📚 LE MALETESTE 📚
2 mar 2024
I consigli "paterni" dei ministri di destra agli studenti. Classi "differenziali" per gli studenti di origine straniera. Chi occupa la scuola, verrà bocciato e dovrà pagare i danni.
3 articoli da "il manifesto" del 1 marzo 2024
Il poliziotto, le multe e la Costituzione
Andrea Fabozzi
1 marzo 2024
Noi vi lasciamo manifestare, ma voi fate i bravi, evitate «comportamenti provocatori», rispettate «le prescrizioni», chiedete il permesso. Non fate avvicinare «esponenti dell’area antagonista», qualsiasi cosa voglia dire, o dio non voglia «estremisti». Altrimenti capiterà ancora che qualcuno si farà male. Non si sa come e perché, visto che la polizia a Firenze e a Pisa ha solo «contenuto» o «alleggerito» e diciassette manifestanti di cui undici minorenni si sono feriti, probabilmente da soli.
Il poliziotto Piantedosi era stato chiamato in parlamento per dare conto del pestaggio, violento e immotivato, che ha mandato in ospedale ragazzini e ragazzine che sfilavano per la Palestina. Pestaggio per il quale il ministro era stato richiamato anche dal capo dello stato che ha parlato con chiarezza di un «fallimento». Il primo poliziotto ne ha approfittato per fare il contrario. È arrivato in aula impettito e orgoglioso e per prima cosa ha chiamato un applauso dei parlamentari per i picchiatori. E lo ha avuto, lungo e osceno. (...)
Valditara: studenti di origine straniera nelle «classi differenziali»
Luciana Cimino
1 marzo 2024
Il governo Meloni aggiunge un altro tassello al progetto di scuola classista su cui la destra lavora da quasi venti anni e che ora raggiunge concretezza attraverso i provvedimenti del ministero dell’Istruzione (e merito). Questa volta l’attenzione di Giuseppe Valditara si sposta sugli studenti di origine straniera, non meritevoli, per usare un verbo caro all’ideologia liberista, di stare nell’aula con gli italiani perché li «rallentano» e li «danneggiano».
L’IDEA del titolare di viale Trastevere sulle «classi di transizione», un termine elegante per dire «differenziali», non coglie di sorpresa. Già a gennaio scorso, durante un’intervista sulle polemiche seguite alle parole di Ernesto Galli Della Loggia sull’inclusione, il ministro aveva sondato il terreno parlando di «sistema (di accoglienza, ndr) che non funziona» e aveva concluso: «Per gli stranieri occorrono forme diverse». Ed ecco queste «forme diverse» nel dettaglio, così come presentate ieri sulle pagine amiche di Libero: «Ogni scuola dovrebbe verificare all’atto di iscrizione le competenze dei ragazzi immigrati – ha detto il ministro -. Dopodiché dovremmo lasciare alle scuole la scelta fra l’inserimento tout court nelle classi esistenti o, se ci sono dei deficit molto rilevanti, il ragazzo straniero viene inserito in una determinata classe, tuttavia le lezioni di italiano e matematica le frequenta in una classe di accompagnamento».
IL TUTTO AMMANTATO di paternalismo («noi vogliamo il bene di questi ragazzi»), lastricato di buone intenzioni («vogliamo realizzare una vera integrazione»), giustificato dal fatto che «in Germania e Francia fanno così» e accompagnato da slogan come «basta ghetti» anche se la sua proposta, al contrario, rischia di crearne molti. L’uscita sui figli dei migranti non è dettata dalla cronaca, come altri provvedimenti del ministro, è invece un’idea a lungo coltivata e strutturata nella destra italiana, a partire da quella leghista. Come già i suoi predecessori, anche Valditara ha affidato a un libro la sua visione dell’istruzione. Ne La scuola dei talenti, uscito pochi giorni fa per Piemme, oltre a presentare il Sessantotto e la sinistra come colpevoli del declino della scuola, il ministro dedica ampio spazio agli studenti di origine straniera: dati, statistiche, esempi a supporto dell’idea che si includa escludendo.
SI DICE FAVOREVOLE alla contestata legge su immigrazione e asilo voluta da Macron che esige la conoscenza elementare del francese per i ricongiungimenti familiari. È possibile che queste idee diventino presto provvedimenti dell’esecutivo Meloni, quello che è certo, però, è che fa scendere il dibattito sulle seconde generazioni a un livello ancora più basso, perché sono insidiose anche rispetto al concetto di Ius Scholae. Valditara è consapevole che sono concetti scivolosi e nell’intervista mette le mani avanti rispetto a eventuali critiche: «Dobbiamo decidere se far prevalere l’ideologia o soluzioni realistiche», dice, ma ottiene l’effetto opposto. (...)
Milano, dopo l’occupazione punizioni senza prove
Rita Rapisardi
1 marzo 2024
Va in scena l’applicazione della dottrina Valditara: chi occupa verrà bocciato e pagherà i danni. Il ministro dell’Istruzione aveva annunciato l’iniziativa a inizio febbraio, al termine dell’occupazione del Severi-Correnti, il liceo milanese che, dopo tre giorni di stop, aveva contato 70mila euro di danni. «Stiamo studiando una norma per far sì che chi occupa, se non dimostra di non essere coinvolto nei fatti, risponda civilmente dei danni. È una presunzione che solo dimostrando di essere del tutto estraneo uno può vincere» aveva annunciato Valditara, che per l’occasione si era recato nell’istituto.
Dopo l’avvio di un’inchiesta della procura, al momento a carico di ignoti, per il reato di invasione di edificio e danneggiamento, anche nel liceo sono iniziate le indagini come da parole del ministro. Il consiglio d’istituto ha convocato circa 70 studenti, comunicando loro l’avvio del provvedimento disciplinare e invitandoli a difendersi in un colloquio. Ma qual è il criterio che fa partire le accuse? è sufficiente essere stati visti all’interno della scuola, proprio come vuole la dottrina del ministro dell’Istruzione. Non esistono video interni che possano documentare cosa è successo, dunque il consiglio ha intervistato i professori chiedendo loro prove video e fotografiche o invitandoli a indicare chi era all’interno dell’istituto. Molti di loro si sono rifiutati di collaborare ma alcuni studenti rischiano, oltre alla bocciatura, di dover risarcire danni che non hanno causato, rei di essere stati visti all’interno dei cancelli della scuola. A questo va aggiunto che gli studenti hanno da subito avvertito che in quei giorni estranei si sono infiltrati nelle aule, vicini alle curve calcistiche.
Emblematico è il caso di una seconda superiore di cui sono state convocate 7 studentesse: «Perché convocare ragazze così giovani e quasi tutte di una classe sola? Cercano un capro espiatorio o sperano che raccontino qualcosa?» denuncia un padre, sentito dal manifesto, che spiega come sua figlia si sia recata a scuola il secondo giorno dell’occupazione per partecipare a un corso di autodifesa, rimanendo circa un’ora: «Non contesto i fatti gravi avvenuti, ma il modo arbitrario e fascista con cui si sta gestendo tutto» conclude.
Alcuni hanno cercato solidarietà dall’associazione genitori, senza successo: «Non è un periodo storico di leonismo, molti hanno paura» ammette un genitore. Questi hanno poi scritto una lettera indirizzata alla preside Gabriella Maria Sonia Conte in cui si contestano i metodi (sottoscritta da circa una sessantina di genitori, su oltre 1.500 allievi), ma lei ha invitato a «una profonda riflessione su quanto accaduto», senza aggiungere altro. All’interno della scuola la situazione è tesa e c’è chi vede già gli studenti convocati come colpevoli. Il 12 marzo la dirigente ha invitato docenti, genitori e studenti «per una riflessione a partire dall’occupazione».
fonte: ilmanifesto.it - 1 marzo 2024