📢 LE MALETESTE 📢
28 dic 2023
Fa troppo caldo, prezzi impazziti per l’olio d’oliva. Quanto è buono per la salute l’olio d’oliva.
di FRANCESCO BILOTTA e PAOLO PIGOZZI
Fa troppo caldo, prezzi impazziti per l’olio d’oliva
AGRICOLTURA. Una bottiglia di extravergine italiano costa almeno 10 euro al litro, la crisi produttiva ha colpito i paesi del Mediterraneo ed è legata alla siccità
Francesco Bilotta
La spremuta di olive, il più importante condimento che abbiamo a disposizione, ha raggiunto in questi ultimi mesi prezzi record. Tra i prodotti alimentari, l’olio d’oliva è quello che ha subito il maggiore incremento rispetto a un anno fa, un più 40% che non si spiega solo tirando in ballo l’inflazione. L’aumento di prezzo riguarda tutti i paesi, europei ed extraeuropei. I consumatori che si aggirano tra gli scaffali della grande distribuzione alla ricerca di qualche offerta promozionale, difficilmente trovano una bottiglia di olio extravergine al di sotto di 9-10 euro. Il prezzo di 8 euro a litro è stato superato anche in Spagna e Grecia.
SICURAMENTE SI È CHIUSO IL TEMPO in cui la grande distribuzione poteva proporre in offerta l’olio extravergine a 2,99 euro al litro. Si trattava di miscele di oli comunitari ed extracomunitari che raggiungevano a fatica i requisiti richiesti, ma gli stessi oli sono attualmente in bella mostra a 9 euro al litro. Una parte dei consumatori si sta dirigendo verso gli oli di oliva meno pregiati o sceglie come alternativa i meno costosi oli di semi. I dati indicano che nell’ultimo anno in Italia si è registrato un calo nei consumi di olio di oliva, un fenomeno che potrebbe accentuarsi.
ALLA BASE DELL’IMPENNATA DEI PREZZI c’è una crisi produttiva che ha investito i paesi del bacino del Mediterraneo, dove si produce il 90% dell’olio mondiale. La crisi di produzione è legata al cambiamento climatico in atto e i cui effetti si stanno manifestando con maggiore intensità proprio nell’area mediterranea. L’ulivo, che è il simbolo di questa area, è la pianta che più sta soffrendo per le alte temperature e la siccità di questi anni. La resilienza che ha mostrato nel corso dei secoli non sembra sufficiente a fronteggiare l’attuale crisi climatica. La campagna olivicola-olearia in corso e che si concluderà a gennaio non è in grado di invertire la rotta. Si attende una produzione leggermente superiore a quella dell’anno scorso, ma non sufficiente a ricostituire le scorte che nell’autunno di quest’anno hanno toccato in Europa il minimo storico degli ultimi decenni.
AL 30 SETTEMBRE LE RISERVE EUROPEE ammontavano a circa 300 mila tonnellate, la metà della disponibilità che si aveva nello stesso periodo degli anni precedenti. In attesa che venga commercializzato il nuovo olio, le quantità disponibili copriranno a fatica la domanda dell’industria olearia e della grande distribuzione. Sarà, soprattutto, l’olio extravergine di qualità a mancare. Siamo in riserva e la spia dell’olio segna il rosso, con i prezzi che rimarranno alti fino a quando non ci sarà una inversione di tendenza in termini produttivi. Ma nessuno è in grado di prevedere quando questo potrà avvenire, perché i fenomeni meteorologici che stanno influenzando così negativamente il settore non sono destinati ad esaurirsi.
LA PRODUZIONE DI OLIO DI OLIVA è da sempre soggetta a variazioni da un anno all’altro in relazione all’andamento climatico. Ma in questi ultimi anni gli eventi climatici avversi si stanno manifestando con una tale frequenza e intensità da determinare dei crolli produttivi. Secondo la Direzione agricoltura presso la Commissione europea, nella campagna 2022-2023 la produzione mondiale di olio di oliva ha registrato un calo superiore al 25% rispetto alla media degli anni precedenti.
LA SPAGNA, CHE PRODUCE QUASI la metà dell’olio di oliva, ha subito un tracollo produttivo del 56%. Per l’Italia, che conserva a fatica il secondo posto, il calo è stato del 26%, con una produzione di 240 mila tonnellate, ben al di sotto del fabbisogno che è di 900 mila tonnellate annue. Cali produttivi intorno al 25% si sono registrati anche per Grecia, Portogallo, Tunisia, Marocco. L’unico paese ad aver avuto un incremento di produzione è stata la Turchia che si propone come «nuova potenza olearia».
LA CRISI PRODUTTIVA STA RIDISEGNANDO la geografia dell’olio d’oliva, perché si stanno modificando i rapporti tra i paesi che lo producono. Il caso spagnolo merita una particolare attenzione perché l’andamento produttivo di quel paese incide profondamente sul mercato mondiale dell’olio. La Spagna ha sviluppato negli ultimi decenni una coltivazione dell’ulivo di tipo intensivo, arrivando a produrre fino a 1,5 milioni di tonnellate di olio, sopravanzando l’Italia e diventando il primo esportatore mondiale. La forte capacità produttiva ha consentito ai gruppi oleari spagnoli di acquisire gran parte dei marchi europei, in particolare quelli italiani, per accaparrarsi nuove quote di mercato. Bertolli, Carapelli, Sasso, Sagra, Berio, sono alcune delle società nate in Italia e passate sotto il controllo delle multinazionali dell’olio.
LE BOTTIGLIE CON QUESTI MARCHI contengono miscele di oli in cui predomina l’olio spagnolo con un 10-15% di olio italico. Un meccanismo che sembrava ben oleato, fino a quando la siccità non ha assunto le attuali dimensioni. Le coltivazioni intensive degli ulivi spagnoli richiedono grandi quantità di acqua, 3-4 volte di più degli ulivi presenti in Italia e Grecia, per le pratiche colturali utilizzate e per la maggiore densità delle piante per unità di superficie. Questo tipo di coltivazione garantisce alte rese quando le condizioni climatiche sono favorevoli, situazione che si verifica sempre più raramente, mentre è particolarmente penalizzata nei periodi di siccità prolungata. Sono molti gli studiosi che criticano la tecnica colturale che si è affermata in Spagna, perché sarà sempre più esposta agli effetti del cambiamento climatico. Inoltre, la minore disponibilità di acqua negli invasi non consente le irrigazioni di sostegno di cui gli ulivi spagnoli hanno bisogno.
ANCHE L’ITALIA È STATA COLPITA dalla siccità che si è manifestata, in particolare, in Puglia, Calabrie e Sicilia, le tre regioni che nel loro insieme producono l’80% dell’olio italiano. La siccità ha inciso in maggio sulle fioriture e, nei mesi successivi, ha impedito il normale accrescimento e la maturazione delle olive. Alte temperature e siccità contribuiscono, inoltre, all’aumento delle patologie che colpiscono gli ulivi e vanno a incidere sulla quantità e qualità del raccolto. Gli olivicoltori della Puglia, che rimane la regione con la produzione maggiore nonostante i gravi danni causati nel Salento dalla Xylella, hanno dovuto far ricorso a irrigazioni di sostegno per limitare i danni, col conseguente aumento dei costi di produzione.
GLI ALTRI ELEMENTI CHE HANNO PESATO nel determinare il prezzo finale dell’olio d’oliva sono riconducibili al caro energia: aumento di un 20% dei costi di molitura, maggiore incidenza dei costi di trasporto, il raddoppio del costo delle bottiglie di vetro. La novità di quest’anno è che alcune aziende, anche sulla spinta della grande distribuzione, impiegano per l’olio d’oliva le bottiglie in Pet per ridurre i costi. Una scelta che mal si concilia con la salute umana e l’ambiente. In queste settimane i frantoi sono in piena attività, ma la produzione di olio sarà ancora al di sotto della media e i prezzi sono destinati a rimanere alti. Il futuro del settore olivicolo-oleario si annuncia denso di incognite, soprattutto per i paesi come l’Italia che non hanno sviluppato un piano olivicolo nazionale in grado di contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Quanto è buono per la salute l’olio d’oliva
L’olio extra vergine d’oliva è unanimemente considerato il più nobile rappresentante dei grassi di origine vegetale. Le sue qualità nutritive e terapeutiche sono infatti numerose. Protegge dall’arteriosclerosi. Per parecchi decenni […]
Paolo Pigozzi
L’olio extra vergine d’oliva è unanimemente considerato il più nobile rappresentante dei grassi di origine vegetale. Le sue qualità nutritive e terapeutiche sono infatti numerose. Protegge dall’arteriosclerosi. Per parecchi decenni il rapporto tra olio d’oliva e prevenzione di questa patologia rimase incerto. Sembrava infatti che il consumo dell’olio d’oliva non modificasse né verso l’alto, ma nemmeno verso il basso quello che allora era considerato il principale elemento di rischio cardiovascolare, il livello della colesterolemia. Successive ricerche hanno poi chiarito che l’acido oleico, contenuto nell’olio d’oliva, esercita una buona attività di riduzione della colesterolemia, aumentando nel contempo in modo significativo il colesterolo HDL (quello buono). Ma non è tutto.
BUONO PER GLI IPERTESI E PER I DIABETICI. Nei soggetti ipertesi l’olio extra vergine d’oliva contribuisce a normalizzare i valori pressori, in parte migliorando la composizione dei grassi del sangue e in parte riducendo l’accumulo intracellulare di sodio, un fattore che potenzialmente può far aumentare la pressione sanguigna. Anche l’alimentazione dei diabetici deve essere arricchita con olio extra vergine d’oliva. Non solo per limitare i processi infiammatori a carico dei vasi sanguigni arteriosi che accompagnano tipicamente questa malattia, ma anche per mantenere più stabile la glicemia.
Negli anni recenti molti studi sull’olio extravergine d’oliva hanno fatto luce anche su alcune componenti minori di questo condimento, i polifenoli. Questi ultimi, indispensabili per conferire il tipico aroma all’olio, assicurano una buona resistenza all’irrancidimento e sono provvisti di una attività biologica essenzialmente antiossidante. In altre parole, l’olio extra vergine d’oliva protegge e mantiene a lungo la corretta funzionalità di tutte le cellule proteggendole, tra l’altro, dai danni e dall’infiammazione provocati dagli inquinanti organici (radicali liberi) o che provengono dall’ambiente.
MIGLIORA LA STITICHEZZA, è indispensabile nelle gastriti. L’olio extra vergine d’oliva, meglio se utilizzato crudo, promuove una maggiore efficienza dell’apparato digerente migliorando la produzione e l’immissione di bile nell’intestino. Ne conseguono una riduzione dei fenomeni putrefattivi e fermentativi, un aumento della motilità intestinale e una migliore emulsione della componente grassa degli alimenti, che risulta così più facilmente digerita e assimilata. Una maggior regolarità nella defecazione viene anche favorita da una certa azione lubrificante ed emolliente svolta dall’olio sulla parete intestinale. Una caratteristica, quest’ultima, che può risultare utile in presenza di irritazioni (gastriti, coliti) dell’apparato digerente. Gli acidi grassi presenti nell’olio extra vergine d’oliva sono assai simili a quelli del latte materno. È per questo che l’impiego di quest’olio nell’alimentazione infantile e nei soggetti in fase di crescita è sicuramente da incoraggiare.
VANTAGGIOSO ANCHE PER GLI ANZIANI. Una ricerca di una decina di anni fa effettuata su persone di oltre 65 anni nel sud della Francia ha dimostrato che in chi consuma regolarmente l’olio d’oliva sia per cucinare che per condire il rischio di ictus è del 40% più basso rispetto a chi non ne consuma mai. nello stesso studio è stato anche accertato che i soggetti che hanno elevati livelli di acido oleico nel sangue (l’acido oleico si trova ad alte concentrazioni nell’olio d’oliva) hanno una riduzione del 73% del rischio di ictus. I ricercatori ricordano che il consumo di olio d’oliva, in alternativa ad altri grassi, va inserito in una dieta equilibrata e sana, cioè povera di grassi saturi (formaggi, carne, uova) e di sale.Per poter approfittare nel modo migliore delle qualità biologico-nutrizionali di questo straordinario alimento è necessario usare alcune avvertenze:
* usate esclusivamente olio extra vergine d’oliva, una denominazione che per legge è riservata solamente all’olio di migliore qualità, spremuto a freddo.
* preferite, tra gli extra vergini, l’olio provvisto dell’acidità inferiore. la legge impone che l’acidità dell’extra vergine non sia superiore allo 0,8%, ma se ne trovano in commercio di eccellenti anche con percentuali di acido oleico largamente inferiori.
* usate l’olio preferibilmente crudo, anche se questo grasso, al contrario della maggior parte degli oli di semi, resiste bene al calore grazie alla prevalenza, nella sua composizione, di acidi grassi monoinsaturi.
* conservate l’olio extra vergine d’oliva al riparo dalla luce e dal calore, in contenitori opachi. in questo modo mantiene inalterate per almeno un anno le sue qualità organolettiche e nutrizionali.
A PROPOSITO DI QUALITÀ. Un ampio studio che ha coinvolto quasi 60 mila adulti spagnoli di età compresa tra 18 e 91 anni ha confermato che il consumo regolare di olio d’oliva contrasta lo sviluppo di lesioni sclerotiche nelle arterie. Il dato interessante è che l’effetto protettivo sembrerebbe maggiore per oli di più alta qualità. Mentre i consumi oltre i 30 grammi al giorno non hanno portato a ulteriori vantaggi protettivi, se l’olio era del tipo extra vergine (la qualità migliore) gli effetti benefici aumentavano ulteriormente. Evidentemente la presenza di oltre 200 sostanze protettive, tipiche dell’olio extravergine e in buona parte perdute negli oli più raffinati, di minore qualità, contribuisce in modo determinante alle proprietà cardioprotettive di questo prezioso condimento.
fonte: ilmanifesto.it - 28 dic. 2023