
🚧 LE MALETESTE 🚧
27 apr 2025
Mentre i fattorini protestano chiedendo migliori tutele e un’indennità di 10 euro giornalieri, il colosso della grande distribuzione preferisce mettere in cassa i propri dipendenti - da L'INDIPENDENTE e AVVENIRE
di Stefano Baudino
26 Aprile 2025 - 17:30
Prima la minaccia, poi i fatti: Esselunga ha avviato la cassa integrazione per oltre 200 dipendenti del magazzino di via Dione Cassio a Milano, addossando la responsabilità allo sciopero in corso indetto dalla Filt Cgil. Un conflitto che affonda le radici nelle condizioni di lavoro dei corrieri delle aziende fornitrici Brivio e Viganò, Deliverit e Cap Delivery.
Mentre i fattorini protestano chiedendo migliori tutele e un’indennità di 10 euro giornalieri, il colosso della grande distribuzione preferisce mettere in cassa i propri dipendenti, accusando la protesta di aver «compromesso in modo significativo» il servizio di consegna online. Il sindacato, invece, denuncia la decisione come una precisa strategia aziendale per delegittimare la protesta.
L’avvio della cassa integrazione è stato comunicato dall’azienda in una nota ufficiale, parlando di «gravi disagi operativi» che avrebbero reso «inevitabile» il ricorso alla cassa integrazione «per evitare enormi sprechi alimentari». Una decisione che coinvolge oltre 200 lavoratori e che, secondo Esselunga, si è resa necessaria perché «la protesta messa in atto sta impedendo ai nostri dipendenti dei centri di distribuzione che preparano le spese poi affidate ai trasportatori per le consegne, di svolgere il proprio lavoro». Ma dietro quella che Esselunga presenta come una dolorosa scelta gestionale, si consuma uno scontro ben più ampio. La Filt Cgil denuncia che si tratta di una «scelta grave e unilaterale» messa in atto per «dividere lavoratori e sindacati e scaricare sulle spalle di chi lavora le conseguenze dell’assenza di volontà negoziale». Per il sindacato, quella della grande distribuzione «è una mossa strumentale» che non farà altro che rafforzare «la mobilitazione e la solidarietà tra lavoratori e sindacati», mostrando all’opinione pubblica «il vero volto di un’azienda che antepone minacce e profitti al rispetto delle regole e dei diritti fondamentali».
Al centro della protesta, che va avanti ormai da settimane, c’è la richiesta dei fattorini – centinaia di autisti che ogni giorno effettuano circa 10mila consegne – di vedersi riconosciuta un’indennità per il lavoro di facchinaggio, attività che, denuncia la Filt Cgil, non sarebbe prevista dal loro contratto. I lavoratori chiedono dunque «10 euro giornalieri in più» a compensazione di carichi fisici spesso insostenibili: ogni autista gestisce infatti circa 35 quintali di merce per turno, talvolta raddoppiando i turni giornalieri. La situazione ha avuto uno snodo importante il 23 aprile, durante un incontro in Prefettura a Milano tra sindacati e aziende.
Un tavolo che si è chiuso con un nulla di fatto. «Brivio & Viganò ha partecipato al tavolo con piena disponibilità al confronto e con un concreto spirito propositivo», ha fatto sapere l’azienda, spiegando che «nonostante la volontà di venire incontro alle istanze emerse nel dialogo con le organizzazioni sindacali, le proposte sono state respinte». Di tutt’altro tenore la versione della Filt Cgil: «Le aziende, dopo ore di discussione, se ne sono uscite con una proposta vergognosa, offrendo ai lavoratori un euro in più al giorno», ha denunciato Agostino Mazzola. «Credo che un’uscita del genere si commenti da sola».
Mazzola non ha risparmiato critiche alla strategia di Esselunga, accusandola di voler «delegittimare la protesta, quando il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione». Secondo il sindacalista, l’azienda cerca di «mettere in cassa integrazione i lavoratori diretti, cioè i magazzinieri, per fare in modo che vedano come nemici i lavoratori indiretti, ossia i fattorini delle aziende esterne che però lavorano con divise che riportano il logo Esselunga e guidano camion con il logo Esselunga».
Nel suo comunicato ufficiale, Esselunga auspica infine «un ritorno ad un operato responsabile e a un confronto costruttivo tra tutte le parti coinvolte», ribadendo che la sua priorità «rimane sempre quella di garantire un servizio di qualità ai nostri clienti e un ambiente di lavoro stabile per i nostri dipendenti». Intanto, la protesta continua.
E mentre Esselunga invoca «la tutela delle fasce fragili» come giustificazione della cassa integrazione, i sindacati denunciano che sono proprio i lavoratori a pagare il prezzo più alto di una vertenza che, almeno per ora, sembra ancora lontana dalla conclusione.
Fonte: lindipendente.online - 26 apr. 2025
Il caso. Lo sciopero, il black-out delle spesa a casa: cosa succede con Esselunga
di Cinzia Arena
venerdì 25 aprile 2025
In cassa integrazione i magazzinieri di un centro di Milano. La Filt-Cgil guida la protesta: driver sfruttati con orari massacranti, chiedono 10 euro di aumento
Ad una settimana dall’inizio dello sciopero degli autisti che consegnano la spesa a domicilio per Esselunga, dipendenti di tre società di logistica che hanno in appalto il servizio, e dopo un vertice in Prefettura a di quattro ore conclusosi con un nulla di fatto mercoledì scorso, si alza il livello dello scontro.
Con l’azienda, leader nel settore della grande distribuzione in Lombardia e in tutto il Nord Italia, che annuncia il ricorso alla cassa integrazione per 200 magazzinieri del centro di via Dione Cassio di Milano, addetti alla preparazione degli ordini online, e denuncia gravi disagi operativi ed enormi sprechi alimentari. «Questa situazione - spiega Esselunga in una nota diffusa ieri che annunciava la cassa integrazione - ha compromesso in modo significativo la nostra capacità di garantire ai clienti il servizio e-commerce nell’area di Milano a discapito in particolare di persone anziane e in stato di fragilità per cui il servizio è indispensabile. Inoltre, la protesta messa in atto sta impedendo ai nostri dipendenti dei centri di distribuzione che preparano le spese poi affidate ai trasportatori per le consegne, di svolgere il proprio lavoro».
Dalla Cgil arriva una levata di scudi su quella che viene definita una campagna denigratoria, con accuse false e del tutto infondate. Lo sciopero c’è ma non è totale, in molti casi è legata solo alla non consegna al piano dei pacchi, e le categorie fragili sono garantite. «Sino ad oggi Esselunga si è guardata bene dall’entrare nel merito della vicenda, dicendo di non essere coinvolta» spiega Agostino Mazzola funzionario della Filt Cgil che sta seguendo la vertenza da un paio di mesi. Una delle tante del variegato mondo della logistica finita negli ultimi anni sotto i riflettori della Procura di Milano per pratiche scorrette ai danni dei lavoratori, sfruttamento, caporalato ed evasione fiscale. «Esselunga ha deciso di internalizzare il servizio di preparazione dei pacchi - dice Mazzola -, che viene svolto da 2mila magazzinieri, in gergo chiamati “pickeristi”, per quanto riguarda i driver invece la “filiera” è stata razionalizzata e si è arrivati ad avere solo tre aziende fornitrici in tutta Italia».
Gli autisti, che denunciano orari massacranti, camioncini in pessime condizioni e manutenzione a livelli minimi, caricati oltre ai limiti consentiti. A inizio turno ogni autista carica sul camion le casse per le 18 consegne quotidiane, all’incirca 850 chili, che spesso arrivano a mille. Non è tenuto in base al contratto a portare la spesa al piano, ma è dato per scontato che lo faccia, sollevando i pesi più volte. La vertenza è nazionale e riguarda complessivamente 1.200 driver in tutta Italia, di cui 720 solo in Lombardia. In questa settimana lo sciopero ha coinvolto circa 400 lavoratori impiegati nei magazzini di Milano, Varedo, Settimo Milanese e Lallio, in provincia di Bergamo, dipendenti di tre aziende, Brivio&Viganò Logistics, Cap Delivery e Deliverit. Alla base dell’agitazione c’è una richiesta semplice: 55 centesimi in più per ciascuna delle 18 consegne giornaliere, ovvero 10 euro al giorno, come compenso per il lavoro extra di carico e scarico della merce.
Il sindacato Filt Cgil spiega come gli autisti non siano assicurati per infortuni derivanti dal trasporto delle merci fuori dal veicolo e per danni nelle abitazioni nelle quali effettuano le consegne. Senza considerare i rischi che corrono per guidare mezzi obsoleti e troppo pesanti, che devono poi parcheggiare in doppia fila o sulle strische per fare presto. Le condizioni peggiorano, per ritorsione, per chi osa protestare: straordinari tagliati, turni comunicati con pochissimo preavviso, e consegne in abitazioni senza ascensore sono diventati strumenti di pressione da parte delle aziende appaltatrici secondo le denunce dei driver raccolte dal sindacato.
Mercoledì pomeriggio in Prefettura a Milano c’è stato un faccia a faccia istituzionale, richiesto dal sindacato Filt Cgil, al quale hanno partecipato anche Fit Cisl e Uiltrasporti, per chiedere tutele, sicurezza e dignità. All’incontro si sono presentati i rappresentanti delle tre aziende, che hanno proposto un “bonus” di un euro al giorno in attesa dell’apertura di un tavolo nazionale. «Una vera e propria offesa - sottolinea Mazzola - considerando che stiamo parlando di un giro d’affari di 110 milioni di euro l’anno legati alla consegna». L’80% dei driver sono stranieri, molti rumeni, moldavi ed ucraini, e spesso hanno alle spalle parecchi anni di anzianità.
Ma pochi conoscono i loro diritti di lavoratori. «Purtroppo “il sistema” adottato da molte realtà, accanto ad un inquadramento regolare con il contratto della logistica, che prevede 6,5 ore di lavoro al giorno per sei giorni, una mole di straordinari enorme che di fatto crea turni di 12 ore al giorno, senza considerare i danni per l’erario visto che questi extra vengono pagati a forfait».
Per il segretario generale della Cgil Milano Luca Stanzione è inconcepibile che Esselunga non si prenda cura in nessun modo di questi lavoratori. «Quando il lavoro in appalto è così indispensabile per il servizio viene da chiedersi quali siano le ragioni delle esternalizzazioni. Le vicende del recente passato di Esselunga dovrebbero maggiormente responsabilizzare il committente» afferma Stanzione.
Non basta una carta Fidaty per acquisire la fiducia dei clienti anche perché, pur non essendo dipendenti di Esselunga, i driver indossano la sua divisa e guidano i furgoncini gialli con il famoso “pomodoro”. Per il momento la protesta continua senza un orizzonte temporale: sciopero proseguirà “a oltranza” fino a quando non si otterranno risposte concrete.
Fonte: avvenire.it - 25 apr. 2025