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KURDISTAN/SIRIA. Gli ultimi eventi negli articoli italiani e curdi

🏷 LE MALETESTE 🏷

9 dic 2024

Ancora sugli interessi nazionali e internazionali riguardo al nuovo scenario siriano. Punti di vista curdi - di AAVV

Dalla stampa italiana

di Riccardo Cristiano

8 dicembre 2024

 

(…) Gli Assad hanno governato alimentando lo scontro tra le tante comunità, etniche e confessionali, che costruiscono il mosaico siriano. Sia chiaro, pur spacciandosi per “laici”, gli Assad sono leader tribali e si sono vissuti come espressione degli alauiti, piccola comunità nobile e fiera.


Impostando il loro regno del terrore su una fedeltà tribale non potevano che temere la comunità più numerosa, i sunniti. I milioni di deportati sono quasi tutti appartenenti alla loro comunità, una sorta di pulizia confessionale.


Il modello è stato poi affinato: i prezzolati di Assad effettuavano provocazioni contro un villaggio di una certa comunità per incolparne quella vicina. Questo circuito di odio e paura poneva il regime al centro di un sistema in cui lui ricattava tutti, atteggiandosi a protettore.


Lo stesso ha fatto con i mostri ideologici, terroristi, che sono emersi grazie al suo regno delle tenebre. Un esempio: chi oggi guida gli insorti, Abu Muhammad Julani, era un miliziano di al Qaida, che lui graziò nel 2011, a differenza dei leader della primavera che non graziò, li tenne nelle sue segrete. Così gli opposti estremismi si tengono in piedi.


Assad, memore della lezione paterna, sapeva che solo alimentando mostri poteva presentarsi come “il male minore”. Anche quando, nel 2013,  ha di tutta evidenza – ora è acclarato- usato i gas contro i civili, i suoi tirapiedi sostennero che erano stati gli stessi insorti. Questo è governare con il terrore e alimentando il terrorismo.


Ora l’uomo che lui ha intenzionalmente graziato, Julani, lo ha defenestrato. A sostenerlo certamente ci sono i suoi miliziani jihadisti, altri miliziani filo-turchi, e così via. Ma alle loro spalle si vedono milioni di diseredati che vogliono tornare nelle loro case, alla loro terre dalle quale sono stati scacciati. Questo popolo umiliato non ha nulla a che fare con le ideologie, ha conosciuto per anni un destino impensabile, rinchiusi in spazzi angusti come pollai, e ora torna a casa. E alcuni avranno dentro di sé anche sentimento di odio.


Ecco perché insieme al loro dolore è chiaro che altri vivono la paura. La paura di una ritorsione, ma soprattutto la paura di uno scontro comunitario. I leader jihadisti nutrono odio verso gli sciiti: chi li proteggerà come comunità? I curdi sono chiaramente nel mirino del finanziatore degli insorti, Erdogan: chi li proteggerà dall’evidente intenzione di ridurre le aree sotto il oro controllo? Poi ci sono i cristiani e la loro paura è altrettanto umana. Anche al loro riguardo ci sarebbe molto da dire: ognuno ha commesso errori, seguito scorciatoie, attaccato, colpito, usato ai propri fini, qualche volta anche il regime. Ma i timori sono fondati e vanno considerati come prioritari perché mai le comunità sono responsabili collettivamente.


Oggi il mondo in Siria si è capovolto. E’ uscito di scena il disegno teocratico dei khomeinisti al quale Bashar al Assad si era legato mani e piedi riducendo il suo Paese a un corridoio al loro servizio, oltre che alla banchina dell’aviazione e della marina militare russa. E’ stato anche trasformato in una fabbrica di droga in collaborazione con i cartelli del narcotraffico. Questa pagina è enorme ed è stata chiusa. E’ un cambiamento epocale. L’esportazione della teocrazia khomeinista è finita. Ma per i siriani il fatto è siriano, non globale; è questo che vogliono governare.


Julani, il jihadista che guida il composito cartello degli insorti, si è trasformato. Veste in giacca e camicia bianca, non ha più il barbone, ma una barba ben coltivata, non si fa più chiamare Julani, il suo nome di battaglia, ma Ahmad Sharaa, il suo nome all’anagrafe siriana. Parla di rispetto per gli altri. La trasformazione dell’abito e del nome di Julani ha rilievo? Lui a suo tempo è emerso nel nome dell’odio verso gli sciiti. Questo è un primo rischio per l’oggi: le comunità sciite chi le tutelerà? Ed ecco un altro rischio, quello curdo. C’è una certa rivalità tra curdi e arabi, ma è soprattutto il grande finanziatore degli insorti, il turco Erdogan, a chiedere di regolare i conti con i suoi rivali. Questa seconda mina, che già si vede portare a galla attacchi ed espugnazioni a dir poco preoccupanti, porta a galla l’ulteriore mina, quella cristiana. Che possano temere il precedente tipo di barba usato per anni da Julani lo definirei un “atto dovuto”. (…)

 

Fonte: articolo21.org - 8 dic. 2024

 

Da fonti curde

4/8 dicembre 2024


  • SIRIA/ROJAVA – Siamo quasi tornati indietro di 14 anni, alla guerra civile siriana. Anche se Assad è fuggito dal Paese.

Nel Rojava i curdi vengono attaccati dalla Turchia e dai suoi mercenari provenienti dal Nord e dall’Ovest, mentre a Raqqa e Deir ez-Zor le cellule dormienti dell’Isis emergono dall’ombra e diventano ancora più minacciose.

La coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti non reagisce realmente e lascia che lo faccia la Turchia…

Per quanto riguarda il fronte meridionale, l’HTC/HTS (gli islamisti precedentemente riuniti sotto il nome di al-Nusra che era il ramo siriano di Al-Qaeda), avrebbe rifiutato che ci possa essere spazio per l’AANES (Amministrazione Autonoma della Siria Nord e Est) per la formazione di un governo siriano. Esiste un pericolo reale per la rivoluzione del Rojava, circondata da tutti i lati.

 

  • Un edificio che ospita gli organi dell'Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord e dell'Est/Rojava (DAANES) nella città di Manbij è stato bombardato da un aereo da guerra turco.

 

  • I mercenari siriani sotto comando turco che attaccano il Rojava faticano ad avanzare contro i combattenti arabo-curdi, nonostante l’aeronautica turca li sostenga, come abbiamo visto oggi a Manbij.

 

  • La scorsa notte, un drone turco ha colpito i civili in un villaggio di Ain Issa (in curdo: Bozanê), uccidendo 12 civili, principalmente bambini e donne.

 

  • Il cantone di Manbij, nella Siria settentrionale e orientale, nel nord-est della regione di Aleppo, sta attualmente affrontando la minaccia di un'offensiva su larga scala da parte della Turchia e dell'SNA (Esercito Nazionale Siriano) sostenuto dalla Turchia. Per diversi anni, la Turchia ha ripetutamente dichiarato di voler conquistare Manbij. I recenti sviluppi in Siria hanno aperto la strada a un rinnovato tentativo di sottrarre il cantone alle Forze Democratiche Siriane (SDF). Manbij è una città vitale per la Siria settentrionale e orientale (ANES), governata dall'Amministrazione Autonoma Democratica della Siria Settentrionale e Orientale (DAANES), di cui le SDF costituiscono l'ala militare ufficiale.



Nota:

L' Amministrazione Autonoma Democratica della Siria settentrionale e orientale ( DAANES ), nota anche come Rojava , è una regione autonoma de facto nel nord-est della Siria . È composta da sottoregioni autogovernate nelle aree di Afrin , Jazira , Eufrate , Raqqa , Tabqa , Manbij e Deir Ez-Zor. La regione ha ottenuto la sua autonomia de facto nel 2012 nel contesto del conflitto del Rojava e della più ampia guerra civile siriana , alla quale ha preso parte la sua forza militare ufficiale, le Forze Democratiche Siriane (SDF).



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