📢 LE MALETESTE 📢
4 apr 2023
200 km per 8 ore tra il pubblico nella fabbrica occupata a Campi Bisenzio, Firenze. 2 aprile 2023
di PIERA ELLI, inviata del Collettivo Autogestito "LE MALETESTE"
"L'art. 11 dello Statuto dei Lavoratori stabilisce che nei luoghi di lavoro possono essere svolte attività culturali e ricreative gestite dai lavoratori. In tutti i posti di lavoro, fabbriche, uffici, scuole.." Dario dice. A quel punto, esplode un applauso fragoroso mentre lui saluta battendosi la mano sul cuore..
Cavoli, questo nostro turno al festival è già un flash! Una luce abbagliante nella mezzombra di questo periodo storico e sociale.
E alla fine siamo dentro al Festival della Letteratura Working Class, organizzato all’interno della struttura GKN di Campi Bisenzio, un capannone che sa di ferro e di grasso, con le pareti formate da cestoni in metallo ricolmi di pezzi misteriosi. Non possiamo non pensare che al termine della giornata avremo fatto più di 200 km. con la macchina per vivere questa nuova esperienza, ma già sappiamo che ne sarà valsa la pena fare tutta questa strada per venire fin qua.
Prima tappa della giornata l’incontro con tre poeti operai. Poesie Poesie Poesie bellissime; si sente il suono ritmico degli "strumenti" del lavoro che musica non fanno, si vedono le persone sparire nell'ingresso e riapparire come numeri all'interno della fabbrica. Timbrare il cartellino e perdere l'identità, come nella scena iniziale di “Metropolis”, dove gli operai entrano al lavoro marciando tutti uguali, indistinguibili l’uno dall’altro. Ed è allora che appaiono madonne imbiancate dalla polvere della vernice grattata dal legno, madonne che invecchiano precocemente
“Vincenzina davanti alla fabbrica,Vincenzina vuol bene alla fabbrica,E non sa che la vita giù in fabbricaNon c'è,Se c'èCom'è ?”
.. dal Poeta Jannacci ai POETI Fabio Franzin, Matteo Rusconi e Luigi Di Ruscio, il filo è diretto, la vita, la loro vita è poesia e anche fabbrica ma, secondo me, è più poesia...
E applausi da concerto rock, applausi che non finiscono subito, battiti forti di mani convinte, mai sentito un applauso così per la poesia. Mi commuovo. E mi stupisco del fragore, mi giro e vedo che le 500 sedie preparate per il pubblico ora sono quasi tutte piene, "..e siamo alle 11 della mattina". È stupefacente.
Al secondo appuntamento sul palco si parla di vita operaia, partendo da “Tuta blu” di Tommaso Di Ciaula, operaio scrittore degli anni '70 in una fabbrica del Sud, arrivando, attraverso diverse testimonianze, una potente di Carmine Conelli, a scandagliare la stessa vita al Sud e gli stereotipi legati a questo angolo d’Italia.
Pausa mensa, fila ordinata e in festa, un minestrone buonissimo “Come a casa!”, si dà da fare il nostro dispensiere volontario di turno al banco ‘fai da te’.
Ok, brevissima pausa e lasciamo il posto a sedere agli altri in fila fuori.
Si rientra nel capannone, accolti da una “Bella Ciao” a tutto volume, “Scusate il volume ma devo regolare il mixer per l’incontro di dopo” ci fa l'operaio con i capelli lunghi raccolti che sembra un ragazzino. Si scusa, ma si capisce benissimo che tra poco inizierà il suo turno d’addetto al reparto-audio, e le cose dovranno stare tutte al loro giusto posto. Io penso dentro di me “Ben venga Bella Ciao a tutto volume!”.
L'operaio alla fine non è così ragazzino, come ci dirà da lì a poco, tre figli, e sia lui che l’ex moglie lavorano in GKN, ovvero lavoravano in GKN…e pensare che sono senza stipendio da 6 mesi…ma loro ci danno dentro con il Festival, tutti e due, e quello che traspare dai loro occhi vivi è, lo si avverte benissimo, un grande orgoglio.
Va bene, passiamo ai due scrittori britannici invitati: Anthony Cartwright e l’altro che mi piace definire un non-scrittore, D. Hunter, uno che fin dalle prime battute dà l’idea di conoscere sulla propria pelle cosa significhi appartenere alla classe proletaria/sottoproletaria/povera emarginata, uno che ha attraversato parecchie delle avversità che la società tende a frapporre tra chi è povero e chi povero non è, dove il povero è costretto persino a rivestire la parte del colpevole perfetto. Ma D. è un uomo SINCERO, così come sono sinceri i suoi interlocutori, Cartwright in primo luogo, e anche Alberto Prunetti che è con loro lì sul palco, così come sento sincere le 1000 persone che stanno adesso affollando lo spazio-dibattiti.
Si parla, è vero, di letteratura Working Class in questo festival emozionante, ma soprattutto si parla di vita, di un'idea e una visione di vita diversa da quella che ci fanno credere come unica possibile. Non è un festival che parla solo di libri, ma un laboratorio che arricchisce quelli che sono qui e partecipano attivamente con tutta la più grande attenzione che possono prestare, con l'entusiasmo, con il silenzio e il rispetto che insieme trasudano in questo capannone da dopolavoro.
Giovani, anziani, famiglie, bambini, cani.. operai, pensionati insegnanti studenti giornalisti disoccupati dipendenti pubblici tutti comunque uniti nella stessa coscienza di essere comunque ‘sottopagati e supersfruttati’... tutti qui a prendere voce, tutti vicini l’uno all’altro, in un sentimento comune di appartenenza.
A seguire, poi, ci sarà un altro incontro, come ad una bellissima "catena di montaggio" del pensiero, della solidarietà dei cuori pulsanti della classe operaia, OPERAIA nel senso che opera e si adopera.
Un pugno bellissimo nello stomaco, un sorriso fatto di 1000 sorrisi, un susseguirsi di onde emozionali che ti fanno sentire bene, viva e con la speranza che si riaccende, perché le scintille ci sono e sono qui oggi, in questa fabbrica che ci auguriamo diventi, il più presto possibile, fabbrica “pubblica e socialmente integrata”, così come la pensano quelli del Collettivo dei Lavoratori GKN.
E allora OCCUPPIAMOLA FINO A CHE CE NE SARA' perché LA CLASSE DIRIGENTE, quella vera, possa vincere e moltiplicarsi. E sono passate 8 ore da quando siamo entrati, come un turno in fabbrica, un bellissimo turno in fabbrica.
"Noi avevamo le tute blu, ce le hanno messe bianche togliendoci anche la dignità della tuta blu dell'operaio" Dario dice ancora, e allora la lotta per questo per altro per tutto sia sempre più grande.
SI PUO' FARE fino a che esistiamo noi LA VERA CLASSE DIRIGENTE.
IL COLLETTIVO AUTOGESTITO LE MALETESTE
3 aprile 2023
foto di: Le Maleteste, Edizioni Alegre, Andrea Sawyerr, Alberto Prunetti
ALCUNE DELLE PAROLE dette in GKN durante il Festival di Letteratura Working Class 2023 CHE RESTERANNO SCOLPITE NELLA NOSTRA MEMORIA:
“Narrare serve a uscire dalla concezione economicista delle battaglie sul lavoro, gli operai vogliono monetizzare, giustamente, ma il problema è anche dare un nuovo valore al tempo. Che lo scopo di tutto non sia solo consumare di più. A cosa serve lo stipendio se non a liberare la vita? Quasi possiamo dire che siamo noi l’unico vero movimento per la vita”. (DARIO SALVETTI)
“Ciò che definisce veramente la letteratura working class non è né la provenienza sociale dell’autore né tantomeno il tema trattato, ma il fatto di essere un’incitazione alla lotta”. (ORNELLA DE ZORDO)
“Ma siamo proprio sicuri che noi operai dobbiamo scrivere solo di povertà, lavoro e fabbrica? Io voglio sentirmi libero di scrivere di qualsiasi cosa”. (ALBERTO PRUNETTI)
“Va bene chiedere più salario ma vogliamo anche lavorare meno, avere tempo per leggere, camminare, amare, vogliamo riprenderci la vita” (FRANCESCA COIN)
“Per me (la solidarietà, NdR) è la capacità di riconoscere le stratificazioni interne al concetto di working class e di prendersene cura. Saper vedere che da questo lato del mondo non c’è un’unica verità ma una molteplicità di esperienze”. (D. HUNTER)