«Lo stato maggiore laburista ha infine deciso che non sono adatto a far parte del loro partito, poiché non rinnegherò quelli che sono stati già espulsi. Ebbene, sono orgoglioso di stare con i buoni amici e compagni vittime dell’epurazione. C’è davvero una caccia alle streghe».
Queste le parole del regista Ken Loach, il 14 agosto 2021, a commento della sua espulsione dal Partito Laburista britannico. La notizia è passata pressoché inosservata, in questo mondo dei media sempre più allineato col potere, in cui “passano” solo le notizie gradite e spesso anzi le notizie vengono anche manipolate.
Oggi Loach è stato espulso, in quanto rappresentante di quell’ala del partito che si riconosceva in Jeremy Corbyn, e ultimamente, è stato altresì accusato di antisemitismo, come altri intellettuali quali i musicisti Brian Eno e Roger Waters, solo perché contrario alla politica espansionista di Israele e invece favorevole alla creazione di uno stato autonomo palestinese.
IL COMITATO ESECUTIVO nazionale del partito (Nec) aveva appena (all’inizio di luglio) proscritto un migliaio di appartenenti a vari gruppi della sinistra “radicale” corbynista tra cui Resist, Labour Against the Withchhunt, e Labour In Exile Network.
Loach entrato nel partito all’inizio degli anni Sessanta, lo aveva abbandonato durante l’era Blair nei Novanta dopo trent’anni. Aveva poi ripreso la tessera nel 2015, con l’avvento alla leadership di Jeremy Corbyn.
Colpire Loach serve non tanto a impedire a Corbyn di rialzarsi, quanto a impedire una qualsiasi futuro ritorno del socialismo nella normalizzazione Old New Labour targata Starmer.
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