top of page

Emergenza diritti Lgbti in Europa.

  • erETICA
  • 19 dic 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

"Zona franca da LGBT", adesivo distribuito in Polonia in molti Comuni.

Con la risoluzione 2933, che ha ottenuto 436 voti favorevoli, 107 contrari e 105 astensioni, il Parlamento europeo ha ieri (18 dicembre 2019) esortato la Commissione Europea «a condannare tutti gli atti pubblici di discriminazione contro le persone Lgbti, in particolare le cosiddette “zone franche Lgbti” in Polonia».

Nel testo si esprime «profonda preoccupazione per il crescente numero di attacchi contro le persone Lgbti nell’Ue da parte di Stati, funzionari statali, governi nazionali e locali e politici».

Vengono inoltre citati «alcuni esempi recenti che includono dichiarazioni omofobe effettuate durante una campagna referendaria in Romania e discorsi di odio nei confronti delle persone Lgbti nel contesto delle elezioni in Estonia, Spagna, Regno Unito, Ungheria e Polonia».

In particolare, per quanto riguarda la Polonia, la plenaria ha chiesto la revoca delle risoluzioni che attaccano i diritti delle persone Lgbti, condannando l’istituzione, dall’inizio del 2019, delle aree «libere dall’ideologia Lgbti» da parte di decine di comuni, contee e regioni del Sud-est della Polonia.

"Oggi al Parlamento europeo s’è avuta la conferma su chi vuole azzoppare i diritti, discriminare le persone e non opporsi al clima di odio in Europa e in Italia.

Per fortuna l’Aula di Strasburgo ha approvato una Risoluzione che condanna quanto è avvenuto in Polonia dove, addirittura, sono state istituite le “zone franche Lgbti”.

Il Parlamento (463 a favore, 107 contrari e 105 astenuti) ha condannato la diffusione crescente di un clima di intolleranza contro le minoranze.

Chi si è opposto? I deputati della destra con gli italiani di Lega e Fratelli d’Italia. E si è distinto anche l’ex presidente del Parlamento, il numero 2 di Forza Italia, Tajani, che salomonicamente si è astenuto".

(Pietro Bartolo, europarlamentare, 18 dicembre 2019)

UN PO' DI STORIA RECENTE.

Fin dal 2015, Amnesty International denunciava un clima rovente su questo tema in Polonia “La Polonia ha un sistema giuridico a due livelli che protegge soltanto alcuni gruppi minoritari, abbandonando gli altri. Se sei un uomo gay o una donna lesbica, una persona con una disabilità o senzatetto e vieni attaccato a causa della tua natura, la polizia sarà autorizzata a trattare il tuo caso come un crimine ordinario, non come un crimine d’odio. Questa lacuna legislativa deve essere immediatamente colmata“.

Anche la Chiesa polacca non è immune da un sentimento in odore di omofobia, se sul sagrato della chiesa della conversione di San Paolo a Lublino (ottobre 2019), il prete stringe tra le mani il suo rosario. Tutto si sarebbe aspettato fuorché di vedere ancora sotto attacco il suo Paese. “Non me ne starò con le mani in mano a vedere questi sodomiti distruggere i nostri valori, attacca Malgorzata, 86 anni. Ho visto la Polonia finire sotto il dominio nazista e sovietico, non succederà ancora”.

Il nuovo Parlamento Europeo

Il nuovo Parlamento Europeo

Sulla crociata contro le comunità Lgbt, il PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Legge e Giustizia), alleato della Lega di Matteo Salvini, dichiara come siano gli omosessuali e non più i migranti - come era in passato - il nemico numero uno. e ha impostato su questo la campagna elettorale per le europee di maggio scorso e quella per il rinnovo dell’Assemblea polacca del 13 ottobre. Una linea rivelatasi vincente: al Sejm, la Camera bassa, il PiS ha raccolto il 43.59% dei voti. Percentuale che arriva al 55.39% nella regione di Lublino, il cuore della cosiddetta Polonia B, l’area più povera e conservatrice del Paese.

“Prima è stato il turno dei migranti, ora il nemico siamo noi. E tutto per qualche voto in più alle elezioni. Pensavo che dopo la morte di Pawel Adamowicz (sindaco progressista di Danzica, accoltellato durante un evento pubblico nel gennaio di quest’anno, ndr) le cose sarebbero cambiate. Il PiS invece ha alzato il livello di scontro, non si fermeranno davanti a nulla”. (Bart Staszewski, attivista dal movimento gay).

Il peso degli Stati nazionali e delle rispettive forze politiche, all'interno del Parlamento Europeo 2019-2024

Eppure Bart sta pagando un prezzo altissimo per il suo attivismo. Non passa giorno senza che i suoi canali social non siano inondati di insulti e minacce. L’ultima gli è arrivata per mail, a qualche giorno dalla marcia dello scorso 29 settembre: “Non organizzare quel corteo o sei un uomo morto”. E in effetti la marcia arcobaleno avrebbe davvero potuto tingersi di rosso. Pochi giorni dopo il gay pride si è venuto a sapere che tra gli arrestati c’era anche una coppia, un uomo e una donna, fermati poco prima dell’inizio della marcia. La polizia aveva rinvenuto un ordigno rudimentale nello zaino della donna. Ora i due dovranno rispondere dell’accusa di strage.

“Va avanti così da mesi, racconta Bart, ormai vivo costantemente nella paranoia. La paranoia di essere attaccato per strada, intercettato al telefono, spiato su Facebook, controllato dalla polizia. Basta niente per finire nella macchina della propaganda, è qualcosa di spaventoso”.Dall’inizio della crociata del PiS sono anche aumentati i casi di suicidio tra i ragazzi appartenenti alle minoranze sessuali. Come quello di Milo Mazurkiewicz, 23 anni, transgender, che ha posto fine alla sua vita gettandosi da un ponte a Varsavia.

“Sono storie frequenti, prosegue ancora Bart, un ragazzo di 15 anni che abita in un paese vicino Lublino mi ha telefonato in lacrime. È omosessuale, ma ha paura di dirlo a qualcuno e ha spesso pensieri suicidi. Ecco, questo vuol dire essere gay oggi in Polonia”.

Un’atmosfera da pogrom, come lo definisce Bart, impossibile da immaginare fino a poco tempo, soprattutto in questo angolo della Polonia, qui dove l’intera comunità ebraica, circa un terzo della popolazione di Lublino, venne sterminata durante la Seconda guerra mondiale. Sembra ancora di sentire l’eco di quel passato provenire dal campo di concentramento di Majdanek, sulle colline che circondano la città.

Il timore è che quell’eco rimanga inascoltata.

Comments


© 2025 by NEUE FABRIK

  • le maleteste 2025
  • le maleteste / 2023
  • Youtube
  • le maleteste alt
  • Neue Fabrik
bottom of page