1, 10, 100, 100.000 ecc.......
- erETICA
- 25 mar 2019
- Tempo di lettura: 3 min

Un’Italia, due Italie, tre Italie, forse quattro, sicuramente anche cinque, oppure sei, ma sì, dài, sette, otto e chi più ne ha più ne metta.
Di quanti Paesi dovremo continuare a parlare, prima di riuscire a cucire tutti i brandelli e gli scampoli mai del tutto uniti, a partire dal 1861 fino ad oggi?
Di “Un’Italia a due velocità” si parlava nell’ultimo dopoguerra, con l’avvento della nuova prima Costituzione Repubblicana; se ne parlava senza avere la volontà e dotarsi delle possibilità, almeno dall’alto, di superare il binomio Nord-Sud, binomio che, si diceva allora, difficilmente superabile. E allora avanti con la ‘deportazione’ di milioni di persone dal Sud verso le luci delle fabbriche del Nord, con conseguente smembramento sociale e spopolamento di interi paesi e campi da secoli adibiti al raccolto agricolo (ci sono lì, in quel preciso periodo storico, cose e analisi che andrebbero riviste, se si vuole davvero mettere a fuoco l’attenzione oggi su una imprescindibile elaborazione sociale e politica in grado di ridisegnare la mappa dell’attuale crescita del fenomeno razzista e del rigurgito fascista).
Ebbene, tenuto conto che di più Italie si sta parlando, si dovrebbe però anche cominciare a metterne in luce, di ciascuna, aspetti e risvolti importanti e, a questo proposito, sabato 23 marzo 2019 a Roma in Piazza San Giovanni, è andata in scena la migliore Italia oggi possibile, senza nulla voler togliere all’altra migliore Italia che si ritrovava nelle stesse ore a Prato contro il presidio fascista e quella che si riverserà per le strade di Verona nel prossimo fine-mese per battere i reazionari familiari, insieme a quella di una Milano ribelle, circa un mese fa, propostasi per far ripartire l’accoglienza dei migranti, previa apertura di tutti i canali umanitari da Africa e Asia.
Ma oggi parliamo della Roma del 23 marzo, con quei centomila (CENTOMILA!) esseri umani che da tutta Italia, dalla Sicilia al Veneto, dalla Puglia alla Val di Susa, hanno creato, forse per la prima volta nel ventunesimo secolo e dal basso, un primo esempio di unità popolare contro le scelleratezze del progresso capitalista e per rilanciare uno sviluppo equo e sostenibile in questa Penisola (e non solo!) martoriata da ciminiere ‘al cancro’, invasa da fanghi velenosi, trivelle assassine, trafori inutili, antenne di guerra, e poi minacciata da discariche illegali, assi di penetrazione viaria distruttivi del verde, cementificazioni non più sopportabili, e ancora gasdotti interni e internazionali, processi di privatizzazione (nonostante un referendum vinto) delle risorse idriche, dighe faraoniche, un’eolico sovradimensionato e da tanti altri ‘buchi neri’ tutti conseguenti di un’idea falsa di progresso che arricchisce solo chi usa il pianeta per interesse personale e impoverisce e costringe ad esodi biblici intere popolazioni del mondo spogliate della terra, delle proprie risorse primarie e secondarie.
CENTOMILA persone, moltissim* giovani, che cominciano a fare rete e a mettersi insieme per costruire un nuovo modello di sviluppo che tenga finalmente conto delle esigenze dei territori e degli abitanti della nostra terra e di questo Pianeta, in modo che di questo Pianeta si continui a parlare ancora per secoli e secoli, in forme democratiche, egualitarie e sostenibili, per un progresso sostenibile, legato agli antichi saperi locali.
La stampa e tutti gli organi d’informazione hanno fin dall’inizio congiurato contro questa mobilitazione e poi volutamente taciuto del grande evento che si è svolto, impedendo nei fatti una visibilità che però sarà riscattata nei prossimi mesi, quando saranno redatti, sulla testa e sulla pelle della gente, piani e contratti contro il territorio disastrato o da disastrare (dalle Alpi a Lampedusa) e i diversi Comitati sapranno trovare le risposte giuste per opporsi a progetti ingiusti e criminali, affaristici e mafiosi, non in linea con la volontà popolare di rispetto dell’ambiente e delle condizioni di lavoro e di vita.
Un’altra Italia, possibile e nuova, alla fine è nata, e sarà resistente e propositiva, rivoluzionaria e rispettosa dei territori e delle persone.
A questa Italia noi saremo sempre al fianco e sapremo scegliere, come sempre abbiamo fatto, il nostro campo nella battaglia politica e sociale: saremo con chi vuole salvare il Pianeta, la Vita di tutti i suoi abitanti e le sue risorse, a qualsiasi latitudine e longitudine.
Centomila grazie!
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