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Immagine del redattoreLE MALETESTE

Un calcio ai nazisti: Matthias Sindelar.






La Giornata della Memoria che ci piace: 3 aprile 1938, Stadio Prater di Vienna, partita di calcio tra Austria (già peraltro annessa alla Germania) e Germania (sotto dominio nazista).


In campo, tra gli altri, un giocatore, MATTHIAS SINDELAR, che ignora le autorità in tribuna e si prende gioco dei giocatori avversari, sfoderando dei "giochi" pirotecnici e decidendo quando andare a rete. Lui è un "mostro", un funambolo del pallone, e si diverte un mondo a dileggiare i tedeschi.


Matthias Sindelar (nato Matěj Šindelář, 1903-1939), il più forte calciatore austriaco di sempre, centrocampista ed attaccante del “Wunderteam”, la meravigliosa nazionale austriaca degli anni 30. Soprannominato “Der Papierene”, ossia “carta velina”, per via della sua figura sottile, o anche il “Mozart del pallone”, per l’eleganza del movimento e per l’abilità nel controllo di palla.


Alla fine, decide di marcare il primo goal della partita. Dopo di lui, Karl Sesztak (Sesta), suo amico e collega nella squadra austriaca, segna il raddoppio. La partita finisce con un secco 2-0 a favore dell'Austria-non-più-Austria.


Alla fine della partita, i calciatori, secondo il curatissimo protocollo degli organizzatori, furono chiamati a salutare nuovamente le autorità tedesche presenti in tribuna. Tutti i calciatori, compresi gli austriaci più giovani e meno coinvolti, fecero il saluto nazista: solamente Sindelar e Sesztak, tra l'altro gli autori dei gol, si rifiutarono.








Con l'annessione dell'Austria alla Germania, Sindelar, come tutti i migliori calciatori della Nazionale austriaca, è chiamato dal selezionatore dei tedeschi Sepp Herberger a giocare per la Germania nazista, ma lui rifiuta, motivando la scelta con l'infortunio al ginocchio patito a inizio carriera.



Nel mattino del 23 gennaio 1939 è trovato morto nel suo appartamento di fianco alla sua fidanzata italiana, l'insegnante milanese di religione ebraica Camilla Castagnola (che aveva conosciuto qualche anno prima in un ospedale di Milano in seguito a un infortunio occorsogli durante i Mondiali del 1934) che resta viva per qualche ora prima di morire.


E’ anche vero che l’inchiesta giudiziaria di rito, non appena avviata, fu chiusa subito su ordine della Gestapo che, dopo le sue ripetute “intemperanze” – il mancato saluto, il rifiuto di giocare ma anche quello di iscriversi a partito nazista – aveva pesantemente attenzionato Matthias Sindelar…






Video con testo/poesia di Friedrich Torberg; musica di Christoph Holzhöfer



Testo originale:

Er war ein Kind aus Favoriten

und hieß Matthias Sindelar.

Er stand auf grünem Platz inmitten,

weil er ein Mittelstürmer war


Er spielte Fußball, und er wußte

vom Leben außerdem nicht viel.

Er lebte, weil er leben mußte

vom Fußballspiel fürs Fußballspiel.


Er spielte Fußball wie kein zweiter,

er stak voll Witz und Phantasie.

Er spielte lässig, leicht und heiter,

er spielte stets, er kämpfte nie.


Er warf den blonden Schopf zur Seite,

ließ seinen Herrgott gütig sein,

und stürmte durch die grüne Weite

und manchmal bis ins Tor hinein.


Es jubelte die Hohe Warte,

der Prater und das Stadion,

wenn er den Gegner lächelnd narrte

und zog ihm flinken Laufs davon.


Bis eines Tages ein andrer Gegner

ihm jählings in die Quere trat,

ein fremd und furchtbar überlegener,

vor dem´s nicht Regel gab noch Rat.


Von einem einzigen harten Tritte

fand sich der Spieler Sindelar

verstoßen aus des Planes Mitte

weil das die neue Ordnung war.


Ein Weilchen stand er noch daneben,

bevor er abging und nachhaus.

Im Fußballspiel, ganz wie im Leben,

war´s mit der Wiener Schule aus.


Er war gewohnt zu kombinieren,

und kombinierte manchen Tag.

Sein Überblick ließ ihn erspüren,

daß seine Chance im Gashahn lag.


Das Tor, durch das er dann geschritten,

lag stumm und dunkel ganz und gar.

Er war ein Kind aus Favoriten

und hieß Matthias Sindelar.




Traduzione italiana:

SULLA MORTE DI UN CALCIATORE


Era un figlio di Favoriten(*)

e si chiamava Matthias Sindelar.

Stava al centro della piazza verde,

perché era centrattacco.


Giocava a calcio, e sapeva

non molto della vita a parte questo.

Viveva, perché doveva vivere

del calcio per il calcio.


Giocava a calcio come nessun altro,

segnava pieno di spirito e fantasia.

Giocava rilassato, leggero e sereno,

giocava sempre, non lottava mai.


Gettava in parte il ciuffo biondo,

lasciava correre le cose,

ed attaccava per la lunghezza verde

e qualche volta fino in porta.


Giubilavano l’Hohe Warte,

il Prater e lo Stadion,

quando sorridendo ingannava l’avversario

e con agile corsa se ne liberava.


Finché un giorno un altro avversario

improvvisamente gli si parò di traverso,

uno straniero e paurosamente superiore ,

davanti al quale non c’era regola né rimedio.


Da un solo calcio pesante

il giocatore Sindelar si trovò

cacciato dal centro del campo

perché era il nuovo ordine.


Stette lì ancora un momentino,

prima di uscire e andare a casa.

Nel calcio, proprio come nella vita,

era finita con la scuola viennese.


Era abituato a combinare,

e combinò qualche giorno.

La sua prospettiva gli fece intuire,

che la sua chance stava nella canna del gas.


La porta, per la quale alla fine passò,

era del tutto muta e scura.

Era un figlio di Favoriten (*)

e si chiamava Matthias Sindelar.



(*)Favoriten era un quartiere proletario di Vienna, all'epoca popolato da molti immigrati boemi e ungheresi arrivati in città in cerca di lavoro

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