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RITA SEGATO. Il patriarcato precede la colonizzazione

✔ LE MALETESTE ✔

22 mag 2025

Segato ritiene che la mascolinità è forma strutturale del potere; “comprenderla è capire il potere; il patriarcato è la struttura fondante di tutte le forme di espropriazione, di valore, di prestigio” - COMUNE

Il patriarcato precede la colonizzazione

Gaceta UNAM

22 Maggio 2025


Invitata dal Coordinamento di Scienze Umane dell’UNAM e dal Programma Universitario di Studi sulla Democrazia, Giustizia e Società (PUEDJS), l’antropologa femminista e scrittrice Rita Segato ha tenuto una conversazione pubblica nella quale ha condiviso alcune delle chiavi del suo recente pensiero. L’incontro, realizzato nel quadro dell’ottantesimo anniversario del Consiglio Tecnico delle Scienze Umane, ha visto la partecipazione di Miguel Armando López Leyva, coordinatore delle Scienze Umanistiche; John M. Ackerman, direttore del PUEDJS; Amneris Chaparro, titolare del Centro di Ricerche e Studi di Genere, e Leticia Flores Farfán, coordinatrice del Corso di Laurea in Studi di Genere.


Il potere della parola

“Nominare è tracciare la rotta della storia”, ha detto Rita Segato all’inizio della sua conversazione all’UNAM. Con umorismo e critica, la pensatrice femminista, nota a livello internazionale per i suoi studi su genere, violenza e colonialità, ha aperto uno spazio di riflessione collettiva che è stato, nelle sue parole, un esercizio di pensiero vivo.

Le discipline umanistiche sono le più potenti che ci siano, anche se ci fanno credere il contrario. Creando vocabolario, scegliendo quali esperienze nominare e quali no, le scienze umane disegnano il percorso della storia. Sono più importanti della politica“.


Una vita tra le lingue

Anche se è argentina, Segato ha costruito la sua carriera accademica in Brasile, che ha segnato profondamente la circolazione della sua opera. “Nessuno legge in portoghese. Ci sono pochissimi lettori. È come se ci fosse una riserva di mercato teorica: se uno si chiama John Smith, lo traducono; se si chiama Juan Pérez, no”. In questo senso, ha apprezzato profondamente che la sua parola abbia trovato risonanza in tanti paesi dell’America Latina e, in particolare, in Messico.

Da Tilcara, nella valle di Humahuaca, dove vive con il suo compagno, Segato ha difeso uno sguardo critico e decolonizzatore della teoria e della pratica accademica. Per questo, quando è stata invitata all’UNAM, ha proposto che il formato fosse quello di una conversazione aperta: “Quando converso penso meglio, penso cose che prima non avevo pensato”. È importante sottolineare che la sessione si è tenuta nell’ambito del “Seminario permanente (Re)pensando la democrazia nel XXI secolo” del PUEDJS.


Frontiera delle civiltà

“Il Messico non è il confine tra il Messico e gli Stati Uniti. È il confine tra un’intera civiltà e il nord”, ha detto con enfasi. Nella sua visione, il Messico ha una posizione geopolitica e simbolica unica nel continente: “È il paese più importante dell’America Latina, e lo dico sempre. Ha un ruolo chiave nella disputa civile che stiamo vivendo”.

Questa affermazione non è solo geografica: è politica. Per Segato, la storia dei popoli dell’America Latina è attraversata da molteplici forme di colonialismo e il Messico, con la sua ricchezza culturale, storica e demografica, è un attore centrale nella disputa per il senso dell’umano.


Mascolinità, il suo tema di studio

Anche se ampiamente nota come femminista, Segato ha chiarito che il suo oggetto di studio non è la femminilità, ma la mascolinità come forma strutturale del potere; “comprenderla è capire il potere, il patriarcato è la struttura fondante di tutte le forme di espropriazione, di valore, di prestigio”.

Da questa prospettiva, ha messo in discussione le teorie che affermano che il patriarcato è stato un’invenzione della colonizzazione: “Non può essere sostenuto né dai dati antropologici né dalla storia. Il patriarcato precede la colonizzazione, anche se questa l’ha intensificato e riconfigurato”. Attraverso esempi etnografici, ha spiegato come le “case degli uomini” -spazi di formazione maschile nelle diverse culture tribali – esistevano nei cinque continenti, molto prima del contatto coloniale.


Dallo stupro alla guerra

Uno dei concetti più profondi e trasformativi di Segato è quello del mandato di mascolinità, che ha spiegato come si è evoluto dalla sua idea iniziale del “mandato di stupro”, che descrive l’esigenza di dimostrare la mascolinità attraverso la violenza sessuale.

“Abbiamo intervistato molti giovani condannati per stupro in Brasile. Tutti ripetevano una narrazione: dovevano provare qualcosa, dimostrare qualcosa agli altri. Quel qualcosa è la mascolinità”.


Secondo Segato, la violenza è spesso l’ultima risorsa disponibile per coloro che non possono “provare” il loro potere in altri modi. “Sempre meno uomini hanno accesso ad un patrimonio, ad un posto nell’economia. Allora non resta che la violenza”.

Con acutezza, umorismo e impegno, Rita Segato ha lasciato una lezione profonda: nominare, scrivere, parlare non sono atti neutri. Sono atti politici che modellano il futuro.



Fonte: comune-info.net - 22 maggio 2025


Leggi anche:


Demolire il mandato di mascolinità

Raúl Zibechi

19 Giugno 2019


Rita Segato racconta che ha formulato il concetto di “mandato di mascolinità” [1] a Buenaventura, porto della Colombia sulla costa del Pacifico, quando le donne nere le hanno chiesto come si fa per mettere fine alla guerra e alla violenza. “Smantellando il mandato di mascolinità”, è stata la sua risposta.


(...) Gli scambi con Rita sono ruotati attorno al suo concetto di mandato di mascolinità e ha mostrato sintonia con i dibattiti che propone lo zapatismo nel criticare una politica centrata sul nemico, che considera fascista, “perché in quel caso è il nemico ciò che ci aggrega”.


Negli scambi abbiamo potuto constatare diverse confluenze. 


La prima è che il mandato di mascolinità non viene smantellato dallo Stato, con leggi e processi istituzionali, bensì nel lavoro diretto con le persone, uomini e donne, che passa attraverso cambiamenti personali e di personalità, nel modo in cui si stabiliscono i legami negli  spazi della vita quotidiana.

Sotto questo aspetto, immagino due processi simultanei: l’organizzazione delle donne che potenzia i movimenti e le azioni, e ciascuna di loro; e i necessari cambiamenti tra noi, gli uomini, che passano attraverso la perdita dei privilegi che abbiamo, qualcosa che è impossibile elaborare senza attraversare una profonda crisi perché si tratta di cambiare il nostro posto nel mondo. Personalmente, posso dire che non si tratta di “una” crisi puntuale e limitata nel tempo, bensì di un processo ininterrotto e continuo, senza fine o con finale aperto, per assumere, nella migliore delle ipotesi, una configurazione interiore altra che ci permetta di relazionarci da una posizione di semplicità e di umiltà naturali.


La seconda è che il mandato di mascolinità si smantella in tempi molto lunghi, cosa che richiede dunque di pensare e agire in termini di lunga durata. La persistenza e la permanenza permettono non solo cambiamenti nelle relazioni, ma anche il comprendere gli altri, i loro dolori e frustrazioni, quelle rabbie e ferite che il patriarcato e il maschilismo hanno inciso nell’anima e nel corpo delle donne, ma anche degli uomini.



[1] NOTA.  Rita Segato, antropologa e femminista argentina,

sostiene che il “mandato di mascolinità” consiste nell’obbligo, per gli uomini,

di dover provare di essere maschi,  dimostrando forza e potere: fisico, intellettuale,

economico, bellico. Il mandato di mascolinità si traduce così in mandato di violenza (ndt).

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