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La società, ma soprattutto la scuola, diventano sempre più terreno di conquista dell’ideologia della guerra

📢 LE MALETESTE 📢

3 giu 2023

Siamo dentro un’economia di guerra, del resto basta vedere quante porte girevoli ci sono nel governo verso Leonardo...
di ALEX ZANOTELLI

C’è una narrativa in questo paese in cui incredibilmente la parola pace è scomparsa. La guerra in Ucraina ha riarmato l’Europa, quello che sta avvenendo fa paura.


Secondo il rapporto Sipri, nel 2022 la spesa militare degli stati dell’Europa centrale e occidentale è stata di 345 miliardi di dollari, per la prima volta ha superato quella del 1989. A questo ha contribuito anche l’imposizione dettata dalla Nato di impiegare il 2% del Pil in armamenti.


Il presidente Usa Biden ha detto «voglio che la guerra in Ucraina continui per indebolire la Russia per poi fronteggiare la Cina» e questo sta infiammando tutto l’Indopacifico. Gli Usa hanno dato i sottomarini atomici all’Australia e hanno chiesto alle Filippine di installare altre 5 basi militari. Si sta armando fino ai denti il Giappone, che ha una costituzione pacifista. Si sta armando anche la Germania, che pure ha una costituzione pacifista, mettendo sul piatto 100 miliardi. Una Germania che si arma è pericolosa per l’Europa. Giochiamo tutti col fuoco.


Il fatto che il parlamento Ue abbia approvato il progetto di legge Asap a sostegno della produzione di munizioni anche con i fondi del Pnrr è una cosa di una gravità estrema. Quei fondi dovevano servire per scuola, sanità, creare possibilità di vita. Invece si potranno dirottare verso l’industria bellica.

Ci sono già 500 milioni di euro preventivati, una bestemmia. Mi preoccupa come il Pd sta votando: il Partito democratico e la sinistra devono svoltare su questi temi. Non è concepibile barcamenarsi tra visioni opposte.


Siamo dentro un’economia di guerra, del resto basta vedere quante porte girevoli ci sono nel governo verso Leonardo, uno dei maggiori player della sicurezza. Papa Francesco ha detto «siamo già dentro la Terza guerra mondiale». E Gutierrez, il segretario Onu, afferma che stiamo andando «a occhi aperti» verso una nuova guerra mondiale.


(...)

I migranti superano già i 100 milioni, immaginiamo cosa succederà quando il calore crescerà nella zona saheliana. La gente scapperà e vale lo stesso per i conflitti. Fuggono da guerre che facciamo noi, da cambiamenti climatici che provochiamo noi nel nord del mondo. L’Africa nel prossimo secolo potrebbe raggiungere oltre 2 miliardi di persone ma chi ci potrà vivere se si va avanti in questo modo?


Ai nostri politici interessa il profitto, e se arriva dagli armamenti non importa. Questi sono gli ultimi dati di spesa in Italia: 4 miliardi e 200 milioni destinati all’esercito per 200 carrarmati; alla marina 12 miliardi per la terza portaerei e il raddoppio della flotta; all’aeronautica 8 miliardi e 700 milioni per F35 e Eurofighter Typhoon. È follia.



fonte: ilmanifesto.it - 3 giug. 2023


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Caro padre Alex,

sono un docente di religione in una scuola superiore. Ti scrivo come educatore, ma soprattutto come cattolico, in merito alla questione dell’alternanza scuola lavoro (ora Pcto), che sta sempre più prendendo una piega militare.


Miei alunni hanno prestato servizio come catering all’interno di una base Nato. Mi è stato risposto che così è stato deciso nel consiglio d’istituto, competente in materia. Neanche i sindacati confederali mi hanno dato una mano.


Tutto questo stride con il fatto che l’istituto dove insegno è da tanti anni Punto Pace del Sermig di Torino; con i 60 anni dell’enciclica ‘Pacem in Terris’ di papa Giovanni XXIII, in cui la guerra era stata definita «roba da matti»; con i 30 anni dalla morte di don Tonino Bello che denunciò l’immorale commercio delle armi; con la ricorrenza dei 100 anni dalla nascita di don Lorenzo Milani; con il vituperato articolo 11 della nostra Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”). A contrastare questa deriva, basterà il neonato osservatorio contro la militarizzazione della scuola? (Lettera firmata)


La tua domanda/riflessione ci porta ad affrontare un argomento di cui non si parla, cioè di come si muovono le forze armate e i produttori di armamenti verso il mondo della scuola. Quello che percepisco ogni giorno è che stiamo respirando aria di guerra e questo clima ha una influenza anche sulla scuola.


Cosa sta succedendo? Succede che la scuola, che nulla dovrebbe aver a che fare con l’esercito, sta sempre più diventando terreno di conquista dell’ideologia della guerra e del controllo securitario, attraverso gli interventi in ambito scolastico di vari soggetti delle forze armate.

Sta avvenendo una penetrazione delle forze armate nelle scuole ed è un fenomeno che non può lasciarci indifferenti.

Una conquista che si è sviluppata in tre tappe.


La prima tappa si è manifestata nel 2005 quando, con la sospensione del servizio militare obbligatorio, è emersa la necessità di reclutare soldati per il nuovo esercito di professionisti. E le scuole sono diventate obiettivi di reclutamento. Al sud è un meccanismo evidente perché c’è più bisogno di lavoro e l’esercito si fa avanti con le sue proposte.


Il secondo passaggio è avvenuto tra il 2015 e il 2018: con la scusa del centenario della Prima guerra mondiale, si sono moltiplicate le iniziative nelle scuole delle forze armate e dei venditori d’armi. Che hanno avuto modo di familiarizzare ulteriormente con i giovani in formazione.


La terza tappa dell’occupazione militare della scuola è di questi anni più recenti con l’arrivo dei cosiddetti Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto). Questi percorsi di orientamento si sono fatti notare soprattutto al Sud. In Sicilia, ad esempio, è stato firmato nel 2019 un protocollo d’intesa fra il Comando militare dell’esercito e l’Ufficio scolastico regionale per consentire a un centinaio di studenti di sperimentare per qualche settimana un’attività lavorativa non retribuita in alcune caserme della Brigata meccanizzata “Aosta”.


Nell’arco di meno di vent’anni, l’esercito è riuscito a insinuarsi nella scuola e oggi lo possiamo definire molto presente nel delicato terreno dell’educazione. Una situazione che lascia attoniti.


Siamo arrivati al punto che, nel 2021, Leonardo Spa, il più grande produttore ed esportatore di armi in Italia, attraverso la sua fondazione Med-Or (Mediterraneo-Oriente) sciorina questo programma: “Promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica nel Mediterraneo fino al Sahel.

Fanno parte di Med-Or docenti e una quindicina di rettori delle maggiori università italiane”. E alla presidenza di Med-Or c’è Marco Minniti, politico un tempo del Pd e già ministro dell’interno tra il 1996 e il 1998 nel governo Gentiloni. (...)



fonte: nigrizia.it - giugno 2023

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