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Immagine del redattoreLE MALETESTE

C'è del marcio in Palestina






8 novembre 2021.

La famiglia dell’attivista Nizar Banat, ucciso lo scorso giugno da uomini dei servizi di sicurezza dell’Autorità Palestinese, ha comunicato di non avere fiducia nel processo in corso a Ramallah che vede imputati 14 agenti dell’intelligence.


L’avvocato della famiglia Banat, Gandhi Amin, ha inoltre annunciato che non prenderà più parte alle udienze dopo essere stato insultato e minacciato da uno dei legali degli imputati.


Per la famiglia Banat il procedimento in corso è solo una «farsa» che non toccherà i responsabili «ad alto livello» dell’omicidio dell’oppositore del presidente dell’Anp Abu Mazen.


E denuncia anche che due cugini della vittima sono stati arrestati e minacciati dai servizi di sicurezza. Per questo chiede un processo internazionale per fare luce sui «veri colpevoli».

(ilmanifesto.it, 9 nov. 2021)



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Un’esecuzione degna di un vero e proprio squadrone della morte.


Poco prima dell’alba di giovedì 24 giugno, circa 25 militari dell’Autorità palestinese, hanno fatto saltare con cariche esplosive, senza che ve ne fosse motivo, porte e finestre dell’abitazione di Nizar Banat a Dura, cittadina del distretto di Hebron-Al Khalil e, secondo la ricostruzione dei familiari, lo hanno violentemente e immotivatamente percosso con manganelli e con un bastone di ferro e quindi trascinato a terra, seminudo e sanguinante e caricato nella camionetta che lo avrebbe portato in caserma.


Poche ore dopo veniva comunicato, con un messaggio whatsapp, che Nizar Banat era morto. Così è morto un dissidente che da circa 7 anni esponeva le sue critiche verso Abu Mazen e l’ANP.



Non è certo la prima volta, purtroppo, che il potere corrotto e autoritario palestinese che opprime i palestinesi, fa uccidere palestinesi.


L’Autorità Palestinese aveva arrestato Banat diverse volte con l’accusa di aver insultato il sentimento nazionale, di aver "assalito" l’Autorità Palestinese e di aver incitato alla lotta contro l’Autorità Palestinese attraverso la sua pagina Facebook.


La sua casa è stata attaccata da forze di sicurezza dopo che aveva chiesto all’Unione Europea di tagliare gli aiuti all’Autorità Palestinese, a causa del rinvio delle elezioni legislative palestinesi del 2021.


All'immediato diffondersi della notizia dell'esecuzione di Nizar Banat, attivista politico e difensore dei diritti umani, una gran folla si è riversata nelle strade per chiedere che vengano affidati alla giustizia i colpevoli, mandanti e assassini, del delitto efferato di Stato.


La risposta dell'Autorità Palestinese è stata univoca: sedare con tutti i mezzi ogni possibilità di rivendicazione popolare, attraverso l'uso della violenza indiscriminata contro una popolazione che protestava pacificamente.


da transform-italia.it, 7 luglio 2021



Agenti della Sicurezza palestinese in borghese aggrediscono un manifestante a Ramallah, 26 giugno 2021

Così è successo a Ramallah nei giorni 25 e 26 giugno, dove foto inequivocabili dimostrano come, da parte dell'ANP, si è arrivati a criminalizzare i manifestanti e spegnere così qualsiasi voce dissidente, usando elementi in borghese che picchiano selvaggiamente, ingiuriano e arrestano persone inermi e intimidiscono giornalist* e fotoreporter.


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Le testimonianze de* giornalist* e fotoreporter dalle strade di Ramallah


Il regime dittatoriale dell'Autorità Palestinese (AP) ha schierato le forze di sicurezza, tra cui dozzine di poliziotti in borghese e forze speciali, sabato per affrontare i manifestanti civili scesi in piazza dopo l'omicidio volontario di Nizar Banat a Ramallah in Cisgiordania.

Diverse giornaliste sono rimaste ferite mentre riferivano della manifestazione, tra cui "Naglaa Zaitoun, Fayhaa Khanfar, Saja Alami e Shatha Hammad". Khanfar è stata portata in ospedale per cure mediche.


Una agente della Sicurezza palestinese in borghese getta a terra una manifestante a Ramallah, 26 giugno 2021

Aziza Nofal, giornalista freelance che lavora con diversi media internazionali, ha detto che gli attacchi ai giornalisti includono minacce, aggressioni fisiche e abusi verbali.

«C’era una chiara presa di mira delle giornaliste», ha detto Nofal. «Ci hanno preso di mira come donne per intimidire altri giornalisti.»


Le giornaliste palestinesi Fayhaa Khanfar e Naglaa Zaitoun sono state duramente picchiate da ufficiali in borghese sabato, lasciando lividi e fratture su tutto il corpo.


Ahmed Talaat, un fotoreporter palestinese che segue le proteste a Ramallah, ha detto al MEE di essere stato aggredito nonostante indossasse un giubbotto stampa.

"Mi hanno umiliato. Non riuscivo a trovare nessuno che mi difendesse".


Saja al-Alami, un’altra giornalista, è stata inseguita a lungo prima di riuscire a nascondersi in un bagno pubblico.


da (middleeasteye.net, 29 giugno 2021)



Un agente della Sicurezza palestinese in borghese minaccia una giornalista a Ramallah, 26 giugno 2021

Nota: Le forze armate statunitensi e l'unità di polizia COPPS dell'UE hanno addestrato e sostenuto finanziariamente le forze di polizia dell'Autorità palestinese in modo che possano arrestare e reprimere i loro oppositori.

Usa e Europa dunque addestrano le forze "di Sicurezza" palestinesi, la maggior parte delle quali reclutate tra la popolazione più povera e meno istruita, per assumere il ruolo bestiale di cui gli stessi israeliani hanno sempre goduto.

Per 25 anni, gli Stati Uniti e l'Europa hanno versato miliardi nella creazione di un'entità palestinese violenta e autoritaria, fedele ai paesi occidentali.


da (kawther.info, 26 giugno 2021)

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