🌈 LE MALETESTE 🌈
11 giu 2024
Il padre ora vuole l’intervento del governo, che però prende tempo. Lei guarda già avanti: «Il mio pensiero ai detenuti e ai loro diritti» - di MARIO DI VITO e MARINA CASTELLANETA
Ilaria Salis rilancia: «È l’antifascismo la mia prospettiva»
di Mario Di Vito
11 giugno 2024
Quando Ilaria Salis arriverà a Strasburgo troverà ad attenderla l’estrema destra più forte della storia dell’Unione Europea. Lei, 176mila preferenze raccolte tra il nord ovest e le isole, per ora non ci pensa, anche se con le sue prime parole, affidate a un post di Instagram, fa già capire quale sarà la sua prospettiva: «L’antifascismo, oltre che un valore umano e una prospettiva politica, è anche una comunità resistente e solidale. Questa forza collettiva e coraggiosa che si è manifestata nei miei confronti, dobbiamo essere capaci di rafforzarla e diffonderla ovunque, in Italia, in Europa e nel mondo intero».
Per quanto riguarda poi gli impegni, il primo pensiero dell'eletta parlamentare europea Salis va «a tutte le persone detenute in Italia e all’estero e ai loro diritti. A chiunque combatte per la libertà e l’uguaglianza e si trova a subire ingiustizie». Già nella notte elettorale, Ilaria Salis si era fatta vedere in videocollegamento con la sede di Avs, chiedendo scusa per gli occhi segnati, «ma era tanto tempo che non stavo sveglia fino a quest’ora».
SUL PIANO PRATICO adesso bisogna aspettare le varie formalità necessarie a far uscire l’antifascista italiana dal pozzo di Budapest una volta per tutte. In teoria i passaggi sono tutti burocratici e obbligati, ma non si può escludere a priori che le autorità ungheresi cercheranno in qualche modo di resistere. Gli avvocati italiani di Salis, Eugenio Losco e Maurizio Straini, puntualizzano: «Non appena ci sarà la proclamazione chiederemo all’autorità giudiziaria ungherese di rimettere in libertà Ilaria Salis e di sospendere il procedimento penale». Scatterà, in pratica, l’immunità parlamentare. Che vuol dire scarcerazione e sospensione del processo per tutta la durata della carica.
ROBERTO SALIS, il padre di Ilaria, dice che manca un pezzo di carta per la libertà e sprona il governo italiano, e soprattutto al ministero degli Esteri, a darsi una mossa in questo senso. «Ilaria bisogna portarla a casa, il giudice ungherese è informato della conquista del seggio e ha già contattato il ministero degli Esteri ungherese perché ha bisogno di un pezzo di carta che attesti questo risultato alle elezioni – ha detto -. Con questo pezzo di carta il giudice emetterà una sentenza per la concessione dell’immunità e bloccherà il processo. Spero che adesso le Istituzioni italiane mostrino l’autorevolezza che merita un paese come l’Italia».Dal Viminale, però, arriva di tutta risposta un’esortazione alla prudenza: «A nessun organo del governo, men che meno alla Farnesina, compete alcun provvedimento riguardo alla proclamazione degli eletti al parlamento europeo. Infatti, dopo che l’ufficio elettorale nazionale presso la Corte di cassazione avrà determinato quali sono le liste che hanno raggiunto il 4% e quali seggi spettano alle stesse, saranno gli Uffici elettorali circoscrizionali presso le Corti d’appello dei cinque capoluoghi di circoscrizione (Milano, Venezia, Roma, Napoli e Palermo), che procederanno a proclamare gli eletti, dandone comunicazione ai candidati interessati». La stessa cosa, poco prima, aveva detto anche il ministro degli Esteri Tajani: «Dobbiamo aspettare la proclamazione, prima non possiamo dire nulla. Appena ci sarà, verrà informata in via ufficiale l’autorità ungherese».
CI SAREBBE per la verità un’altra questione in sospeso: per la legge ungherese l’immunità decorre a partire dalla candidatura. Ma come funziona per i candidati di altri paesi? All’udienza dello scorso 24 maggio il giudice Joseph Sos aveva sciolto il nodo a modo suo, dicendo di aver chiesto chiarimento in materia a non meglio precisati «giuristi europei». E però, in assenza di risposte, Sos non ha ritenuto di dover sospendere il processo: una decisione che ha mandato su tutte le furie i legali di Salis, perché, almeno dove lo stato di diritto conta qualcosa, quando durante un processo si presentano dubbi procedurali, la scelta giusta è sempre quella di rinviare fino all’arrivo di una risposta chiara e definitiva. Del resto, che la situazione giudiziaria in Ungheria sia tutt’altro che normale lo testimonia già il fatto che Ilaria Salis rischia una pena fino a 24 anni di reclusione per delle aggressioni che hanno portato alle vittime prognosi di una settimana o poco più. In Italia si tratterebbe di lesioni lievissime e raramente si apre un processo penale per fatti del genere.
«CREDO che Ilaria farà in modo di riaprire un altro processo in uno stato civile in cui possa dimostrare la sua innocenza», ha detto a proposito ancora Roberto Salis. Anche per scongiurare la carta che quasi certamente Budapest giocherà dopo che Ilaria verrà liberata: la richiesta della revoca dell’immunità parlamentare, sulla quale poi dovrebbe esprimersi l’assemblea plenaria. «Non so cosa abbia in mente Orbán ma credo si coprirebbe di ridicolo. Certamente non lo farà nei sei mesi in cui è presidente del Consiglio europeo», è la conclusione di Roberto Salis.
La libertà è vicina ma Budapest può complicare le cose
di Marina Castellaneta
11 giugno 2024
Ilaria Salis, agli arresti domiciliari in Ungheria, sarà eurodeputata e, di conseguenza, dovrà essere scarcerata in base al diritto dell’Unione europea. Si apre, però, a differenza degli altri eletti, una partita che potrebbe essere complicata da Budapest, ma dettata da regole precise a cui l’Ungheria dovrà sottostare. Senza condizioni.
Vediamo l’iter. I nuovi eletti passeranno attraverso la macchina di verifica di Bruxelles: gli Stati membri sono tenuti a comunicare i nomi dei futuri eurodeputati eliminando coloro che si trovano in una situazione di incompatibilità. È il caso di membri dei Governi o dei Parlamenti nazionali, mentre non sussiste alcuna situazione di incompatibilità per Ilaria Salis. La semplice circostanza che sia sottoposta a un procedimento penale in Ungheria non impedisce la nomina e la copertura dell’incarico. Questo, nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza garantito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, nonché dalla direttiva Ue 2016/343 sul rafforzamento della presunzione di innocenza.
Scatterà un’ulteriore verifica per tutti gli eletti: coloro che hanno ottenuto il seggio dovranno presentare una dichiarazione scritta circa l’assenza di situazioni di incompatibilità, almeno sei giorni prima rispetto alla prima seduta del nuovo Parlamento fissata per il 16 luglio a Strasburgo. Anche la Commissione giuridica del Parlamento Ue effettuerà un accertamento, informando il Presidente in carica (Roberta Metsola) e, in caso di verifica di incompatibilità, dichiarerà il seggio vacante.
Sull’immunità valgono le specifiche regole fissate a livello Ue che, ovviamente, dovranno essere garantite dal Governo e dall’autorità giudiziaria ungherese anche a Ilaria Salis la quale dovrà essere messa nelle condizioni, al pari degli altri eletti, di svolgere il proprio mandato liberamente. Non si tratta, infatti, di un privilegio, ma di uno strumento per permettere lo svolgimento dell’attività parlamentare senza condizionamenti. Pertanto, in linea con il Protocollo n. 7 sui privilegi e sull’immunità dell’Unione europea, annesso al Trattato di Lisbona, Ilaria Salis godrà dell’immunità che, in base a quanto previsto dall’articolo 9 del Protocollo, è composta dalle immunità che sono generalmente concesse sul territorio nazionale ai membri del parlamento del proprio Paese, nonché dell’esenzione, sul territorio di ogni altro Stato membro, da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario. Di conseguenza, cadranno i provvedimenti restrittivi della libertà personale e, quindi, anche gli arresti domiciliari. Con la deputata europea Ilaria Salis che potrà immediatamente viaggiare per partecipare alle sessioni parlamentari. Tanto più che nei confronti dei deputati europei non possono essere posti ostacoli amministrativi o limiti alla libertà di movimento.
C’è anche un precedente su cui si è pronunciata la Corte di giustizia dell’Unione europea con la sentenza del 19 dicembre 2019 (causa C-502/19, Vies). Gli eurogiudici hanno chiarito che gli Stati membri non possono impedire al deputato eletto e proclamato dal Parlamento europeo mentre era sottoposto a una misura di custodia cautelare, la partecipazione alla sessione del Parlamento europeo. Sul punto, la Corte di Lussemburgo ha precisato che l’immunità comporta la revoca della misura della custodia cautelare proprio perché il parlamentare deve poter svolgere la sua funzione.
Se l’autorità giudiziaria ungherese volesse continuare il procedimento giudiziario dovrebbe chiedere al Parlamento europeo, successivamente all’insediamento, di avviare la procedura di revoca dell’immunità, secondo quanto stabilito dal regolamento interno del Parlamento come modificato nel 2023.
La richiesta deve arrivare da un’autorità competente di uno Stato membro al Presidente del Parlamento Ue, comunicata all’Aula e deferita alla commissione competente chiamata a esaminare le richieste. L’iter termina con una proposta con la quale si raccomanda l’accoglimento o il rigetto della richiesta. Il deputato interessato può essere ascoltato e poi la decisione passa all’Assemblea parlamentare. Quindi, è solo il Parlamento Ue che decide di togliere l’immunità a uno dei suoi membri, senza che gli Stati membri possano opporre regole interne.
fonte: ilmanifesto.it - 11 giugno 2024