📢 LE MALETESTE 📢
14 dic 2023
Non è un giallo, ma un delitto sì, e lo trovate scritto in un emendamento alle legge di bilancio passato qualche giorno fa al Senato della Repubblica italiana, sapete, quella là fondata sul lavoro eccetera, eccetera.
di ALESSANDRO ROBECCHI
Alessandro Robecchi
13 dicembre 2023
Questa è la storia di come un governo (il nostro) ruba soldi, risorse, possibilità di riscatto e opportunità ad alcune migliaia di ragazzini. Non è un giallo, ma un delitto sì, e lo trovate scritto in un emendamento alle legge di bilancio passato qualche giorno fa al Senato della Repubblica italiana, sapete, quella là fondata sul lavoro eccetera, eccetera. Succede infatti che ci si trovi a dover aumentare i fondi per il comparto sicurezza (previdenza integrativa di polizia e forze armate) e si raschi qualche milioncino qui e là. E ad essere raschiato è il fondo per l’accoglienza dei migranti minori, fondo già di ridicola entità (68 milioni, con cui i comuni fanno salti mortali), da cui ne spariscono 15, che per tre anni fa 45.
Per decreto, insomma, i ragazzini immigrati non accompagnati di sedici anni diventano “quasi maggiorenni” (sic!), si inventa la categoria inedita degli “ultrasedicenni” (ri-sic!), e una volta sbarcati li si manda nei centri di detenzione (“accoglienza” ahah) dove stanno i migranti adulti, vale a dire in galera, senza possibilità di riscatto, inserimento, integrazione o altro. Stiamo parlando di più di venticinquemila persone di ambo i sessi, arrivate avventurosamente in Italia dopo averne passate di tutti i colori, tra violenze e sopraffazioni; diecimila l’anno scorso, sedicimila quest’anno, che secondo vari accordi internazionali (anche convenzioni dell’Onu) dovrebbero avere tutele particolari. In soldoni, invece dei 100 euro a testa stanziati per i centri specializzati, per questi “quasi maggiorenni” se ne spenderanno 30, come per i loro compagni di viaggio adulti, ed ecco che viene fuori una manciata di milioncini.
Briciole, nella legge di bilancio dello Stato, che certo non risolveranno i problemi delle pensioni integrative del comparto sicurezza, e che invece denunciano in pieno un accanimento ideologico verso la parte più debole del popolo migrante: i minorenni che hanno affrontato un viaggio infernale senza essere accompagnati.
Prendersela con i ragazzini, considerarli adulti quando non lo sono, negare loro un percorso che potrebbe inserirli nella nostra società, risponde dunque a due esigenze, fare un po’ di cassa sulla loro pelle (ma pochissima cassa) e soddisfare le fregole razziste dei “patrioti”, timorosi della “sostituzione etnica”. Un refrain, questo, caro alla famiglia Meloni (sia a lei che al cognato): non sia mai che quei ragazzini diventino bravi cittadini, imparino un lavoro, magari facciano un domani dei figli. Aspettiamo con pazienza i primi ricorsi, quando qualche tribunale farà notare che considerare maggiorenni dei minorenni non si può, e che ci sono leggi superiori a cui bisogna ubbidire, con conseguenti attacchi al giudice di turno. Nel frattempo, possiamo apprezzare in tutta la sua gloriosa magnificenza la doppia morale applicata agli adolescenti: i nostri considerati soggetti da iperproteggere, in una società anziana dove si è giovani fino a trenta-quarant’anni, e gli altri, invece, gli immigrati, quelli che vengono qui sperando di avere una vita meno grama, sbattuti dietro un filo spinato, considerati un problema, magari, un domani, spediti in Albania o chissà dove.
Insomma, un basilare principio di giustizia e umanità viene valutato 45 milioni di euro in tre anni, pochino, che già sarebbe vergognoso. Quanto invece a rinunciare alla possibilità di acquisire qualche migliaio nuovi italiani, insegnargli la lingua e un lavoro, ha a che vedere soltanto con la variante “patriottica” della stupidità umana.
pubblicato in Il Fatto Quotidiano