17 mar 2021 Un insegnamento per la Pace e la Democrazia in tutto il mondo Le parole del deputato detenuto dal 2016 nelle carceri di Erdogan sono un insegnamento per la Pace e la Democrazia in tutto il mondo 1 - nella prima parte (16 marzo 2021), pubblichiamo estratti dalla sua dichiarazione in video-conferenza per difendersi in aula 2 - nella seconda parte (luglio 2019) ci elenca alcuni consigli ironici da tenere cari, nel caso in cui dovessimo incorrere nelle maglie della carcerazione in Turchia 3 - infine, nella terza parte proponiamo una mini-biografia di Selahattin
1.
«Prima di tutto mi congratulo con il tribunale per il suo coraggio. Io appartengo al Partito Democratico dei Popoli. Ero uno dei suoi due co-presidenti. La mia identità politica era netta, chiara e pubblica. Non ho mai nascosto la mia identità politica. Anche voi perseguite un disegno politico ma vi nascondete.
Ho aspettato un anno per questa udienza. Nel mentre, nel mese di giugno del 2020, la Corte Costituzionale ha deliberato che voi avete violato i miei diritti. La Cedu (Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, NdR) si è espressa nella stessa maniera. Ma voi, come se non fosse successo nulla, non avete preso nessuna decisione. Continuate a comportarvi ugualmente, come facevate prima. Tuttavia questa vostra posizione per me è inaccettabile.
So che ricevete gli ordini da uno dei consulenti del Presidente della Repubblica, si chiama Mehmet Uçum. Anche il membro più giovane del vostro collegio conosce la legge meglio di lui. Lo conosco anch’io, ha una pessima conoscenza della materia. Ma perché nonostante questo continuate a assecondarlo? Perché, Mehmet, ora lavora per il Palazzo reale.
Voi non avete nemmeno inserito la decisione della Cedu tra le carte del mio processo. I tribunali di Mersin e Istanbul dove si svolgono gli altri processi su di me, hanno richiesto una copia della decisione della Cedu ma voi invece niente.
Mi sarei aspettato che voi aveste spiegato qui in aula perché avevate deciso di ignorare la decisione della Cedu. Ma non lo farete mai. Il vostro Presidente Erdogan ha già spiegato tutto in realtà, dicendo: “Non posso intervenire nelle decisioni dei tribunali tuttavia ovviamente non difenderemmo i diritti di un terrorista come Selahattin Demirtas anche se avesse dei diritti”. Erdogan ha già dichiarato che i miei diritti non saranno difesi e voi avete eseguito il suo piano. Per questo mi congratulo con voi. Mi congratulo per questa chiara violazione dei diritti. Avete regalato alla Turchia uno storico caso di violazione dei diritti.
In questi 4 anni del mio processo avete visto com’è ridotta la Turchia. Voi contribuite alla distruzione di questo Paese. Ogni decisione che avete preso ha rafforzato il rapporto tra la giustizia e la politica e ha reso più profonda la presenza della criminalità organizzata che si trova dentro lo Stato. Quindi le istituzioni che lavorano per il governo non possono essere messe in discussione da parte della giustizia. Infatti oggi in questo Paese non esiste uno Stato e le istituzioni non funzionano. La Cassazione oppure la Corte Costituzionale non possono prendere delle decisioni autonome. Perché il potere esecutivo controlla tutto.
Perché non ci basiamo sulla legge elettorale in questo processo invece che prendere la Costituzione come riferimento? Voi, giudici, avete portato avanti un notevole lavoro politico perché i partiti che sostenete potessero arrivare al potere. Voi avete collaborato per cambiare il sistema in questo Paese. Avete contribuito alla creazione di un sistema dittatoriale basato sulla figura di un uomo solo. Voi apertamente dite che non riconoscete i pareri della Corte Costituzionale e della Corte europea dei diritti umani. I vostri portavoce politici che sono Erdoǧan, Bahçeli e Soylu ve lo ordinano e voi eseguite. Vi consiglio di non sacrificarvi per mantenere il potere.
Questo governo, al 99%, andrà via alle prossime elezioni. Successivamente sarete convocati nella commissione d’inchiesta sulla giustizia presso il Parlamento. Quindi i membri del nuovo Parlamento vi interrogheranno sulle carte che avete preparato contro di noi. Vi giuro che vi chiederò il conto di tutto quello che mi avete fatto, davanti alla giustizia.
In questa attuale situazione politica non avete nessuna possibilità per condurre questo processo in modo indipendente. Quindi vi consiglio di sospendere questo processo fino alle prossime elezioni. Potete decidere di fissare la data della prossima udienza per il mese di luglio del 2023, quando si svolgeranno le prossime elezioni politiche. So che vi arrivano gli ordini dal Palazzo reale e voi prendete le decisioni basandovi su questi ordini. Se fossi in voi me ne vergognerei.
Facciamo così, so di certo che non applicherete nessuna delle decisioni della Corte Costituzionale e neppure quella della Cedu, dunque consegnate le carte al procuratore così lui decide come gli pare. Così non vi stancherete. Abbiamo solo 2 anni fino alle prossime elezioni così in tutto questo tempo potete fare porta porta e chiedere voto per il governo.
So che questo governo perderà e questo Paese si riprenderà. Tuttavia alcune persone pagheranno il conto davanti alla legge. Mi volete condannare a 142 anni di galera? Mi raccomando fatelo, anzi se mi condannaste a 141 anni non vi perdonerei.
Privare dell’immunità parlamentare è contro la Costituzione. Questo fatto è stato evidenziato anche nell’ultima decisione della Cedu. Per cui vi consiglio di rivolgervi alla Corte Costituzionale per cambiare quell’articolo. Invece se non ve ne importasse nulla e vi foste concentrati sulle elezioni vi farei una cortesia; potrei chiedere al tribunale penale 22 di Ankara di cambiare il collegio dei giudici. Così potreste lavorare meglio. »
16 marzo 2021, da "pressenza.com" del 17 marzo 2021
2.
Non sono in carcere da così tanto tempo da dimenticare la vita sfrenata che sta al di fuori da queste mura. Non è un periodo così lungo da parlare da esperto in un paese in cui ci sono numerosi detenuti politici che si trovano in carcere da più di 25 anni. Tuttavia mi sento obbligato a parlare delle mie esperienze da carcerato.
Quando entrate in carcere, il primo giorno, ti perquisiscono con l’obiettivo di togliere tutto quello che non è permesso introdurre dentro. Tuttavia non riescono a togliere le tue “idee” che sono alla base delle motivazioni del tuo arresto. E’ una procedura interessante.
I primi giorni, quando esci dalla cella, per esempio per incontrare l’avvocato, all’improvviso controlli le tue tasche, pensando di aver dimenticato le chiavi attaccate alla porta, da dentro. Non ti preoccupare, qui le serrature sono numerose, ma le chiavi non ce le hai tu.
Coloro che vengono a visitarti ti trovano molto facilmente. Qui non c’è nessuno che li accoglie dicendo “è uscito poco fa per una riunione”, “è in ferie, può lasciare un appunto”.
Se non sei una persona amata fuori e non conti nulla non ti preoccupare. Qui, dentro, ti contano almeno due volte al giorno, è meglio che niente. Cerca di ricavarne un beneficio da questo.
Qui non hai nessun problema come “ho la batteria scarica”, perché qui la batteria non si scarica mai. Stai tranquillo.
Quando le cose si mettono male, non ti impediscono di accedere a internet. E’ un sentimento veramente piacevole, ti fa sentire un po’ libero.
Se ti fai problemi perché non sei mai finito in televisione, non ti preoccupare, qui ci sono numerose telecamere che ti riprendono 24 ore al giorno e ci sono diverse persone che guardano le tue immagini giorno e notte.
Cari amici che fate dei salti mortali, ogni giorno, per non perdere il bus, il traghetto oppure la metro, qui dentro, è proprio fatto per voi. Lo shuttle non parte, assolutamente, se non ci siete voi. Qua dentro, si prendono molto cura dei clienti.
Ormai non puoi andare da nessuna parte senza navigatore? Non ti preoccupare, qua dentro, ovunque tu vada ti assistono almeno quattro guardie.
Fate attenzione che ci saranno dei compagni di cella che ti diranno “Bussa qualcuno, guarda un attimo”, non ci cascare!
Se, di notte, sentissi del rumore, come se fosse entrato un ladro, nella tua cella, non ti preoccupare. In galera, ci sono anche dei ladri, ma li tengo in altre stanze. In ogni caso sono dei ladri piccoli. Non mettono dentro quelli grandi, non c’è da temere.
Qui dentro, nessuno può prendersela con te dicendo “Ti faccio sbattere dentro!”, è una sensazione diversa.
Mi rivolgo a coloro che si arrabbiano dicendo “ti ho scritto dieci minuti fa e non mi rispondi!”, qui ci vuole almeno un mese per ricevere una lettera oppure per far recapitare alla destinazione. E’ un’ottima prova per controllare la rabbia.
Ah una cosa, non scrivere, nella lista della spesa, cose come: martello, falce, zappa, sega. Purtroppo, questi maledetti, non te le danno.
Qui esiste un preside, anche il vicepreside, addirittura ci sono pure degli insegnanti ma non pensare che ti daranno la pagella e ci saranno le vacanze estive. L’ho verificato.»
luglio 2019, da "pressenza.com" - 15 luglio 2019
3/1
Selahattin Demirtaş (10 aprile 1973) è un politico turco di origine 'zaza' (una minoranza etnica presente in Anatolia, nella Turchia orientale.
È nato a Elâzığ, nella regione del Kurdistan turco, dove ha completato la sua educazione primaria e secondaria. Iniziati gli studi universitari al dipartimento di Commercio Marittimo e Management della Dokuz Eylül Üniversitesi di Smirne, Demirtaş fu costretto ad abbandonarli a causa di problemi politici. Successivamente si iscrisse alla facoltà di legge dell'Università di Ankara. Laureatosi in giurisprudenza Demirtaş lavorò alcuni anni come avvocato freelance fino a che non divenne membro della commissione esecutiva della sezione di Diyarbakır dell'Associazione per i Diritti Umani turca (İnsan Hakları Derneği, İHD).
Durante il suo mandato, l'associazione si concentrò sul crescente numero di omicidi politici irrisolti nella Turchia di quegli anni. Demirtaş è tra i fondatori del presidio di Amnesty International a Diyarbakır.
Selahattin Demirtaş è sposato con Başak Demirtaş e ha due figlie, Delal e Dılda.
Demirtaş entrò in politica nel 2007, come membro del Partito della Società Democratica (DTP), partito di sinistra e rappresentante della minoranza curda del paese col quale venne eletto alla parlamento lo stesso anno.
Il DTP venne sciolto dalla Corte Costituzionale turca nel 2009 per legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, l'organizzazione della guerriglia curda nel sud-est del paese. Gli ex parlamentari del DTP fondarono allora il Partito della Pace e della Democrazia (BDP). Durante il primo congresso del BDP nel 2009, Demirtaş fu eletto co-segretario insieme a Gültan Kışanak. Nel 2011 venne rieletto al parlamento. Demirtaş è stato uno dei protagonisti dei colloqui di pace tra il governo turco e i rappresentanti della minoranza curda.
Nel 2013, da una costola del BDP, nacque il Partito Democratico del Popolo (HDP), con l'intento di rappresentare i curdi dell'ovest del paese e la sinistra turca delusa dai partiti tradizionali.
Nel giugno 2014 Demirtaş è stato nominato congiuntamente da BDP e HDP come candidato alle prime elezioni dirette per il presidente della repubblica turca, che si sono svolte il 10 agosto 2014. Alle elezioni presidenziali Demirtaş è arrivato terzo (e ultimo), raccogliendo il 9,77% dei voti.
Alle successive elezioni presidenziali, condotte nel 2018 nella condizione di detenuto in attesa di giudizio, ha conseguito l'8,40 per cento dei suffragi; nella medesima condizione, in cui versa dal 4 novembre 2016, Demirtas non aveva potuto partecipare alla campagna elettorale in occasione del referendum costituzionale del 2017. La Corte europea dei diritti umani ha condannato la Turchia per violazione degli articoli 5, comma 3 e 18 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo perché, tenendo in carcerazione preventiva un esponente politico durante queste importanti scadenze elettorali, ha perseguito uno scopo ulteriore, rispetto a quelli della carcerazione preventiva, comprimendo la dialettica democratica.
da "wikipedia"
3/2 Selahattin Demirtas, l’ex co-presidente del Partito Democratico dei Popoli (HDP), si trova in carcere da circa 3 anni. E’ stato arrestato nel mese di novembre del 2016 con una serie di accuse tra cui quella di “agire per il conto di organizzazioni terroristiche”. In tribunale sia lui che i suoi avvocati hanno smentito varie volte le accuse infondate, lo stesso Demirtas l’ha ribadito solo qualche giorno fa, come dichiara nell’articolo pubblicato sulla nostra agenzia. Demirtas è diventato ancora più famoso con le sue diverse forme di resistenza dentro il carcere. In questo periodo ha realizzato numerosi lavori di illustrazione ed ha scritto due libri di racconti. L’ex parlamentare ha lanciato numerosi messaggi ironici tramite i suoi avvocati che li hanno diffusi via twitter e facendo così ha fatto pensare alle guardie di avere un cellulare nella cella. Twitter è stato uno strumento importante per Demirtas anche durante la campagna elettorale del 2016 quando si candidò al Presidente della Repubblica. In tutto questo periodo ha rilasciato varie interviste per corrispondenza ha composto un brano musicale cantandolo al telefono a sua moglie. Gli unici mezzi a disposizione che aveva Demirtas erano gli incontri con i suoi parenti ed i suoi legali e l’uso limitato del telefono fisso. L’ex co-presidente dell’HDP utilizzò, sempre nel 2016, il telefono anche per registrare un comizio elettorale, diffuso dai suoi famigliari. L’ex parlamentare e l’ex co-presidente del Partito Democratico dei Popoli, Selahattin Demirtas, si trova nel carcere di Edirne dal 4 novembre del 2016. Demirtas è accusato di una serie di reati pesanti tra cui “fondare un’organizzazione criminale” e “appartenere a un’organizzazione terroristica armata”. La Corte Costituzionale della Turchia si è pronunciata nel mese di giugno del 2020 dicendo che nel suo processo ci sono stati diversi casi di violazione dei diritti umani, tra cui la detenzione prolungata non giustificabile. Mentre famiglia e avvocati si aspettavano la sua scarcerazione, il collegio dei giudici ha deciso di continuare con la detenzione di Demirtas presentando nuove accuse. Infine, nel mese di dicembre del 2020, la Grande Camera (Grande Chambre) della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha ordinato alla Turchia di liberare Selahattin Demirtaş, definendo la sua detenzione come un gesto “politico” e non “giuridico”. La decisione della Cedu ha scatenato la reazione del Presidente della Repubblica di Turchia che l’ha definita come una decisione “politica e ipocrita”. Lo stesso Presidente ha descritto Demirtas come un “terrorista con le mani piene di sangue”, ed ebbe lo stesso tipo di reazione anche dopo la prima importante decisione della Cedu, nel 2018, sempre a favore della scarcerazione di Demirtas. il 16 marzo 2021, un anno dopo l’ultima decisione della Cedu, Selahattin Demirtas si è presentato, in video conferenza, in aula per difendersi. In tutto questo periodo la decisione della Cedu non è stata tradotta in turco e nemmeno inserita nei fascicoli del processo. Demirtas, in aula, ha fatto un discorso molto ricco, ironico e politico. da "pressenza.com" , e altri , 2019/17 mar. 2021
Commenti