni vari- il viaggio organizzato dal mago Capossela ha accompagnato per oltre tre ore ogni anima presente verso castelli medievali, sorgenti di acque che fanno innamorare o disamorare, verso il mare aperto o a inseguire i richiami di mostri e minotauri, gentili donzelle e di amori difficili.







Tre ore di miti e riti evocati grazie a figure come Calypso, la sirenetta Pryntil, o attraverso le rime di un neomusicato Michelangelo da "Fuggite amanti amor" che sfociano financo in "due componimenti pensati appositamente per Mont’Alfonso – “Ariosto Governatore” e “Ode all’Archibugio” – vero e proprio sunto di pensieri che mescolano l’esperienza di Ludovico Ariosto in Garfagnana e le sfide e le “follie” del mondo contemporaneo: un filo invisibile ma spessissimo, che vede l’uomo continuamente assoggettato alle dinamiche di potere e di violenza, in una catena di sopraffazione che vede la creazione di armi sempre più letali.

In questo scenario, la sensibilità, il quieto vivere, la gioia, il “Senno”, sembrano essere perduti per sempre; forse, come scritto nell’Orlando Furioso, partiti – per mai tornare – verso la lontana luna".







NOTE DI VINICIO CAPOSSELA

Dicono gli studiosi che se non fosse per l’esperienza del governatorato in Garfagnana, non sapremmo nulla dell’Ariosto uomo, dell’etica e della sua reale visione del mondo. In effetti a leggere le lettere dalla Garfagnana scritte durante l’esercizio del suo ministero, si resta colpiti dalla profonda umanità, dal senso di giustizia e anche dall’impotenza nel tentativo di esercitarla. Personalmente mi ha toccato proprio quella amara consapevolezza dell’impossibilità di agire concretamente sulla realtà. I potenti restano sempre intoccabili alla giustizia, e gli umili, i poveri diavoli da quella stessa giustizia finiscono rovinati e offesi.







E nonostante questo, però non rassegnarsi, cercare di assolvere al meglio il proprio compito, anche se è un compito non desiderato. É una storia che dice molto del rapporto tra intellettuale e potere. Ed è stato importante scoprire che uno dei primi tentativi del giovane Svevo, quando ancora così non si chiamava, è stato scrivere una pièce intitolata “Ariosto governatore”.

Ma dentro il Governatore è sempre il poeta, e laddove le sue parole non abbiano avuto la possibilità di incidere nella realtà, hanno però ben avuto la forza di sovvertirla completamente nella sua opera, che è un manuale del possibile e dell’impossibile. Il suo mondo furioso ci regala la leggerezza, il volo, ci sbatacchia di qua, di là, di su e di giù, in balia delle forze delle passioni e del caso, alla ricerca di un senno perduto che non abita più su questa terra, ma forse solo sulla luna.







Così, grazie all’invito del comune di Castelnuovo, abbiamo organizzato questa due giorni in cui strapazzarci anche noi nella follia ariostesca, non disgiunta però dall’impegno civile, come in fondo questa dura esperienza è stata per il Poeta-Governatore.

Così accanto al mondo ariostesco-cavalleresco che ancora è vivo nell’opera dei Pupi del maestro Cuticchio, c’è la rilettura dell’Ariosto Governatore di Svevo, che se anche solo abbozzato contiene suggestioni di grande attualità, che sono l’oggetto dell’incontro con Corrado Bologna accompagnato dalla voce recitante di Andrea Nicolini. Di Ariosto e Svevo si parlerà anche con Sonia Trovato, autrice della pubblicazione “A chi nel mar per tanta via m'ha scorto - la fortuna di Ariosto nell'Italia contemporanea”.







Nel mondo del poema di Ariosto, ma anche del Boiardo e del Pulci, vivono creature destinate a una estinzione non solo dalla realtà, ma dall’immaginazione, come i Giganti. A queste creature Ermanno Cavazzoni ha dedicato un maraviglioso trattato intitolato “Storia naturale dei Giganti”, e di questo l’autore ci verrà a parlare da par suo. Il concerto serale vedrà ospiti graditissimi la band Staindubatta che mantiene viva e aggiorna la parlata dialettale declinandola in musica rock. E poi c’è il nostro concerto che viaggia tra diversi temi, dall’incantesimo, alle creature fantastiche, dall’ippogrifo ai senni sulla luna, dal regno dei morti alle stelle, dal fantastico alla Folia, declinata in musica.







Su tutti due brani inediti che questa esperienza di avvicinamento a un poeta che nella città in cui sono cresciuto, Reggio Emilia, da il nome a qualsiasi cosa, dalle pizzerie, ai teatri, ai cinema a luci rosse, ecco da questa esperienza ho scritto da capo due brani. Uno appunto sull’Ariosto governatore e l’altro sulla comparsa dell’arma da fuoco, così magistralmente descritta nel poema con nome di Archibugio (o ferrobugio). L’arma compare più terribile di ogni altro ordigno fantastico, destinata, questa sì, a incidere in maniera indelebile sul reale, per “ruinar il mondo”. E verrebbe da tornare indietro al tempo della sua prima apparizione in modo da poterla “gittare nel profondo dell’inferno dal quale è venuta”.








ARIOSTO IN GARFAGNANA

Cinquecento anni fa Ludovico Ariosto arrivava in Garfagnana in qualità di governatore. Poeta della meraviglia e della magia poetica che nell’Orlando furioso aveva già dato corpo alla classicità rinascimentale coniugando la varietà del mondo nell’unità della poesia, Alfonso I d’Este, duca di Ferrara, gli aveva conferito l’ufficio precipuo di ricondurre ad unità anche gli interessi particolari che facevano delle selvagge terre d’Appennino luoghi conflittuali e massimamente inospitali.

Ariosto arrivò in Garfagnana in un periodo assai turbolento per tutta la Penisola, proprio mentre il mito rinascimentale dell’ideale classico dell’armonia e della padronanza umana sul destino andava a frantumarsi nella realtà concretissima delle guerre horrende de Italia (Machiavelli) - così come la Grecia classica aveva precipitato la propria fine nelle guerre del Peloponneso.

Niente più nobili contese cavalleresche, niente più ideali cortesi di onore e fedeltà (se mai fossero realmente mai esistiti), Ariosto trovò in Garfagnana “furti, omicidii, odi, vendette et ire”, una terra divisa dalla “sedizion che ci soggiorna” e popolata di “assassini in gran schiera”. Il mestiere delle armi da fuoco aveva soppiantato la destrezza della spada, l’archibugio la nobile contesa e ormai l’interesse particolare aveva irrimediabilmente dissolto quello collettivo diradando anche il sogno rinascimentale dell’armonia. L’uomo ideale dell’umanesimo lasciava il posto all’uomo reale, ad un medesimo tempo “golpe e lione”, dominato dalla selvatichezza e dalla follia delle proprie illusioni individuali.

Così, nella pratica di governo della Garfagnana, il mondo degli uomini si confermò ad Ariosto come un “rincrescevol labirinto”, un dedalo senza uscita, una prigione in cui ognuno è carceriere di sé stesso e vittima della propria illusione peculiare; un luogo non sconosciuto al poeta, che con la sua magia aveva già evocato nel Furioso col palazzo incantato di Atlante, dove i più valorosi cavalieri d’Oriente e Occidente inseguivano all’infinito ognuno l’immagine del proprio desiderio, trasportati dalla stessa bufera infernale di Dante che travolgeva Paolo e Francesca e le anime incontinenti dei lussuriosi menandole senza rimedio “di qua, di là, di giù, di su”.





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