
🌹 LE MALETESTE 🌹
6 feb 2025
"Persone come me non scappano per una vita migliore. Noi andiamo via perché cerchiamo un posto sicuro dove vivere e continuare nell’attivismo". INTERVISTA + VIDEO
6 febbraio 2025
Maysoon Majidi all'uscita dall'aula del tribunale di Crotone, ieri:
"Per favore non giudicate le persone che vengono qui in cerca di un’altra vita. Soprattutto i rifugiati politici che scappano da un dittatore. Vengono qua e vedono la loro dignità calpestata, si vedono giudicati. Questo significa aiutare ed essere accanto a quei regimi che ci perseguitano per le nostre idee politiche.
Persone come me non scappano per una vita migliore. Noi andiamo via perché cerchiamo un posto sicuro dove vivere e continuare nell’attivismo. Abbiamo una lotta da continuare per il nostro Paese; non intendiamo rinunciarci. Io – conclude citando una poesia del poeta palestinese Mahmoud Darwish – vengo da una terra dove c’era tutto, non mancava niente, l’unica cosa che mancava era la libertà che era nelle mani di un dittatore”.
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Maysoon Majidi ha trascorso 302 giorni in carcere, subendo un trattamento ingiusto, dalle accuse basate su prove inconsistenti, all’assenza per lungo tempo di informazioni e traduzioni adeguate durante le udienze. In carcere ha intrapreso uno sciopero della fame per rivendicare la propria innocenza e provare a porre l’attenzione sulle grosse criticità presenti, che l’ha portata a un grave stato di denutrizione.
«Non è una scafista», Maysoon Majidi assolta
Non ha commesso il fatto: l’attivista curdoiraniana è stata scagionata dalle accuse. La pm l’aveva definita una «hostess di bordo»
MAYSOON non era una scafista, «una hostess di bordo» come incredibilmente l’ha definita ieri nella sua requisitoria fiume di 95 minuti la pm Rossella Multari. Maysoon Majidi è una «perseguitata politica e non una migrante economica, scappata dall’Iran per sfuggire alle persecuzioni del regime. Trentasette organizzazioni hanno accertato che ho collaborato in tutti questi anni con loro»: così lei stessa si è definita durante le brevi dichiarazioni spontanee in apertura di udienza.
PER LA PRIMA VOLTA ieri è arrivata nella città pitagorica da donna libera dopo la scarcerazione del 2 ottobre. Si è presentata nell’aula 3 delle udienze penali del tribunale di viale Mazzini alle 11. Al collo una kefiah con i colori della bandiera del Kurdistan
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L'ntervista
di Silvio Messinetti
6 febbraio 2025
Fuori dal tribunale di Crotone Maysoon Majidi ieri è uscita mano nella mano con il fratello Rezhan. Commossa e raggiante per l’assoluzione con formula piena. Qui, di seguito, l'intervista.
Ha citato, dopo la lettura della sentenza, il poeta palestinese Mahmoud Darwish. Perché?Darwish viveva l’esilio come atto poetico e politico di resistenza di fronte a una realtà storica in cui libertà individuale e liberazione collettiva sono ancora da raggiungere. Io oggi ho raggiunto finalmente la mia libertà. Ed è un giorno per me indimenticabile.
A chi dedica questa assoluzione?A chi mi è stato vicino in questa odissea, a tutti i rifugiati politici, al mio avvocato, alla mia famiglia che sta soffrendo per me da tanti mesi. Ma anche ai politici e ai tanti amici che ho conosciuto in questi mesi. I momenti passati in carcere sono stati durissimi. La prima cosa che pensi quando arrivi in un Paese democratico è alla libertà. Quando ho fatto lo sciopero della fame in carcere era perché non avevo avuto un’udienza, volevo che qualcuno ascoltasse la mia storia. Non ho mai incontrato un interprete. Non potevo parlare con i miei familiari. Ho fatto il viaggio con mio fratello e non ho potuto parlarci per due mesi. Non sapevo nulla di nessuno. Pensavo che tutte le 77 persone che viaggiavano con me fossero state arrestate perché non sapevo il motivo della mia detenzione. Se non avessi avuto intorno una rete di sostegno, con tante lettere e visite, non avrei saputo come fare per combattere lo scoramento.
Le parole dell’accusa l’hanno colpita?In questi mesi, e ascoltando la pm, ho molto sofferto per quello che sentivo dire e leggevo sul mio conto. Secondo i giudici avrei dato ordini sulla barca, consegnato acqua e cibo. Nulla di più falso. Se ci fosse stata la possibilità, avrei aiutato qualcuno ma avevamo i nostri zaini con viveri e acqua. Nessuno dava niente ad alcuno. Dunque bugie su bugie. Un incubo che temevo non finisse mai.
Da qualche settimana vive con suo fratello a Sant’Alessio in Aspromonte, pensa di restare a vivere in Italia?Il progetto Sai dentro cui siamo stati inseriti è stimolante. Ho ripreso a scrivere e a pensare a nuovi progetti artistici. Per adesso mi godo questo grande giorno.
fonte: ilmanifesto.it - 6 feb. 2025
UNA VIDEO-INTERVISTA DI DUE MESI FA DI AMNESTY INTERNATIONAL A MAYSOON MAJIDI