📢 LE MALETESTE 📢
25 mar 2023
Ex-GKN, Qf perde il ricorso contro il primo decreto ingiuntivo. L'azienda condannata a pagare gli stipendi dal 9 ottobre 2022 in poi, da quando non ha nessuna copertura di cassa integrazione.
Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze
23 marzo 2023, h. 23.09
·
Ex-GKN, Qf perde il ricorso contro il primo decreto ingiuntivo. L'azienda condannata a pagare gli stipendi dal 9 ottobre 2022 in poi, da quando non ha nessuna copertura di cassa integrazione.
La sentenza mette nero su bianco che "l'"inagibilità” dello stabilimento di Campi Bisenzio non risulta provata". La RSU: "la sentenza ristabilisce semplicemente il senso della realtà. L'assedio va rotto e va rotto ora. Non abbiamo tempo di aspettare che tutti i tribunali ci diano ragione".
[Campi Bisenzio, 23 marzo 2023] Il Tribunale ha accertato il diritto del dipendente al pagamento della retribuzione stabilendo che per il periodo di copertura cigs fino al 9/10/22 - autorizzata solo in data 10/3/23 - il pagamento è a carico dell’Inps, condannando invece QF a corrispondere al lavoratore quanto dovuto a titolo retributivo, riconoscendo gli importi di paga pieni, per il restante periodo.
Questa in sintesi la sentenza del Tribunale del Lavoro di Firenze che oggi si è espresso in merito al ricorso presentato da QF, contro il primo decreto ingiuntivo per il pagamento dello stipendio arretrato a un suo dipendente.
"Smontate una dopo l’altra tutte le argomentazioni di Qf - dichiara la RSU ex-GKN - Le stesse argomentazioni che invece ipnotizzano e tengono ferme un pezzo importante della nostra politica. La nostra mobilitazione, che è socialmente legittima, non si appoggia sulle sentenze di Tribunale per sostenere le proprie ragioni. Noi partiamo da ragionamenti sindacali, sociali e politici. Deve essere frustrante però per quella politica che fa della legalità la propria bandiera, sentirsi dare torto anche dalle sentenze di tribunale".
Fuori dalla legge e dalle norme, così si pone QF e così forse si pone la cassa retroattiva concessa a Borgomeo, in spregio non solo ai lavoratori ex-GKN, ma a tutte le imprese che invece per accedere alla cassa hanno di solito bisogno di fornire evidenze e causali chiare.
La sentenza ristabilisce semplicemente il senso della realtà, come si evince da questi estratti:
“in assenza di un atto di accoglimento della domanda di CIG il datore di lavoro continua ad essere obbligato al pagamento della retribuzione” (…) “è pacifico che l’attività produttiva (…) sia cessata nel luglio dell’anno 2021 per esclusiva volontà datoriale e non sia stata più ripresa, in attesa della predisposizione e realizzazione di un piano di reindustrializzazione. (…) Deve quindi escludersi che la sospensione della prestazione lavorativa sia addebitabile al lavoratore o sia stata concordata. Non è configurabile nemmeno una situazione di oggettiva impossibilità sopravvenuta in quanto la inutilizzabilità della prestazione da parte del datore di lavoro, per “inagibilità” dello stabilimento di Campi Bisenzio non risulta provata”. Anzi, accerta il Tribunale che risulta provato il contrario, e cioè che lo stabilimento è agibile sulla base della stessa documentazione prodotta in giudizio da QF.
Qf è quindi condannata a pagare gli stipendi dal 9 ottobre 2022 in poi, da quando non ha nessuna copertura di cassa integrazione. "Come già detto prima del 9 ottobre - spiega la RSU - Qf è stata salvata dalla liquidità di cassa immessa dallo Stato, il quale ha di fatto deciso di rimborsare con contributi pubblici Borgomeo, pur non avendo rispettato l’accordo quadro e portato avanti le attività previste dal periodo ponte. Ad oggi Qf continua a trattenere illegittimamente le nostre retribuzioni, e anche le buste paga, il nostro Cud, per impedire di fare valere le nostre ragioni con altri ricorsi per ingiunzione. Da ottobre ad oggi Qf deve pagare interamente tutte le spettanze contrattuali e di legge (mensilità, tredicesima, ferie, tfr, ecc. ecc.)".
Per il 2023 l’azienda non ha aperto nessuna procedura di cassa integrazione sul 2023. "Preferisce passare dalla parte del torto, pur di togliere forme di reddito ai lavoratori" conclude la RSU "E' un assedio che va rotto e va rotto ora, non possiamo aspettare che ogni tribunale ci dia ragione. La piazza di sabato sarà anche per questo, perché la cassa retroattiva è una aberrazione che non può più accadere, perché il ricatto degli stipendi non può passare o sarà un precedente che poi potranno utilizzare per tutte le lotte".
Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze
· 24 marzo 2023, h. 13.05
Ciao Firenze, giorno di vigilia. Ti scriviamo così esorcizziamo l’attesa.
Domani succede ancora. E’ la terza volta in venti mesi che chiamiamo un corteo per le tue vie. Senza contare però i presidi, gli striscioni, le assemblee, i volantinaggi, le firme, i megafoni, i servizi sulla stampa locale. Disperati e scanzonati, per le tue vie ci siamo stati così tante volte che abbiamo perso il conto. Forse quasi da venirti a noia.
Ma questa ormai “è una gara di resistenza, partigiano portami via”. E la resistenza, si sa, ha poco a che fare con la spettacolarità della velocità. Ha più a che fare con la fatica, la noia, la trincea, l’attesa. Ripetersi senza ripetersi, rinnovare ogni giorno lo stupore, la passione, il ricordo, diventa un esercizio complicato.
Ci hanno detto che avevamo vinto. Per mandare la lotta a casa, non per riportarci veramente il lavoro.
Ci hanno fatto sentire il teporino della vittoria presunta. Era invece la cottura a fuoco lento. Come con una rana bollita: nella pentola, si abitua lentamente al calore. E quando sta per morire, non ha più la forza di saltare fuori.
Il loro calcolo lo avevamo capito. Lo hanno fatto già con altre aziende. E abbiamo resistito anche al logoramento. Per quello hanno deciso che la rana andava affogata.
Hanno sequestrato il contratto nazionale, gli accordi interni frutto di 60 anni di lotte, gli stipendi. Ormai da sei mesi. Un precedente del genere non può passare. Non possiamo permettercelo. Fatto una volta, sarà fatto di nuovo.
Sono talmente vili da accusare chi lotta per il lavoro, di essere la causa di mancanza del lavoro. Come nelle sabbie mobili, se non facciamo nulla affondiamo lentamente. Se ci agitiamo, provano a mandarci ancora più in fondo. Dalle sabbie mobili non si esce senza un appiglio. La città attorno, la solidarietà, i nostri valori, la nostra comunità sono il nostro appiglio.
L’attuale proprietà non è un soggetto storico che a un certo punto ha deciso di gettare la spugna. E’ il risultato probabilmente della “politica” che incontra il fondo finanziario. Più che gettare la spugna, forse sarebbe giusto dire che ha gettato la maschera. Ci ha presi in liquidazione e in liquidazione ci ha rimesso.
Ha trovato il modo di licenziarci di fatto senza dichiarare un solo licenziamento formale. Siamo a 200 posti di lavoro bruciati sul nostro territorio.
E a fare da sponda a questo gioco al massacro, ecco il meccanismo ben oliato dei tavoli ministeriali: parole, aperture, accordi - firmati raramente e quasi mai rispettati - rinvii che portano a rinvii, tavoli che appaiono, scompaiono, chiacchierano, straparlano.
Ma noi abbiamo un piano. Razionale, realista, sociale, ecologico, avanzato. L’unico. Siamo come un paziente sul lettino operatorio con una emorragia in corso che mentre prova a fermarsela con le mani, spiega al dottore come si potrebbe operare e intanto pensa a cosa fare da grande.
Nell’immobilismo governativo, senza stipendi, preservando la fabbrica giorno dopo giorno, abbiamo elaborato un piano industriale: cargo bike per la mobilità sostenibile e rinnovabili (pannelli fotovoltaici ecc) realmente ecologicamente e socialmente avanzate.
Un giorno forse potremo raccontare di comunità energetiche nate da questo piano, vedremo strade attraversate da Cargo Bike fatte di pura dignità. Potremo raccontare di una fabbrica che “come cosa viva” si è lanciata contro l’ingiustizia. Che si è trasformata in uno schiaffo all’ipocrisia e all’ingiustizia, recuperandosi da sola con l’apporto solidale, mutualistico e cooperativistico del territorio.
E forse nemmeno loro possono permettersi questo nostro precedente. In un paese dove il lavoro va cercato sotto gli stivali di qualcuno. E come un tempo assediavano le tue mura, oggi assediano questa fabbrica che – per sopravvivenza, non per altro – è oggi uno spazio di iniziativa che scompagina un mondo diviso tra papato e impero.
Non c’è niente di più fiorentino di quello che stiamo facendo. Come con le Società di Mutuo Soccorso, la Flog nata dalle Officine Galileo, come le Fonderie delle Cure, requisite per pubblica utilità dal sindaco La Pira e consegnate alla cooperativa dei lavoratori. E al contempo niente di più internazionale, europeo, francesce, argentino ecc.
Il corteo partirà dall’ex Fiat di Novoli, da viale Guidoni. Perché quella è la nostra storia.
Noi non vi chiediamo di venire per i nostri problemi, ma con i vostri problemi. Non vi chiediamo di venire per una fabbrica, ma per tutte quelle che ancora non hanno chiuso. Non per i nostri stipendi, ma per quelli di tutte e tutti. Non per salvaguardare il nostro piccolo mondo, ma perché questo grande mondo non diventi ogni giorno peggiore.
Ci saranno tanti altri 25 marzo. 25 marzo 2023 è invece solo domani. Storia sarà, se storia vuoi fare.