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Turi, libero subito!




Dall'agosto 2018, TURI VACCARO, conosciutissimo nel mondo dei NO-TAV e NO-MUOS, è di nuovo in carcere per una vecchia condanna di 11 mesi e 27 giorni, inflittagli dal Tribunale di Gela per i fatti del dicembre 2014, quando lo storico pacifista aveva oltrepassato la recinzione, colpendo con una pietra alcune apparecchiature necessarie al funzionamento del sistema di telecomunicazioni satellitari, MUOS, usate dai militari.



Ma oggi, febbraio 2020, siamo qui a denunciare dei fatti gravissimi di cui abbiamo conoscenza tramite familiari e associazioni pacifiste e nonviolente; eccone di seguito alcuni stralci:


1 - Scopriamo che Turi è stato tenuto i primi 6 mesi in una cella da solo nel reparto psichiatrico dell’infermeria e poi (a seguito di una sua protesta e sciopero della fame) trasferito nel reparto comune di infermeria in cui si trova tuttora.


2 - Dopo un anno e mezzo di carcere, Turi appare a Emmie (la ex-moglie), abbastanza confuso e un po’ rassegnato. Tanto tempo senza comunicare e vessato da un regime carcerario ottuso rendono difficile lucidità e presa di decisioni.

L’ottusità del sistema repressivo e della prigione con le sue regole idiote e sadiche si mostra una volta di più in tante piccole ma logoranti vessazioni.


3 - Considerano sporchi i suoi vestiti e glieli buttano.

Aveva fatto crescere una piantina, probabilmente da un seme e gliela buttano.

Lavano la cella con il cloro (TOSSICO) perché, secondo i criteri igienico carcerari è sporca, onde poi avere sezioni in cui non funziona il riscaldamento.

Al momento della visita vietano l’ingresso alla cugina che viene dall’Olanda, quando avevano dato conferma prima, via mail del fatto che lei potesse avere un colloquio.

Negano l’ingresso di sandali perché non sono scarpe invernali e di un cappello di lana perché troppo lungo. A niente serve per Emmie implorare di fargli passare i sandali visto che Turi è a piedi nudi.





Da ultimo, Turi ha rinunciato a pene alternative e liberazione anticipata. Doveva uscire il 31 dicembre ma si è aggiunta una nuova condanna di 6 mesi.


Proprio in questi giorni d'inizio-febbraio 2020 Turi ha deciso di riprendere lo sciopero della fame e noi dobbiamo impegnarci perché l'informazione su di lui deve passare attraverso tutti i canali possibili, per far conoscere le condizioni di vita nelle carceri italiane e, in questo caso, nel terribile carcere "Pagliarelli" (prigione di massima sicurezza) di Palermo in cui è rinchiuso Turi, un carcere difficile in cui i pestaggi e la violenza da parte delle guardie sono all’ordine del giorno e in cui proprio ultimamente si è suicidato un giovane.


Diffondiamo.

Grazie.



Fonti: Centro Studi Sereno Regis, stampa.

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