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La persecuzione turca contro il popolo curdo colpisce in Italia

📢 LE MALETESTE 📢

8 ago 2023

D'altronde, la “lotta comune contro il terrorismo” era stato uno dei punti chiave dell’incontro tra la neo-insediata presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed Erdogan, avvenuto lo scorso novembre.
di VALERIA CASOLARO

6 agosto 2023


Negli scorsi giorni Devrim Akcadag, cittadino tedesco di figlio di kurdi, è stato arrestato dalla Digos di Sassari in ottemperanza a un mandato di arresto per “terrorismo” e di una richiesta di estradizione emessi “dalle autorità turche”. Si trova in Sardegna per passare le vacanze con la figlia, dopo aver lasciato il suo lavoro a Berlino di traduttore all’università di Berlino.

Devrim è accusato di “terrorismo”, accusa mai contestata in Germania, al contrario di quanto gli è accaduto in Italia. Dopo essere stato condotto nel carcere di Bancali , adesso si trova ospitato negli spazi dell’associazione ASCE, Associazione Sarda contro le emarginazioni.



La scorsa settimana un cittadino tedesco di origini curde è stato arrestato dalla Digos mentre si trovava in Sardegna in vacanza con la figlia. Devrim Akcadag, 48 anni, è infatti oggetto di un mandato internazionale ai fini estradizionali da parte della Turchia, che lo accusa di essere un “terrorista” e sostenitore del partito curdo dei lavoratori PKK.


L’uomo si è detto del tutto estraneo alle accuse. Akcadag è stato inizialmente tradotto nel penitenziario di Bancali, a Sassari, ma il tribunale ne ha successivamente disposto la scarcerazione, nell’attesa che tutta la documentazione riguardante il suo caso venga acquisita e inviata alle autorità turche. Se il tribunale decidesse per l’estradizione, l’uomo rischierebbe fino a 15 anni di carcere in Turchia.


Akcadag, docente universitario e traduttore residente a Berlino, era giunto in Sardegna il 31 luglio per trascorrervi un periodo di ferie estive con la figlia di 10 anni. Ad appena 24 ore dal suo arrivo, tuttavia, l’uomo è stato rintracciato dagli agenti della Digos si Sassari i quali, dopo averlo identificato, lo hanno tradotto nel carcere di Bancali.


Secondo il governo turco, infatti, Akcadag, nato in Germania da genitori curdi, è un “fiancheggiatore” del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), motivo per il quale ne è stata chiesta, con un mandato internazionale, l’estradizione in Turchia. Al momento i giudici della Corte d’Appello di Sassari hanno accolto la richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato dell’uomo, imponendo tuttavia l’obbligo di dimora. Akcadag si trova ora nel centro dell’Associazione sarda contro l’emarginazione (ASCE) di Selargius. L’intera vicenda è stata denunciata da un comunicato rilasciato da COBAS Scuola Sardegna.


La definizione di “gruppo terroristico” operata dalla Turchia nei confronti del PKK è un atto del tutto strumentale, funzionale alla repressione messa in atto da Erdogan contro la popolazione curda. Risulta curioso, inoltre, che le accuse nei confronti di un presunto terrorista siano state del tutto ignorate in Germania, dove Akcadag svolgeva normalmente le proprie mansioni, ma non in Italia, dove è stato immediatamente arrestato.


Come fatto notare nel comunicato di COBAS, “la qualifica del PKK come organizzazione terroristica è talmente fuorviante e talmente strumentale che le magistrature dei Paesi UE maggiormente interessati alla presenza curda la ignorano di fatto (come Francia e Germania, ) o addirittura la contraddicono in diritto (come il Belgio)”.


A seguito dell’allargamento della NATO, Erdogan ha colto la palla al balzo per trasformare i curdi in merce di scambio: sì all’ingresso di Svezia e Finlandia, ma solo a patto che vengano consegnati i “terroristi” del PKK che trovano rifugio in questi Paesi.

D’altronde, «Prima o poi spaccheremo la testa al PKK» aveva dichiarato apertamente.


COBAS sottolinea che, in questo contesto, la vicenda di Akcadag è “la prova del fatto che Erdogan intende fondare i rapporti bilaterali tra Stati, ivi compreso il rapporto tra Turchia e Italia, sull’utilizzazione dei curdi come ostaggi, quindi sull’impostazione dei rapporti diplomatici in chiave di ricatto”.


D’altronde, la “lotta comune contro il terrorismo” era stato uno dei punti chiave dell’incontro tra la neo-insediata presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed Erdogan, avvenuto lo scorso novembre a margine del G20 e finalizzato a distendere i rapporti tra i due Paesi e “rafforzare le relazioni bilaterali”.



VALERIA CASOLARO

fonte: lindipendente.online - 7 ago. 2023

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