
🚓 LE MALETESTE 🚓
14 mar 2025
Novità su: 1) "Caso Paragon" e relativo spionaggio Ong e media, 2) Riace e il suo sindaco Mimmo Lucano, 3) perizie pm sulla morte del giovane Ramy - IL MANIFESTO
«Ci hanno spiati per la questione libica». Casarini attacca su Paragon
Il capomissione di Mediterranea alla Camera. Martedì nuovo report di Meta. Il governo continua a non rispondere. Cinque procure hanno aperto un fascicolo
14 marzo 2025
«Questa cosa a noi ce l’hanno fatta per la questione libica». Il capomissione di Mediterranea Luca Casarini ne è convinto: «questa cosa», cioè lo spyware Graphite dell’azienda israeliana Paragon Solutions, ha attaccato il suo e altri smartphone di attivisti della ong per un motivo ben preciso. «Ho paura che sia anche per la schedatura di possibili testimoni delle torture in Libia», ha proseguito Casarini, che ieri era alla Camera per farsi ascoltare dalle commissioni Esteri e Difesa. Il riferimento è a David Yambio, il portavoce di Refugees in Lybia – pure lui spiato – che è tra i testimoni citati dalla Corte penale internazionale per descrivere le sevizie di Osama Elmasry, il capo della polizia giudiziaria di Tripoli arrestato a Torino lo scorso gennaio e scarcerato nel giro di due giorni.
Una vicenda i cui contorni non sono stati ancora chiariti dal governo italiano, e soprattutto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che con le sua mancata interlocuzione con la Corte d’appello di Roma, titolare del caso, l’ha di fatto costretta a lasciar andare il boia libico.
Il caso Paragon si intreccia dunque con quello di Elmasry, anche se resta in sospeso la domanda più pesante: chi ha ordinato di spiare Casarini, gli altri attivisti (tra cui il cappellano di bordo, don Mattia Ferraresi) e il direttore di Fanpage Francesco Cancellato? Sul mistero stanno indagando cinque procure (Roma, Bologna, Palermo, Napoli e Venezia), mentre i direttori di Aise e Aisi (i servizi) nelle scorse settimane hanno ammesso davanti al Copasir di fare uso di spyware, ma sempre in maniera legittima. «Non è escluso il ruolo di contractor», sostiene ancora Casarini, alludendo alla possibilità che certi metodi li abbia usati qualche gruppo privato. Del resto, nelle carte dell’inchiesta Equalize (la banda degli spioni industriali milanesi) è venuto fuori che in effetti gli indagati usavano software non diversi da Graphite per fare i loro lavori. Resta sospeso anche l’ultimo punto di questa vicenda: la presunta (sin qui ne ha parlato solo il Giornale, senza essere smentito) inchiesta della procura distrettuale di Palermo sulla tratta di esseri umani in Libia. Qui tra gli indagati ci sarebbe anche Yambio.
La tesi sarebbe che le ong hanno rapporti con i migranti che dall’altra parte del Mediterraneo cercano di raggiungere l’Europa e che organizzino questi traffici in maniera illegale. Si tratta di una tesi simile a quella dell’inchiesta (finita in nulla) su Iuventa, dove però i traffici illeciti avvenivano nelle acque davanti alle coste italiane. Era la nascita del teorema dei «taxi del mare», che nonostante sia stato smentito dai fatti si è rivelato lo stesso un duro colpo a chi cerca di salvare le vite dei naufraghi.Su Paragon, comunque, ulteriori novità dovrebbero arrivare martedì, quando Meta rilascerà un nuovo rapporto. «Non lascerà dubbi, verranno pubblicate le tracce di questa azione», anticipa Casarini.
fonte: ilmanifesto.it - 14 mar. 2025
Riace, il Viminale chiede la decadenza di Lucano
L’eurodeputato di Avs: «Vogliono solo screditare un modello di umanità»
14 marzo 2025
La Prefettura di Reggio Calabria ha avviato la procedura per la decadenza del sindaco di Riace Mimmo Lucano. La notizia era nell’aria da quasi un mese. Da quando, a metà febbraio, il vice prefetto contatta il Comune di Riace per mettere in guardia il primo cittadino: anche il piccolo centro della Locride rischia di finire nell’elenco delle città chiamate al voto in primavera.
Secondo il ministero dell’Interno, infatti, il caso dell’europarlamentare di Avs – condannato in via definitiva a 18 mesi per falso in una determina comunale, con pena sospesa – rientrerebbe tra le fattispecie previste dalla legge Severino. Risultato: l’unica condanna rimasta, alla fine di un processo radicalmente smantellato dalla Cassazione, diventa una causa di incandidabilità che, intervenendo dopo l’elezione, prevede una procedura particolare prima dell’effettiva decadenza.
LA QUESTIONE, da un punto di vista giuridico, si presenta abbastanza ingarbugliata. Legge Severino alla mano, infatti, l’articolo 10 prevede la sospensione dalla carica per chi ha commesso reati gravi: mafia, narcotraffico, reati contro la pubblica amministrazione. Nella casistica, dunque, non rientrerebbe il falso ideologico in atto pubblico e il falso materiale, per cui Lucano è stato condannato. Ci sarebbe però uno spiraglio interpretativo in cui il Viminale potrebbe inserirsi per chiedere la rimozione del sindaco di Riace: la lettera d) del primo comma dell’articolo 10.
È in questo punto che la legge parla dell’incompatibilità con la carica di sindaco per chi ha ricevuto una «condanna con sentenza definitiva alla pena della reclusione complessivamente superiore a sei mesi per uno o più delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio diversi da quelli indicati nella lettera c)». All’eurodeputato, in realtà, non è stato addebitato alcun abuso o violazione, ma per il Viminale evidentemente sussistono gli estremi per avviare la procedura di sospensione.
ORA IL CONSIGLIO comunale avrà 10 giorni di tempo per prendere atto dell’incandidabilità di Lucano e della conseguente decadenza. In caso contrario, la Prefettura potrebbe attivare l’azione popolare in base all’articolo 70 del Tuel: un ricorso davanti al giudice civile contro il quale Mimmo Lucano potrà opporsi alla procedura di decadenza. La comunicazione trasmessa «al Comune di Riace è l’esito di una valutazione fatta dal Viminale e non è legata alla nota che due consiglieri comunali di opposizione hanno inviato nei giorni scorsi chiedendo la decadenza di Mimmo Lucano», ci ha tenuto a precisare la Prefettura.
«SONO FRASTORNATO. È una notizia assurda che nasce da una spinta politica, non di natura giudiziaria», dice al manifesto Lucano, mentre è in viaggio da Strasburgo a Ginevra per partecipare a un’iniziativa dell’Anpi. «L’obiettivo di questa iniziativa è ancora una volta quello di screditare me e il modello Riace che è un esempio di umanità. Dopo essermi confrontato a lungo con i miei avvocati sono certo che, da un punto di vista prettamente legale, questo tentativo del Viminale sarà destinato a fallire, come accaduto col mio processo fino alla Cassazione. Ma è il dato politico che mi fa male: loro ci provano ancora».
Ora la palla passa al Consiglio comunale, dove il sindaco dovrebbe ricevere la solidarietà della sua maggioranza. Ma la partita vera inizierà dopo. E si giocherà a colpi di carte bollate. Ancora una volta.
fonte: ilmanifesto.it - 14 marzo 2025
Ramy, il consulente della procura scagiona i carabinieri
La difesa di Fares: confutiamo la perizia. Gli avvocati dei due ragazzi: Elgaml è morto schiacciato dall’auto che li inseguiva non per la caduta dallo scooter, giubbotto e palo del semaforo sono stati distrutti
13 marzo 2025
La relazione del consulente nominato dalla procura di Milano scagiona il carabiniere alla guida dell’auto che Il 24 novembre ha inseguito Fares Bouzidi e Ramy Elgaml fino allo schianto mortale all’angolo tra via Ripamonti e via Quaranta. Secondo il consulente l’inseguimento è stato corretto, il militare ha frenato quando doveva frenare ed esclude l’ipotesi di speronamento volontario. La responsabilità dell’incidente viene così fatta ricadere dal consulente su Fares, alla guida dello scooter, indagato per omicidio stradale con il carabiniere alla guida dell’auto.
Qui si ferma la consulenza ed entreranno in scena i rilievi delle difese di Ramy e Fares. Il ragazzo è morto schiacciato dall’auto dei carabinieri, non per la caduta dalla moto; quando i carabinieri chiamano l’ambulanza non dicono ai soccorritori che il corpo era sotto il muso dell’auto; nei giorni seguenti il palo semaforico contro cui è stato schiacciato Ramy sparisce, smaltito dall’azienda comunale, così come sparisce il giubbetto di Ramy, nonostante alcune piume dell’imbottitura siano state ritrovate incastrate nella targa dell’auto dei carabinieri. Due carabinieri sono indagati per falso e depistaggio anche per i video fatti cancellare al testimone che ha assistito alla fase finale dell’inseguimento e che aveva filmato con il suo smartphone auto e scooter prima dello schianto.
La difesa di Fares ha già detto di essere pronta a contrastare questa consulenza con propri esperti, così come faranno i legali della famiglia di Ramy. La relazione getta però un macigno sulle fasi dell’inseguimento e sulla tesi dello speronamento. Secondo quanto acquisito dalla procura, lo scooter guidato da Fares avrebbe perso aderenza tra viale Ripamonti e via Quaranta nel tentativo di svoltare a sinistra e la macchina dei carabinieri, molto vicina alla moto, avrebbe frenato per evitare l’impatto. Tutti e due i mezzi poi sono andati a schiantarsi vicino al palo semaforico e l’auto ha travolto il corpo di Ramy.
Nelle sue conclusioni Marco Romaniello scrive: «A parere tecnico dello scrivente consulente, l’operato del conducente dell’auto Giulietta risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle forze dell’ordine». E ancora: «Nei limiti dell’esito imprevedibile e drammatico del seguito della manovra difensiva obbligata, sia la risposta attentiva del conducente della Giulietta sia la sua reazione, sono state adeguate e controllate».
E infine: «La concausa determinante» della morte di Ramy «al di là dei fattori umani connessi ai conducenti, è stata, purtroppo, determinata dalla presenza del palo semaforico che ha arrestato la caduta bloccandone la via di fuga e che ha determinato l’urto e il successivo investimento del corpo al di sotto del veicolo dei carabinieri». Su Fares scrive il consulente: «Opponendosi all’alt dava avvio a un inseguimento anomalo e tesissimo, a elevatissima velocità lungo la viabilità urbana cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa» e si è «assunto il rischio delle conseguenze».
fonte: ilmanifesto.it - 13 mar. 2025
foto di copertina: milano.repubblica.it (https://www.repstatic.it/content/localirep/img/rep-milano/2025/03/12/155210084-4436e6a9-c816-4356-be5c-389cb6ae8562.jpg?webp) - 12 marzo 2025