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ITALIA 2 notizie. Richiedenti asilo: 70 posti nella prigione di Porto Empedocle. Tav: lievitano ancora i costi

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14 ago 2024

Porto Empedocle: l’accelerazione coincide con il ritardo nell’apertura dei centri in Albania, dove i richiedenti asilo dovrebbero essere trattenuti in base alla stessa norma - di GIANSANDRO MERLI. TAV Torino-Lione: il costo della tratta è aumentato da 8,6 a 11,1 miliardi di euro, con un incremento del 30% - di STEFANO BAUDINO.

Porto Empedocle, 70 posti nella prigione per richiedenti asilo


Migranti. Sorgerà nella Contrada Caos, quella di Pirandello, vicino all’hotspot. 787mila euro la spesa a bilancio. Tutti i numeri dell’appalto. Sull’operazione ferragostana l’incognita delle decisioni dei giudici di Palermo


di Giansandro Merli


«Ubicato in Porto Empedocle, nella Contrada Caos – via Luigi Pirandello, senza numero civico – nella medesima area in cui sorge l’hotspot, per una capienza di 70 posti, per la durata di 7 mesi». A coronare il tratto surreale che caratterizza il “centro di trattenimento di Ferragosto” ci voleva la toponomastica siciliana. Dove calza a pennello lo scrittore agrigentino nato proprio in quella campagna intitolata al disordine e noto in tutto il mondo per aver narrato l’impossibilità di separare distintamente il vero dal falso.


E INFATTI È ANCORA lunga la strada per trovare la “verità” che sta dietro alla fretta del governo di aprire una struttura di detenzione per richiedenti asilo nel mezzo di un’estate con gli sbarchi calati «del 63% rispetto al 2023 e del 20% rispetto al 2022» (cit. Piantedosi). Col passare dei giorni però, nonostante le bocche cucite sulla notizia che per primo ha dato il manifesto il 31 luglio, alcuni tasselli stanno venendo fuori.


Per esempio che l’8 agosto scorso «presso i locali della prefettura di Agrigento» si è riunita la commissione di gara per assegnare la gestione dell’area destinata ai trattenimenti, ovvero alla detenzione durante l’iter per l’asilo dei richiedenti che provengono dai paesi considerati «sicuri» dal governo Meloni (Tunisia, Egitto, Bangladesh, etc.). Trovare un soggetto privato era necessario perché, come avevamo scritto il 5 agosto, la Croce rossa italiana gestisce l’hotspot adiacente ma non vuole saperne di reclusione.


Alla gara si sono presentate due cooperative sociali: Oltre il mare; San Marco. Ha vinto la prima, che nel 2021 si era già candidata per il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Caltanissetta ma, riporta Altreconomia, era stata esclusa per irregolarità e che, secondo il database centriditalia.it, è titolare del discusso Centro di accoglienza Villa Sikania, a Siculiana in provincia di Agrigento. Una struttura di cui si è parlato molto nelle cronache locali, non per ragioni positive, da cui evidentemente è scaturito anche un rapporto di collaborazione con le diramazioni locali del Viminale.


COME ACCADE sempre più spesso, nell’ambito dello «stato di emergenza in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti» disposto ad aprile 2023 e rinnovato quest’anno non si capisce su quali basi, non è stata indetta una gara normale per dare l’appalto ma una «gara a procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando». Il documento relativo risale al 2 agosto, con scadenza cinque giorni dopo. L’assegnazione è per sette mesi, rinnovabili. La capienza di 70 posti, ma lo Stato si riserva di pagare solo quelli che saranno effettivamente occupati. L’importo complessivo di spesa sul periodo iniziale è di 787.500 euro.

È esplicitamente previsto che «il conferimento dell’incarico comprenderà anche il servizio di assistenza e accompagnamento del migrante per il pagamento della garanzia di cui al decreto ministeriale del 10 maggio 2024». Il riferimento è alla modifica della fideiussione, introdotta come alternativa alla detenzione ma finita davanti alla Corte di giustizia Ue su richiesta delle Sezioni unite della Cassazione. La vicenda era partita dai rifiuti a convalidare i trattenimenti da parte del tribunale di Catania, competente sull’ex centro di Modica-Pozzallo: la struttura analoga a quella di Porto Empedocle aperta lo scorso autunno che però ha avuto vita breve.


ALTRO ELEMENTO DEGNO di nota che si trova nella documentazione è una data: quella della «riunione, tenutasi in videoconferenza il 23.07.2023, tra questa Prefettura [di Agrigento, ndr] ed il Dipartimento Libertà Civili ed Immigrazione del Ministero dell’Interno». È lì che è emersa «l’urgente necessità di rendere operativo, nel brevissimo tempo, il centro di trattenimento degli immigrati» del comune siciliano.

Due giorni dopo la questura della Città dei templi ha avvertito i giudici della sezione specializzata in immigrazione del tribunale di Palermo. La comunicazione ufficiale è arrivata dal ministero della Giustizia l’1 agosto.

L’accelerazione coincide con il ritardo nell’apertura dei centri in Albania, dove i richiedenti asilo dovrebbero essere trattenuti in base alla stessa norma di cui la magistratura dovrà verificare nuovamente la legittimità dopo le modifiche volute dal governo.


fonte: ilmanifesto.it - 14 agosto 2024


 

La TAV non c’è, ma i costi continuano a lievitare: il nuovo preventivo è di 11,1 miliardi


di Stefano Baudino


Il costo della tratta internazionale della TAV Torino-Lione, in costruzione tra Italia e Francia, è aumentato da 8,6 a 11,1 miliardi di euro, con un incremento del 30%. È quanto reso noto da Telt, l’ente responsabile dei lavori e partecipato da Italia e Francia, che ha aggiornato le previsioni di spesa per la realizzazione e l’equipaggiamento della linea ferroviaria, convalidato dalla società di consulenza Grant Thornton Financial Advisory Services. L’aggiornamento, necessario per rispondere agli impegni verso i governi italiano e francese, tiene conto dell’assegnazione degli appalti principali, dell’avanzamento dei lavori e di una più precisa valutazione dei rischi. Ad aver esercitato grande influenza su tale dinamica sono state in particolare le variate condizioni macroeconomiche e l’aumento dei costi delle materie prime. Inoltre, la consegna della sezione transfrontaliera, prevista inizialmente per il 2032, è stata posticipata al 2033. Nel frattempo, mentre in Francia i lavori proseguono senza sosta, l’Italia resta incredibilmente indietro, essendo ferma alle operazioni preliminari nel cantiere del tunnel di base, il cui scavo non è ancora partito.


Telt è stata molto chiara: i costi della realizzazione del TAV Torino-Lione saranno molto più alti e la consegna della parte centrale e più significativa della nuova linea ferroviaria che collega Italia e Francia slitterà di un anno. Tre, secondo l’ente responsabile dei lavori dell’opera, le ragioni principali: la volatilità del contesto macroeconomico degli ultimi quattro anni, l’esplosione della domanda nel settore dei lavori pubblici in Italia e in Francia e una serie di vincoli geologici legati alla complessità tecnica dell’opera che sono stati attestati durante i lavori. «La pandemia di Covid-19 e il conflitto in Ucraina, in particolare, hanno comportato la necessità di tenere conto di costi supplementari, nonché di ritardi che possono arrivare fino a 12 mesi in alcuni cantieri», ha scritto Telt in un comunicato, aggiungendo che, in questo scenario, «la disponibilità di materie prime si è fortemente ridotta e il loro costo è sensibilmente aumentato rendendo talvolta necessario ridefinire i piani di approvvigionamento». Una forte pressione sulla disponibilità di manodopera qualificata e sull’approvvigionamento di materie prime, spiega la società, sarebbe stata poi prodotta dalla «realizzazione simultanea» di altri grandi progetti quali le opere connesse al PNRR, il tunnel del Brennero, il Terzo Valico, il Grand Paris Express e le opere per i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Telt indica poi tra le cause dell’innalzamento dei costi e dei ritardi anche «difficoltà tecniche non prevedibili» emerse «durante lo scavo dei quattro pozzi di ventilazione di Avrieux, in Francia», dove sarebbe risultato necessario implementare «soluzioni innovative», tra cui «l’utilizzo di nuovi robot» che permettono «una migliore risposta ai problemi sul campo e una maggiore efficienza nella gestione e nel coordinamento dei vari cantieri operativi».


Mentre i lavori in Francia sul tunnel di base proseguono spediti, contro una narrativa mainstream che continua a parlare dell’assoluta necessità dell’opera, la verità è che sul versante italiano, al netto dei pomposi annunci politici, non si muove praticamente foglia. Eppure, mentre da trent’anni si discute della realizzazione del collegamento, tra inchieste giudiziarie, ritardi nei lavori, rinvii e infiltrazioni mafiose, l’area del cantiere di Chiomonte è chiusa e militarizzata dal 2011. All’ordine del giorno vi è ad oggi solo l’ampliamento delle strutture collaterali – che, oltre all’aumento dei costi, comporta la cementificazione di aree sempre più ampie della valle e il consumo di risorse che sarebbero fondamentali per il territorio – mentre, come confermato dagli stessi membri della Commissione tecnica, da questa parte delle Alpi non è ancora stato scavato un centimetro del tunnel di base. A patire le conseguenze della proliferazione dei cantieri per le opere collegate più o meno direttamente all’Alta Velocità sono, ovviamente, i residenti, le cui terre sono state negli anni oggetto di numerosi espropri. Nelle ultime settimane è giunta la comunicazione dell’avvio degli espropri a partire dall’autunno di case e terreni sul territorio del comune di Susa, dove sorge uno storico presidio nella lotta contro l’Alta Velocità.


fonte: lindipendente.online - 13 agosto 2024

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