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Davide Giromini, ovvero del "Vento Nero".

  • erETICA
  • 22 nov 2019
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 3 mar 2021


Nulla è slegato. DAVIDE GIROMINI il fotografo di una putrida ciclicità che non cessa di ammorbare questo paese, da qualsiasi punto di osservazione la si scruti (in questo, una periferia come Carrara vale esattamente quanto Milano o Roma.

Così fa in questa canzone appena scritta in tempi salviniani di pieni poteri e di miti popolari della razza dal tabacchino (un'immagine precisa e agghiacciante: le chiacchiere della “gente” nei negozi, sugli autobus, ai giardinetti, e -naturalmente- sui “social” che hanno universalizzato capillarmente le idiozie da bar. “Un pacchetto di Marlboro, 'sti negri che ci invadono, ci rubano il lavoro, Salvini ha ragione, prima gli italiani ecc.). 1919-2019.

Tutto si ripete con innovazioni tecnologiche. Svaniscono, fanno fading, i filmoni impegnati che parvero segnare un'epoca nuova, sfuma Sidney Poitier mentre l' “integrazione” e la “solidarietà” fanno figura di parolacce o di bestemmie, e l' “intercultura” è sostituita dal caro, vecchio, immarcescibile razzismo. Il vento nero che soffia.

Una fotografia in pochi versi, una breve canzone, una constatazione in forma di "folk rock politico esistenziale"

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