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Gli attestati di solidarietà non assolvono le istituzioni di questo paese

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Nel frattempo sia chiaro, noi non siamo classe “lagnante”, né “supplicante”. Noi per tornare al lavoro, siamo pronti a essere classe “dirigente”. E per questo ci attrezziamo per fare quello che diciamo

# LE MALETESTE #

17 nov 2022

L'ANTEFATTO.

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze 

15 novembre 2022

La disperazione, il tentativo di gettare fango su uno stabilimento e su una lotta di popolo, ribaltare costantemente la verità.

Ci abbiamo pensato bene a quali proteste fare.

Non toccheremo l' agibilità delle strade o dei mezzi usati da chi va a lavorare.

Siamo venuti a rivendicare la nostra dignità qua.

Dicono che si chiami "comune" perché è la casa di tutte e tutti.

Noi siamo in consiglio comunale. Non ce ne andiamo senza novità risolutive sulla vertenza. Ad oltranza qua.

Questo presente finisce ora.

Il nostro futuro comincia adesso.

#insorgiamo





IL FATTO.

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze 

16 novembre 2022


Gli attestati di solidarietà non assolvono le istituzioni di questo paese.

L’hanno chiamata “la presa di Palazzo Vecchio”. E’ durata 30 ore. Un altro minuscolo pezzo di storia scritta a favore di chi vorrà raccontarla quando saremo passato. Ma oggi siamo ancora presente che prova testardamente a farsi strada nel futuro.


Il tempo in questa vicenda è tutto. Questa è una corsa contro il tempo. Ed è un tempo asimmetrico. Per chi vive del mantenimento dello status quo è sufficiente che il tempo passi e si perda. Per noi, ogni giorno è fatica. Pesa sulle capacità di resistenza, sulle menti e sulle tasche. Ogni giorno senza agire è sprecato perché ogni giorno che passa, la fabbrica è più chiusa.


Non è un caso se l’attuale proprietà ci appare innanzitutto come una enorme perdita di tempo. Gli unici due ostacoli tra l’attuale proprietà e lo spreco totale del tempo sono il pagamento dei nostri stipendi e l’assemblea permanente che presidia la fabbrica. Per questo non sa parlare d’altro: sgomberare la fabbrica e scaricare i nostri stipendi sull’Inps attraverso la cassa integrazione.



Per ottenere lo sgombero, calunnia la funzione sociale dell’assemblea permanente. Per ottenere la cassa integrazione, ci ha di fatto presi in ostaggio e usa il non pagamento degli stipendi come elemento di pressione.

Dopo trenta ore di presidio in Palazzo Vecchio, ci è stato chiesto di fatto “qualche giorno, qualche ora” in più. Siamo stati rimandati ad altri incontri che rimanderanno altri incontri. È un giochino che ormai conosciamo: farci fare la parte di quelli che vogliono tutto e subito.


Cosa volete che sia qualche ora in più o qualche giorno in più? E’ così che da sedici mesi, le ore si trasformano in giorni, i giorni in mesi e i mesi in anni.

Ed è così che abbiamo “lasciato la posizione” in vista della prossima finestra di verifica.


Lunedì è stato indetto un Consiglio Comunale dedicato al tema Gkn. Abbiamo chiesto che tale Consiglio si svolga in fabbrica. Perché se noi abbiamo attraversato fisicamente il Comune (“la casa di tutte e tutti”), ora il Consiglio Comunale è chiamato a sancire con la propria presenza fisica che questa è la fabbrica di tutte e tutti. Verso cui devono cessare calunnie e manovre.


Quella sarà l’ulteriore verifica. Non abbiamo chiuso “la presa di Palazzo Vecchio” con alcun documento congiunto, perché a questo punto sarà l’intero Consiglio Comunale ad esprimersi.

Ancora una volta, un pezzo delle istituzioni di questo Paese è chiamato a rispondere a una domanda semplice: che cosa hanno da portare in questa vicenda se non parole? Come si spiega la contraddizione di singole lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti, cittadine e cittadini, che qua stanno dando tutto a fronte di intere istituzioni che non vanno oltre parole e prese d’atto?


Il Sindaco è intervenuto presso la proprietà facendo presente le nostre ragioni. E ha raccolto quello che abbiamo raccolto noi: niente. Se qualcuno aveva dubbi, ora è persino ufficiale: lo schiaffo è all’intero territorio. Che cosa ha intenzione di fare il territorio è una domanda che noi possiamo porre, ma a cui non possiamo rispondere da soli.



Le nostre richieste sono semplici:

1. Mettere in sicurezza le famiglie, senza accettare ricatti all’Inps. Si attivino tutte le reti possibili per fare anticipare gli stipendi dovuti. Intendiamoci, non siamo gli unici a stare male. Sia chiaro: non chiediamo di mettere in sicurezza i nostri stipendi perché siamo più poveri o più belli di altri. Nel caso specifico, si tratta di sventare il non pagamento degli stipendi come strumento per togliere ossigeno a una mobilitazione. Una mobilitazione per di più che prova a creare un precedente a favore di tutte/i.


2. Mettere a disposizione lo stabilimento alle attività di reindustrializzazione, autorecupero, autoproduzione, associativo-territoriali, scouting e progettazione industriale di soggetti pubblici, privati, tra cui anche le forme di associazionismo o cooperativismo produttivo individuate dai lavoratori, che verranno sottoposte al comitato di proposta di verifica.


3. Intervento pubblico, controllo pubblico, finalità pubblica. La fabbrica è pubblica e socialmente integrata. Pubblica perché senza capitale pubblic, Gkn è fallita. Finalità pubbliche perché il lavoro che difendiamo è a disposizione della collettività. Socialmente integrata perché attraverso la Società Operaia di Mutuo Soccorso restituisce al territorio un bene che il territorio ha difeso.


L’attuale proprietà deve cessare di fare da tappo al ritorno al lavoro.

Nel frattempo sia chiaro, noi non siamo classe “lagnante”, né “supplicante”. Noi per tornare al lavoro, siamo pronti a essere classe “dirigente”. E per questo ci attrezziamo per fare quello che diciamo.

Il nostro gruppo mutualismo è al lavoro, il nostro comitato tecnico scientifico per la reindustrializzazione anche.

Abbiamo fondato la Aps Soms Insorgiamo.

Qua non c’è spazio per il compitino. Questa non può essere una vertenza normale perché le vertenze come le nostre normalmente perdono.

Noi siamo chiamati ad essere eccezionali. Non una eccezione che conferma la regola ma che la riscrive.

Come da quel 9 luglio, fuori dalla mobilitazione non c’è salvezza. E fuori dalla nostra progettualità non c’è ripartenza.

Ma il tempo è poco e le energie anche.

Chiunque pronuncia una sola parola sulla Gkn, è chiamato a dire cosa è disposto a mettere perché le parole si trasformino in fatti. Questo vale per ognuno di noi. Vale doppiamente per le istituzioni.

Rompere l'assedio.

Per la fabbrica pubblica e socialmente integrata.

#insorgiamo

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